LODEN FUNEBRE PER “SCIOLTA CIVICA” - MONTI AIZZA I SUOI CONTRO CASINI E MAURO MA ORMAI IL SUO PARTITO È UN TITANIC - I CATTO-PIERFURBINI PRONTI A GRUPPI AUTONOMI - ATTENZIONE: LO SMONTEZEMOLATO NESI VA CON RENZI

1 - SCELTA CIVICA ESPLODE, ECCO I GRUPPI AUTONOMI
Alberto D'Argenio per "la Repubblica"

Scelta Civica atto ultimo. In Via Poli - sede che i montiani hanno ereditato da Fli, partito nato e scomparso in pochi mesi - va in scena lo showdown tra le mille galassie che hanno mandato in frantumi il movimento fondato a gennaio dall'ex premier. Rancori e promesse di divorzio che da tempo tormentano Sc sono arrivati al punto di non sopportazione dopo le dimissioni di Monti dalla guida del partito e dal gruppo al Senato, con successivi strascichi al vetriolo tra il presidente della Bocconi e i cattolici Casini e Mario Mauro.

Monti ieri non ha fatto nulla per calmare le acque, anzi, a poche ore dal direttivo cruciale per le sorti dei civici ha diffuso una lettera incendiaria contro gli ex compagni di viaggio che ora sognano la nascita di un partito popolare italiano saldandosi agli "innovatori" del Pdl guidati da Angelino Alfano.

L'ex premier scrive al reggente Alberto Bombassei e lascia che la lettera venga diffusa pubblicamente per suonare la carica ai suoi. «Evolvete, rafforzatevi, unitevi. Ma non lasciatevi "superare". Chi vuole "superare" Scelta Civica, svendendola dopo essersene servito, merita una vostra reazione». Il riferimento è a Casini e Mauro che accusa di avere «ottenuto il posto in Parlamento o al governo con il nostro simbolo e ora coltivano progetti non coerenti con i nostri valori costitutivi ».

Il probabile divorzio si consumerà in due diverse "udienze". Ieri sera il direttivo, organo imposto a luglio da Monti quando già soffiavano i venti di scissione e che è in mano ai suoi fedelissimi. La riunione si è protratta nella notte, ma i segnali che arrivavano dall'interno erano negativi, verso la rottura.

Così anche oggi sarà battaglia, con la riunione dei gruppi parlamentari. E i senatori civici che guardano al Ppe italiano di Casini e Mauro possono fare la differenza. Sono 11 su 19, in grado di fare un proprio gruppo e relegare i montiani al Misto. Alla Camera la maggioranza è invece fedele all'ex premier, ma sommando gli Udc di Casini, i cattolici e qualche acquisto esterno i popolari contano di poter metter su una propria formazione.

All'incandescente direttivo di ieri non c'erano Monti, la vicepresidente Maria Paola Merloni
che ha dato a sua volta le dimissioni in polemica con i fedelissimi dell'ex premier con il sostegno di otto senatori. Non c'erano nemmeno Luigi Marino, sempre per contrasti con Monti, e Mario Mauro, impegnato a Bruxelles in un vertice Nato.

Per questo il ministro della Difesa, sul banco degli imputati, ha chiesto senza successo di rinviare il direttivo. Ma anche a distanza non si è tirato indietro: «Non umilierò l'Italia con polemiche di basso profilo». Inizialmente i montiani chiedevano la cacciata di Casini dai gruppi parlamentari comuni e la testa di Mauro.

Quindi hanno abbassato il tiro, concentrandoci sulla cacciata dell'Udc: «È arrivato il momento della separazione», spiegava ieri Della Vedova. Ma Mauro chiede che i parlamentari dell'Udc non vengano cacciati: «Ho sempre insistito per una collocazione nella famiglia popolare europea, non mi sembra opportuno che si vada in quella direzione cacciando un partito che ne fa parte». Tra l'altro lo stesso Monti è orientato verso il Ppe.

