MONTIANI CHE NON SMONTANO: LA MERLONI E ICHINO NON SI SONO MAI DIMESSI DAL PD - IL BANANA SCOMMETTE LA SUA VITTORIA SULLA TRECCIA DI UN GIORNALISTA - LE MANI DI CESA SULLA SANITÀ LAZIALE METTONO NEI GUAI LA BONGIORNO - BIRRE ELETTORALI - GUERRA AI PICCIONI CHE CAGANO SUI DEPUTATI - A UN PASSO DAL VITALIZIO - LA LOBBY PER FRANCESCHINI PRESIDENTE DELLA CAMERA - JANNUZZI VS IL POOL DI PALERMO…

A cura di Gianluca Di Feo e Primo Di Nicola per "l'Espresso"

1 - BERLUSCONI - APPESI A UNA TRECCIA
Anche la scaramanzia ha il suo peso nella campagna elettorale. Silvio Berlusconi, incontrando il direttore dell'agenzia televisiva parlamentare "Vista", Alexander Jakhnagiev, ha notato il suo eccentrico codino e gli ha chiesto quando lo avrebbe tagliato. «Vediamo come vanno le elezioni», è stata la risposta. Il Cavaliere ha allora proposto il "patto della treccia": «Se vinciamo se lo taglia». Ma poi è tornato indietro e, come capita spesso, ha ribaltato l'accordo: «Anzi no, lo taglia se perdiamo, altrimenti ci rema contro». Il futuro del Paese appeso ad una treccia. L.I.

2 - DOPPIE ISCRIZIONI - DEMOCRATICI PER MONTI
Si può stare in un partito o in un gruppo parlamentare e candidarsi con un altro partito o movimento, magari di altro e avverso schieramento? Sì, si può ora che siamo entrati nel tempo del partito liquido che diventa gassoso. Si può, come dimostra il Pd. Una deputata e un senatore sono infatti rimasti iscritti nei gruppi democratici senza essere messi alla porta dal Pd. Né è stato loro chiesto di fare il bel gesto né i due hanno pensato di farlo, quel gesto di dimettersi.

E così da deputata del Pd, Maria Paola Merloni è capolista della lista Monti nelle Marche-Camera e il senatore Pietro Ichino è candidato per Palazzo Madama in due Regioni sempre per la lista Monti, dopo essere stato perfino deputato del Pci nel 1979, a trent'anni. Per il professore giuslavorista si tratterà della seconda legislatura da senatore, mentre per la rampolla della dinastia Merloni della terza da inquilina di Montecitorio. C'è poi un terzo migrante dal Pd verso il premier Monti: è Alessandro Maran, vicepresidente del gruppo democratico alla Camera, dal quale si è dimesso l'11 gennaio di quest'anno. Giusto per candidarsi con Monti in Friuli: se venisse eletto sarebbe alla quarta legislatura. E.M.

3 - POLICLINICO - BONGIORNO, SI CAMBIA
La lista Monti nel Lazio ha problemi di salute. Anzi di sanità. Già. Il polo guidato dall'avvocato Giulia Bongiorno è ai ferri corti con l'Udc di Pier Ferdinando Casini e, soprattutto, di Lorenzo Cesa. Al centro della bagarre c'è la gestione del Policlinico Umberto I di Roma, il più grande ospedale italiano. Nell'occhio del ciclone (compresa una denuncia alla Corte dei conti dei sindacati della Cisal Università) è il commissario Domenico Alessio sponsorizzato da Cesa: non solo per l'incarico ricevuto ben oltre il limite di 70 anni previsto dalle norme, ma per una serie di gare facili.

Prima i tunnel restaurati e già di nuovo in rovina, con infiltrazioni e danneggiamenti a soli dieci giorni dall'inaugurazione. Poi i lavori affidati con procedura d'urgenza e realizzati anche due volte, per un esborso di 4,5 milioni, che secondo i sindacati sarebbero, invece, interventi di ordinaria manutenzione da sottoporre a bando: si va dai citofoni, alla tinteggiatura, secondo un dossier di oltre 150 pagine trasmesso alla Corte dei conti.

