salvini piantedosi

L’ITALIA E’ UNA SALVINICRAZIA - IL LEGHISTA OCCUPA I TELEGIORNALI DELLA RAI E AL TG1 HA IL DOPPIO DEL TEMPO CONCESSO A DI MAIO - MILENA GABANELLI, DATI ALLA MANO, LO UCCELLA: “È OVUNQUE TRANNE CHE AL VIMINALE. OCCUPARSI DEI PROBLEMI VUOL DIRE APPROFONDIRE, LEGGERE I DOSSIER, CHIEDERE INTEGRAZIONI. È DIFFICILE FARE RIUNIONI, COORDINARE SETTORI DELICATI SCHIZZANDO DAL PALIO DI SIENA ALLA FIERA EQUINA A VERONA…” - IL "VERO" MINISTRO DELL'INTERNO E' MATTEO PIANTEDOSI

matteo salvini come donald trump 1

1 - SALVINI OCCUPA I TELEGIORNALI RAI SUL TG1 IL DOPPIO DI DI MAIO

Michela Tamburrino per “la Stampa”

 

Il grido d' allarme arriva da dati in tabella dell' Agcom che rivelano una «Salvinicrazia», occupazione mediatico-televisiva del leader della Lega che sembra correre da un telegiornale all' altro, da una rete all' altra. In Rai e non solo. In esame, dal 1° al 31 gennaio, i venti soggetti che hanno fruito del maggior tempo di parola tra politici e istituzionali rilevati nei telegiornali e nei programmi.

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 14

 

A sottolineare il dato è il segretario della Commissione di Vigilanza, il deputato Pd Michele Anzaldi. È lui che per primo grida allo scandalo al cospetto del ranking di chi parla di più. Il ministro dell' Interno e vicepremier vince con distacco la gara: al Tg1 ha avuto il 15,55% degli spazi di parola. Un trionfo al Tg2 diretto dall' amico Sangiuliano che lo porta al record del 20,54%. Scende al 10,69 % al Tg3, recupera a Rainews con il 12,56%. Il leghista conquista anche il Tg5 con il 14,27%, tallonato da Silvio Berlusconi.

Sale al 15,50% nel Tg La7.

 

I vicini di governo ottengono la stessa attenzione? No. Il presidente del Consiglio Conte si ferma a un misero 8,55% e il collega vicepremier Di Maio scende al 6,67%, a cui va sommata quella raccolta come capo del Movimento, più 1,43%, uno scorporo tra governo e partito che Agcom non ha fatto per Salvini. Al Tg1, Conte si attesta al 12,12% ma per di Maio la situazione non cambia anche se risale all' 8,59% come vicepremier più l' 1,11 come capo del Movimento. Numeri a una cifra anche per il Tg3 con l' 8,41 da vicepremier e l'1,48 da politico.

venditti salvini

 

Se invece si passa ai programmi extra Tg di rete e di testata, ecco qualche novità.

Salvini con il suo 7,94% su Raiuno deve cedere il passo al pentastellato Di Battista che invece agguanta il 10,17%. Conte tallona con il suo 7,68% e Di Maio si ferma al 5,77%. Raidue segna la supremazia di Salvini grazie al suo 13,29% e finalmente ecco comparire il non ancora leader del Pd Nicola Zingaretti, medaglia d' argento con il 6,04%. Terzo posto per Gasparri, Conte e Di Maio non sono proprio in graduatoria. Su Canale 5 Salvini con 7,77% cede il passo a Sgarbi. Per riprendersi il primato su La7 a un passo dal collega Di Maio.

 

matteo salvini e il cocktail di compleanno alla festa degli amici della lirica 12

Parafrasando il Tancredi del Gattopardo, bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com' è. Andando indietro nel tempo si scopre che all' epoca del governo Renzi le cose non erano diverse e a puntare il dito erano quelli della Lega. Era il 2014 quando l' Autorità si trovò a richiamare Rai, La7 e Sky per il troppo tempo di parola dato al premier Matteo Renzi ordinando un riequilibrio. E si pronunciò proprio all' indomani degli esposti del Nuovo Centrodestra che lamentava la sua inadeguata presenza in video.

 

È del 2016 la scomunica ai troppi «Tg Renzi» tacciati di servilismo per il 24,4% del tempo di parola al leader del Pd e del 36% del «tempo di notizia»: in testa il Tg2 con il 26% di parola e il Tg1 con il 21,5%. Neppure Berlusconi aveva osato tanto sulle sue tv, si scrisse, perché tra il 2009 e il 2011 ottenne circa il 12% di spazio di parola. Monti durante il suo mandato non superò, ovunque, il 18% di media, Letta 15%. Renzi invece toccò vette inesplorate nel dicembre 2015 agguantando il 34%, primato rimasto imbattuto.