Da una parte dunque i fedelissimi di Monti come Della Vedova, Ichino, Lanzillotta e Susta saldati agli ex Italia Futura di Montezemolo, che guardano a Renzi. Dall'altra
i cattolici guidati da Mauro e Olivero con la sponda di Casini. In mezzo una serie di mediatori come Bombassei, Gitti e Causin.

Tra i due contendenti nessuno vuole dare l'impressione di spaccare. I montiani vogliono zittire i cattolici e sperano in un rientro dell'ex premier nel partito. I cattolici sono pronti a fare gruppi insieme all'Udc, ma tatticamente aspettano che Alfano rompa con i falchi Pdl per poi associarsi. Per questo cercano di frenare il big bang e provano a impossessarsi di Sc per farsi trovare pronti all'appuntamento con Alfano con un partito alle spalle. Ma in caso di rottura sono pronti a fare i gruppi.

2 - LO SCRITTORE EDOARDO NESI ELETTO ALLA CAMERA CON SCELTA CIVICA HA DECISO DI LASCIARE IL PARTITO E IL GRUPPO: FACCIO COME IL PROFESSORE
Da "la Repubblica"


Lo scrittore toscano Edoardo Nesi è pronto a lasciare Scelta Civica. Dopo l'addio di Monti il vincitore del Premio Strega 2011 non vede più ragioni per rimanere in un partito che ha perso identità e slancio riformatore.

Guarda a Renzi, del quale è amico e con il quale condivide la voglia di rifare il Paese. Concetti che Nesi esprime con difficoltà, concentrato, cercando di non dare l'idea di quello che molla la barca che affonda per andare sul carro del (probabile futuro) vincitore. D'altra parte, spiega, «sarebbe comico e poco rispettoso rimanere dentro Scelta Civica dopo che lo stesso Monti ne è uscito».

Come vive le dimissioni dell'ex premier?
«Con il suo addio l'esperienza di Scelta Civica come la conosciamo è finita. Lui era il garante del partito e dava un senso a questa unione dell'acqua con l'olio. Monti - che continuo ad ammirare profondamente - non ha lasciato solo la presidenza, ma anche il gruppo al Senato e quindi è del tutto fuori dal partito».

Dunque?
«Per timidezza e per ambientarmi sono stato troppo in silenzio, ora invece mi sento libero di fare politica e decidere se stare o no in Scelta Civica. Mi sono candidato con l'idea ingenua ma sincera di dare un contributo a riformare l'Italia e voglio riprendere questa mia vocazione, anche dando un sostegno concettuale al Made in Italy».

Lascia il partito?
«Dopo le dimissioni ho chiamato Monti per abbracciarlo, poi ho pensato che i problemi del Paese vanno affrontati con un riformismo totale. Io il governo l'ho votato, apprezzo Letta, ma non bisogna essere meno timidi sulla strada del riformismo. O si fa qualcosa di totalmente nuovo o non cambierà niente. Finita l'esperienza di Monti, dentro e fuori al Parlamento le persone con le quali mi trovo meglio sono i renziani».

Immagina un'alleanza tra Sc e il futuro Pd renziano o è pronto ad incamminarsi da solo?
«Sono anche disposto a fare una battaglia da solo, politicamente non ha senso ma lo faccio per stare in pace con me stesso. Se Scelta Civica finisce qui, l'unica possibilità di riformare l'Italia è Renzi».

Lascerà subito il gruppo di Sc?
«Sto meditando di uscire dal gruppo e di seguire la mia testa, nei prossimi giorni vedrò cosa succede dentro il partito ma è arrivato il momento di dare retta a me stesso».

Crede di essere il solo a guardare verso Renzi?
«Magari sarò il primo a dire queste cose e a uscire, ma siamo in molti a pensarla in maniera simile ».

 

monti casini CASINI BERLUSCONI MONTI Mario Mauro angelino alfano ANGELINO ALFANO Alberto Bombassei EDOARDO NESI Benedetto Della Vedova ICHINOGerardo Sacco Paul Bremer Linda Lanzillotta MARIO MONTI E LUCA DI MONTEZEMOLO jpeg

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…