
LA MISSIONE DI ZELENSKY NON È PIÙ (SOLO) VINCERE LA GUERRA, MA FAR CONTENTO TRUMP – IL PRESIDENTE UCRAINO CERCA DISPERATAMENTE DI INGRAZIARSI IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO. ORA PENSA A UN NUOVO RIMPASTO, CON L’ATTUALE PREMIER, DENYS SHMYHAL, CHE DOVREBBE DIVENTARE AMBASCIATORE A WASHINGTON, AL POSTO DELL’ODIATA (DAI REPUBBLICANI) OKSANA MARKAROVA. AL POSTO DI SHMYHAL ARRIVEREBBE LA VICE, YULIA SVYRYDENKO, LA DONNA CHE HA FIRMATO L’ACCORDO SUI MINERALI A WASHINGTON – SI RESTRINGE ANCORA IL POTERE NELLE MANI DI ANDRY YERMAK, BRACCIO DESTRO DEL PRESIDENTE..
volodymyr zelensky donald trump
Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il "Corriere della Sera"
La macchina di propaganda russa in Europa — dai bot in rete in avanti — punta da anni a far apparire l’Ucraina come un caso irrecuperabile. A Mosca si spera questa impressione convinca l’opinione pubblica occidentale che gli aiuti a Kiev sono denaro buttato; e che i governi europei riducano dunque il sostegno, perché temono l’impopolarità.
La Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina da domani a Roma mira a spezzare questa spirale. L’evento è alla quarta edizione, dopo Lugano (2022), Londra (2023) e Berlino (2024). Ma forse mai prima l’obiettivo degli incontri è apparso tanto difficile.
[…] Dopo questi anni durissimi, il governo ucraino mostra i segni del logoramento. Diventano più frequenti le voci di un cambio della guardia, con l’attuale premier Denys Shmyhal — un tecnocrate— inviato probabilmente come ambasciatore a Washington.
VOLODYMYR ZELENSKY CON VALERY ZALUZHNY
Sarebbe la seconda volta che Volodymyr Zelensky allontana una figura di primo piano, dopo aver nominato ambasciatore a Londra il capo dell’esercito Valery Zaluzhny l’anno scorso.
Al posto di Shmyhal arriverebbe la sua attuale vice Yulia Svyrydenko, la donna che ha firmato l’accordo sui minerali a Washington e rappresenterà il suo governo a Roma. In molti vedono in questa svolta un rafforzarsi ulteriore di Andry Yermak — braccio destro di Zelensky — ma anche un restringersi della cerchia del potere nelle mani di Yermak stesso e pochi altri. E non a tutti piace, anche a Kiev.
Probabilmente era inevitabile dopo anni di guerra, con l’impossibilità di votare dato il rischio delle bombe e un milione di uomini mobilitati. Ma i giorni di Roma devono dimostrare almeno che l’Ucraina tiene la sua rotta verso l’Europa. E sarà messa in grado, dall’Europa stessa, di continuare a farlo.
andriy yermak volodymyr zelensky
Oksana Markarova