MONARCHIA MATATA - CHIESTO IL PROCESSO PER L'INFANTA DI SPAGNA CRISTINA E SUO MARITO, ACCUSATI DI FRODE FISCALE E RICICLAGGIO - JUAN CARLOS PRIMA SI DIMETTE MEGLIO E’

Andrea Nicastro per il "Corriere della Sera"

E tre. Una parte della giustizia spagnola prova un'altra volta a processare come una cittadina qualsiasi Cristina di Borbone, Infanta di Spagna e duchessa di Palma. Questa volta l'accusa è riciclaggio di capitali e frode fiscale. Stando agli atti depositati ieri mattina, la secondogenita di re Juan Carlos dovrebbe comparire sui banchi del tribunale di Palma di Maiorca l'8 marzo, ma né la data né il fatto in sé sono certi.

Come in altri due casi, l'accusa potrebbe essere bloccata prima dell'incriminazione formale. Gli avvocati difensori, ovviamente tra i migliori di Spagna, hanno già presentato appello. Nei prossimi mesi l'avviso di comparizione dovrà passare l'esame di altri magistrati e doña Cristina non essere costretta a lasciare la sua nuova casa di Ginevra per tornare in Spagna a difendersi.

E' sempre lo stesso giudice che indaga dalle isole Baleari a provarci: José Castro da quasi tre anni raccoglie testimonianze, mail, bilanci, conti correnti, dichiarazioni dei redditi per provare la condotta illegale di Cristina e del marito Iñaki Urdangarin. Lui è sospettato di aver ottenuto 6 milioni (euro più euro meno) da amministrazioni pubbliche compiacenti per finte consulenze e lavori inventati. Lei di aver aiutato il consorte a nascondere al fisco i soldi così guadagnati e, soprattutto, ad averlo aiutato a spenderli con viaggi, feste, fiori e una ristrutturazione da 3 milioni del loro palazzetto di Barcellona.

Le 227 pagine con le quali il giudice istruttore ha motivato la richiesta di imputazione dell'Infanta sono un inno alla Giustizia «uguale per tutti». Con i suoi documenti, con le sue accuse sempre più circostanziate, il magistrato sfida la fedeltà alla monarchia di una parte dei suoi colleghi togati e mette alla prova la gratitudine delle istituzioni spagnole nei confronti del re per il suo ruolo nella Transizione verso la democrazia. Castro contesta apertamente il collega a capo della Procura che ha negato la validità della sua prima imputazione alla figlia del re: «Si stanno perdendo anche le forme e questo non è bene».

Non è soltanto la battaglia di un magistrato borghese contro l'aura di privilegi e intoccabilità che ancora, nonostante gli scandali, circonda la monarchia spagnola, ma anche lo schiaffo di un piccolo solitario giudice contro la storia.
In aprile, il giudice Castro, 67 anni, aveva messo sotto accusa l'Infanta Cristina per aver permesso al marito di aver sfruttato il suo nome e la sua posizione per ottenere appalti pubblici, ma la Procura anticorruzione aveva bloccato la comparsa in aula della duchessa di Palma considerando insufficienti le prove a suo carico.

«Non si può accusare qualcuno per chi è - aveva bacchettato il procuratore Horrach -, ma solo in base alle sue azioni e alle prove». Poi era toccato ai segugi del Fisco (ufficio Servicios Juridicos) mettere la secondogenita di re Juan Carlos nel mirino, ma da altri uffici della stessa Agenzie delle Entrate era scattata un'efficacissima difesa. Tre fatture che fino a quel momento erano state considerate false, sono state improvvisamente ricatalogate come vere e così l'intero impianto accusativo ha perso d'importanza.

In Spagna un'evasione fiscale superiore ai 120 mila euro diventa reato penale. Invece, grazie a quelle tre provvidenziali fatture, l'ipotesi penale è sfumata perché la somma nascosta al Fisco restava al di sotto dei 120mila euro. La duchessa si è salvata per appena 700 euro.

Ora il giudice Castro torna alla carica. Doña Cristina di Borbone e Grecia - sostiene il giudice istruttore - sapeva benissimo di infrangere la legge quando pagava in nero le sue cameriere nel periodo di prova per poi assumerle in regola non come colf, ma come impiegate al servizio della Aizoon, un'azienda costituita solo per fornire fatture fittizie e abbassare l'imponibile della Noos, la società capofila della trama dei Duchi di Palma.