Anche i tg Mediaset gli tributarono tanta attenzione, mentre su Sky si concesse un tempo di notizia del 38%.

DANILO TONINELLI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

 

In quegli anni ci si giustificò col fatto che Renzi facesse audience, bucasse lo schermo e al mercato non si comanda. Ora i Gialloverdi rivendicano un cambio di passo. Ma scorrendo una vecchia ricerca dell' Osservatorio di Pavia si ricorda che i tg dell' Azienda pubblica hanno sempre detenuto il record europeo per tempo dedicato alla politica, più del doppio rispetto a inglesi, francesi, tedeschi e spagnoli. E con tutto questo tempo a disposizione è impossibile tacitare chi comanda.

 

2 - SALVINI È OVUNQUE (POCO AL VIMINALE)

Milena Gabanelli e Gian Antonio Stella per “il Corriere della Sera”

 

matteo salvini

«Star seduti il meno possibile» e «non fidarsi dei pensieri che non sono nati all' aria aperta». Fedele ai moniti in Ecce homo di Friedrich Nietzsche, che di superuomini aveva scritto molto, Matteo Salvini va a sedersi nel suo ufficio di ministro dell' Interno meno che può. Emerge studiando a tappeto le agenzie Ansa , i comunicati stampa, la cronaca pubblicata dai giornali locali, le apparizioni tv e gli interventi radio, il sito Salvini premier , la sua pagina Facebook e i resoconti dei consigli dei ministri.

SALVINI FAZIO

 

Analizzando date e luoghi: sembra proprio che dal giorno del suo insediamento fino a fine febbraio 2019, sia stato presente al Viminale sì e no una decina di giorni al mese (a luglio e ottobre), calando fino a cinque in dicembre. Persino ad agosto, storicamente presidiato dal ministro dell' Interno non per una antica tradizione rituale tipo la cerimonia della consegna del Ventaglio a Montecitorio, ma perché lo Stato vuole affermare la sua presenza sul territorio anche quando gli italiani sono in ferie, l' instancabile Matteo risulta essere stato sul ponte di comando non più di cinque giorni.

matteo salvini conferenza stampa dopo la vittoria del centrodestra in sardegna

 

Quanto al Parlamento, il sito Openpolis.it, che compie un meritorio monitoraggio quotidiano sull'attività di deputati e senatori, dice che ci va ancor meno. Alla voce Salvini Matteo, le presenze alle votazioni in Aula (57 su 3286) sono ridotte all'1,73%. Produttività? In 9 mesi di governo ha promosso come primo firmatario 2 leggi (il decreto Sicurezza e la cessione unità navali alla Libia), ha risposto a 4 question time, fatto una comunicazione al Parlamento ed è intervenuto in tre commissioni. E il resto? Uno sproposito di missioni: 97,75%.

 

matteo salvini foto mezzelani gmt38

In missione per conto dello Stato, come nel caso della sua corsa a Genova dopo il crollo del ponte Morandi o a Foggia per la morte di 16 braccianti agricoli stranieri in due incidenti stradali nel giro di due giorni. In missione per conto sia dello Stato sia del personale diletto, come al Festival del cinema di Venezia con l' allora First Sciura Elisa Isoardi o in occasione del viaggio del 16 luglio a Mosca dove, già che era lì per colloqui con il ministro degli Interni russo Vladimir Kolokoltsev, ne approfittò per vedersi la finale della Coppa del mondo in programma (coincidenza!) la sera prima.

 

Il tutto senza l' invito Fifa. In missione per conto sia dello Stato sia delle battaglie di partito alla fiera internazionale delle armi in Qatar, dove postò orgoglioso una foto mentre imbraccia una mitraglietta. Proprio la scelta di apparire dappertutto, tuttavia, fa notare di più alcune assenze «di competenza», diciamo così, del ministro dell' Interno. Come a Casteldaccia quando un' intera famiglia di nove persone fu spazzata via dall' esondazione del Milicia. O nel Pollino dopo la strage di dieci escursionisti travolti da una piena.

MATTEO SALVINI CON LA FELPA DELLA SARDEGNA

 

O a Novate Milanese e Quarto Oggiaro dopo gli ennesimi roghi di «capannoni tossici» in Lombardia. O ancora a Catania nei giorni roventi della nave Diciotti. Per non dire della scelta di disertare vari incontri dei ministri dell' Interno europei sui temi dell' immigrazione che gli stanno più a cuore. Tornando al carosello di viaggi, sia chiaro: quella di mischiare un impegno pubblico e uno di partito o privato è un' abitudine antica.