Segretarie che invece di rispondere al telefono di una società di consulenze che non consigliava nessuno servivano il tè e rifacevano i letti a casa della nobildonna. Doña Cristina, insiste Castro, non poteva essere estranea all'acquisto da parte della stessa Aizoon di un servizio di piatti da 1.700 euro. Piatti della «Noble y Artística Cerámica de Alcora». Oppure al pagamento dei palloncini e dell'animatore di una festa per bambini avvenuta proprio nella casa dei duchi di Palma. O ancora a un corso di merengue o all'installazione di gazebo in giardino con tanto di caloriferi a fungo per la festa dei 40 anni del marito.

Tutte spese evidentemente personali, contrassegnati da una partecipazione attiva dell'Infanta, ma del tutto ingiustificati da parte di una società il cui scopo era fornire servizi alla Noos che a sua volta fingeva di lavorare per province e comuni. La Casa Reale ha reagito in questa terza occasione in modo molto più rispettoso che in passato. Quel che sorprende è la sfacciataggine della truffa. La coppia agiva serenamente anche dopo l'avvio delle prime indagini. Contavano su quello che Castro chiama lo «scudo dell'Infanta Cristina». Si sentivano intoccabili e fino ad oggi, in fondo, hanno avuto ragione.

 

 

INFANTA CRISTINA DI SPAGNA infanta cristina di spagna cristina infanta di spagna cristina infanta di spagna con il marito uri cristina di spagna e inaki urdangarin cristina di spagna con il re juan carlos e inaki urdangarin

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - COME DESTABILIZZARE IL NEMICO PIÙ INTIMO? SEGUITE IL METODO MELONI: AD OGNI INTRALCIO CHE SI INVENTA QUEL GUASTAFESTE DI SALVINI, LA MINACCIA DELLA DUCETTA È SEMPRE LA STESSA: ANDIAMO AL VOTO ANTICIPATO E VEDIAMO QUANTO VALE NELLE URNE ‘STO CARROCCIO - QUESTO RITORNELLO MELONIANO DI ANTICIPARE DI UN ANNO LE POLITICHE 2027, PERCHÉ NON LO FA SUO ANCHE ELLY SCHLEIN? ANZICHÉ STAR LÌ A PIAGNUCOLARE DI “SALARIO MINIMO”, DI “POLITICA INDUSTRIALE CHE NON C’È” E DI “CETO MEDIO IMPOVERITO”, SE L’ITALIA VA A PUTTANE, METTA L'ARMATA BRANCA-MELONI IN DIFFICOLTÀ: SI TOLGA L’ESKIMO DA GRUPPETTARA E LANCI LEI A GRAN VOCE UNA BELLA CAMPAGNA FATTA DI SLOGAN E FRASI AD EFFETTO PER CHIEDERE LO SFRATTO DEL GOVERNO, LANCEREBBE COSI' UN GUANTO DI SFIDA ALL’ARROGANZA DELLA DUCETTA, METTENDOLA IN DIFFICOLTÀ E NELLO STESSO TEMPO RIUSCIREBBE A TRASMETTERE AL POPOLO DISUNITO DELL’OPPOSIZIONE UN SENTIMENTO FORTE, AFFINCHE' IL SOGNO DI MANDARE A CASA GIORGIA MELONI POSSA DIVENTARE REALTÀ - SE OGGI, LA STORIA DEI NUOVI MOSTRI POLITICI SI FONDA SULL’IMMAGINARIO, COSA ASPETTA ELLY SCHLEIN A CAMBIARE MUSICA?

orazio schillaci marcello gemmato paolo bellavite ed eugenio serravalle

DAGOREPORT – I DUE NO-VAX NOMINATI NEL COMITATO TECNICO SUI VACCINI SPACCANO FRATELLI D'ITALIA: MONTA IL PRESSING PER FAR DIMETTERE EUGENIO SERRAVALLE E PAOLO BELLAVITE DALL’ORGANISMO – IN MOLTI RITENGONO CHE IL RESPONSABILE POLITICO DELL’IMPROVVIDA DECISIONE SIA MARCELLO GEMMATO, FARMACISTA E POTENTE SOTTOSEGRETARIO ALLA SALUTE MELONIANO – IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI È FRUSTRATO DAI CONTINUI BLITZ POLITICI CHE LO PONGONO DI FRONTE A DECISIONI GIÀ PRESE: NON CONTA NULLA E TUTTI PRENDONO DECISIONI SULLA SUA TESTA. ORA SAREBBE INTENZIONATO A REVOCARE L’INTERO GRUPPO DI LAVORO SE I NO-VAX NON SLOGGIANO. ENTRO 48 ORE…