 

Si pensi a Bettino Craxi che anni fa, tornando da Pechino con una foltissima delegazione fece fermare l'aereo in India per visitare il fratello ospite del santone Sai Baba. O ai voliblu che negli anni d'oro arrivarono a volare per 37 ore al giorno. Ed è un andazzo non solo nostrano.

salvini tav

 

Lo ricordano dodici anni fa le polemiche in Turchia su Recep Tayyip Erdogan reo di usare la Mercedes blu di Stato per far campagna elettorale in Anatolia. Il punto è che da una parte c'è il diritto del ministro dell' Interno (più esposto ai rischi) a godere di scorta, voliblu e autoblu per viaggiare in sicurezza, dovesse pure andare a sciare, ma dall' altra c' è l' opportunità.

 

Per questo il leader leghista dovrebbe muoversi il più sobriamente possibile.

Come disse Giampaolo Pansa all' allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto: «Sei costretto a portarti la scorta anche alle Seychelles? Vai al mare a Sabaudia». Vale per le vacanze, vale per le campagne elettorali. E Salvini da giugno 2018 è in costante campagna elettorale, come scrive lui stesso sul sito Salvinipremier.it .

salvini padania

 

È bene ricordare che al ministro dell'Interno la legge affida compiti delicatissimi. Da lui dipendono polizia, vigili del fuoco e prefetti, la tutela dell' ordine pubblico, la sicurezza del Paese e il coordinamento delle forze di polizia. Ha poteri di ordinanza in materia di protezione civile, tutela dei diritti civili, cittadinanza, immigrazione, asilo, soccorso pubblico, prevenzione incendi.

 

È l'unica autorità politica che può ordinare intercettazioni preventive, prima ancora di avere l'ok del magistrato, su questioni di terrorismo o mafia. Questo comporta assoluta tempestività nella firma delle autorizzazioni. Se il ministro non c' è è un problema. E ogni dipartimento rischia di essere una repubblica autonoma. Roberto Maroni, che fu sia ministro dell'Interno (in due legislature) sia segretario leghista, lo spiegò due giorni dopo l'ascesa dell'«amico» Matteo al Viminale: «Fare il ministro dell' Interno nel modo giusto vuol dire stare in ufficio dalle 9 del mattino alle 21 di sera».

 

SALVINI IN SARDEGNA

Lo ha ripetuto al Corriere martedì scorso: «Per tutte le ragioni dette io stavo fisicamente al Viminale». Lo stesso ricordano Enzo Bianco («stavo il più possibile inchiodato lì») e l'ultimo ministro Marco Minniti che, quando non era a trattare con le tribù libiche gli accordi che ridussero i flussi migratori dalla Libia, era sempre in ufficio.

 

C'è da aggiungere che Salvini è anche vicepremier, e lo rivendica tutti i giorni. Occupandosi di tutto o quasi, dagli esteri al welfare, dal turismo al pecorino sardo, fino a sollevare la stizza di qualche collega, come Giulia Grillo sui vaccini. Occuparsi dei problemi vuol dire però approfondire, leggere i dossier, chiedere integrazioni, impadronirsi dei diversi temi.

 

 

gabrielli salvini piantedosi

Studiare, studiare, studiare. Con tutto il rispetto, è difficile leggere atti, fare riunioni, coordinare settori delicati schizzando dal Palio di Siena alla Fiera equina a Verona, dall' Autoworld al bagno nella piscina dell' azienda agricola confiscata alla mafia, dalla donazione del sangue a Milano alla processione di Santa Rosa a Viterbo, ai tour elettorali infestati di appuntamenti.

 

C'è poi da stupirsi se, travolto da mille impegni, il ministro dell' Interno non è mai riuscito ad andare in luoghi simbolo del degrado, dello spaccio e del dolore come il bosco di Rogoredo a Milano? Va da sé che il vero ministro dell' Interno si chiama sì Matteo, ma di cognome fa Piantedosi. Il capogabinetto che gli stessi oppositori definiscono un fuoriclasse. Un «culo di pietra» nel senso più pieno del termine. «L' ho scelto io!», rivendica Salvini.

MATTEO PIANTEDOSI

salvinisalvini porromatteo salvini foto mezzelani gmt 112MATTEO SALVINI E IL LEGO CON LA RUSPAsalvini a porta a porta 2salvini visita il cantiere tav di chiomonte 7salvini visita il cantiere tav di chiomonte 36SALVINI IN ABRUZZO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....