trump zelensky putin donald volodymyr vladimir

DAGOREPORT – ARMATI DI RIGHELLO, GLI SHERPA DI PUTIN E TRUMP SONO AL LAVORO PER TROVARE L’ACCORDO SULLA SPARTIZIONE DELL’UCRAINA: IL 15 AGOSTO IN ALASKA L’OBIETTIVO DEL TEPPISTA DELLA CASA BIANCA È CONVINCERE PUTIN AD “ACCONTENTARSI”, OLTRE DELLA CRIMEA, DEL DONBASS, RITIRANDOSI PERO' DALLE REGIONI UCRAINE OCCUPATE DALL'ESERCITO RUSSO: KHERSON E ZAPORIZHZHIA (CON LA SUA CENTRALE NUCLEARE) - TRUMP POTREBBE AGGIUNGERE LO STOP ALLE SANZIONI E CHISSÀ CHE ALTRO – PRIMA DI UN INCONTRO PUTIN- ZELENSKY, TRUMP PORTERA' I TERMINI DELLA PACE ALL'ATTENZIONE DEGLI ALLEATI EUROPEI DI KIEV - PER GARANTIRE L'EX COMICO CHE MOSCA NON SGARRERA', MACRON, MERZ E COMPAGNI PROPORRANNO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UNIONE EUROPEA (CHE FA SEMPRE PARTE DELLA NATO) - PER L’ADESIONE UE SERVE L’OK DEI FILO-PUTINIANI ORBAN E FICO (CI PENSERÀ LO ZAR A CONVINCERLI) - UNA VOLTA FIRMATA, DOPO 6 MESI DEVONO ESSERE APERTE LE URNE IN UCRAINA - LA GAFFE: "VENERDI' VEDRO' PUTIN IN RUSSIA...": TRUMP SULLA VIA SENILE DI BIDEN? OPPURE....

antonio decaro michele emiliano roberto fico giuseppe conte elly schlein vincenzo de luca

DAGOREPORT - SCHLEIN E CONTE FANNO CAMPOLARGO (MA SOLO PER LE REGIONALI, PER ORA): DOPO GIANI IN TOSCANA E RICCI NELLE MARCHE, E' FATTA ANCHE PER I 5STELLE ROBERTO FICO IN CAMPANIA E PASQUALE TRIDICO IN CALABRIA (DOVE NON CI SONO CHANCE DI VITTORIA) - L'ULTIMO OSTACOLO RESTA VINCENZO DE LUCA, CHE CHIEDE DI NOMINARE IL FIGLIO, PIERO, SEGRETARIO DEL PD REGIONALE. MA ELLY NON VUOLE FARE LA FIGURA DA PERACOTTARA: FU LEI A COMMISSARIARE IL PARTITO, COME ATTO OSTILE NEI CONFRONTI DEL "CACICCO" DE LUCA, E A FAR FUORI SUO FIGLIO DA VICECAPOGRUPPO ALLA CAMERA - IN PUGLIA, QUEL CROSTONE DI EMILIANO È INDIGESTO A ANTONIO DECARO PER LA VECCHIA STORIELLA DELL'INCONTRO CON LA SORELLA DEL BOSS CAPRIATI, "PADRINO" DI BARI VECCHIA, RACCONTATA DAL GOVERNATORE URBI ET ORBI - VIDEO!

matteo salvini luca zaia alberto stefani luca de carlo

DAGOREPORT - VIA COL VENETO: LISTA ZAIA? E GIORGIA MELONI S'INCAZZA! - SE IMPORRA' IL SUO CANDIDATO, IL FRATELLONE D'ITALIA LUCA DE CARLO, SI RITROVERÀ UN LISTONE "DOGE" CHE PORTEREBBE VIA UN FIUME DI VOTI (E AVREBBE LA MAGGIORANZA DEI SEGGI, COMMISSARIANDO DI FATTO IL GOVERNATORE MELONIANO) - MATTEO SALVINI SPINGE FORTE SUL GIOVANE ALBERTO STEFANI, MA LA DUCETTA NON MOLLA L'OSSO DI CONQUISTARE LA RICCA REGIONE VENETA - IN BARBA AL SUO GROSSO BOTTINO DI CONSENSI, LA FIAMMA NON HA IN TASCA ALCUNA REGIONE DEL NORD (IN LOMBARDIA NON TOCCA PALLA: E' ROBA DI LA RUSSA...)