E ancora il rinnovo dell'appalto per oltre 20 milioni a una cooperativa che fornisce gli infermieri, anche qui senza bando di gara, e l'assegnazione dei servizi energetici alla Cofely che, secondo i sindacati, costa più del precedente operatore. In più, anche gli acquisti di prodotti ospedalieri scelti senza passare per direzioni e primariati. E così, bombardati di interrogazioni, Mario Monti e Giulia Bongiorno pretenderebbero, dunque, da Cesa un cambio di rotta. E di poltrona. Ma, nemmeno dirlo, trovano freddo il centrista. C. T.

4 - PUBBLICITÀ - ALLE ELEZIONI VUOTA BAVARIA

La raffica di arresti tra politica e finanza incattivisce la campagna elettorale.
E i creativi milanesi di Young&Rubicam scelgono il sarcasmo. Per lanciare la birra olandese Bavaria, grandi affissioni battutiste nei corridoi della metro: "Finire al fresco non è uno scandalo", "Dal magna magna al bevi bevi", "Più che alla Camera puntiamo al divano", "Siamo per il Porcellum arrosto". In basso, la croce su un finto simbolo di partito della bottiglia e l'invito: "Vuota Bavaria". Formigoni beve champagne, ma il clima ormai è da farsa. E. A.

5 - MONTECITORIO - GUERRA AI PICCIONI
Contro i piccioni a Montecitorio arrivano gli uomini ragno. A Camera chiusa, alcuni scalatori professionisti stanno installando sugli altissimi finestroni che si affacciano sul cortile d'onore del Palazzo degli aculei che dovranno scoraggiare i piccioni dal poggiarsi sui davanzali, da dove regolarmente insozzano purtroppo le "onorevoli" giacche colpendo con le loro feci deputati e funzionari che nei paraggi si rifugiano per fumare una sigaretta. Intervento lodevole, anche se non si sa se sia così tanto indispensabile. «Quanto costa?», si domandano infatti i deputati che continuano a frequentare il Palazzo e vedono
gli operai penzolare dall'alto. B.C.

6 - PARLAMENTO IN CIFRE - A UN PASSO DAL VITALIZIO
A Cura Dell'associazione Openpolis - 81,517 miliardi di euro: ecco di quanto è aumentato il debito pubblico italiano nell'ultimo anno, periodo in cui il Paese è stato sotto la guida di Mario Monti. A certificarlo è l'ultimo rapporto della Banca d'Italia che dettagliando per macro settori evidenzia come il debito sia rimasto invariato per gli enti pensionistici e sia addirittura diminuito per gli enti locali (-2,4 miliardi).

A peggiorare i conti pubblici ci hanno pensato le amministrazioni centrali che hanno maturato 83,9 miliardi di debito nel 2012. Alla fine della XVI Legislatura quasi tutti i parlamentari in carica hanno maturato il diritto alla pensione. Senza vitalizio restano solo 40 su 945, ovvero il 4,23 per cento. I deputati e i senatori, dopo 4 anni 6 mesi e un giorno di effettivo mandato parlamentare maturano il diritto all'assegno vitalizio a partire dal sessantacinquesimo anno di età. A non farcela sono tutti i parlamentari subentrati ad altri nel corso della legislatura. La normativa è stata modificata nel 2007 con delibere congiunte dei consigli di Presidenza di Camera e Senato. Prima, erano necessari solo 2 anni e mezzo di mandato.

7 - CORTE COSTITUZIONALE - JANNUZZI SOTTO ESAME
Continua la "guerra" personale fra Lino Jannuzzi e gli ex componenti del pool antimafia di Palermo, più volte oggetto delle critiche del giornalista. A distanza di pochi giorni la Corte costituzionale ha ritenuto ammissibili due conflitti di attribuzione sollevati in merito ad altrettanti processi per diffamazione intentati dall'ex procuratore Giancarlo Caselli (in un caso affiancato anche dal suo allora vice Guido Lo Forte e dagli ex aggiunti Antonio Ingroia e Ignazio De Francisci).

Causa della denigrazione, secondo i magistrati, un articolo del 2006 e un libro del 2008 su Bruno Contrada in cui Jannuzzi parlava di faziosità e intenti persecutori della Procura nei confronti del Ros e del generale Mario Mori. In entrambe le circostanze Palazzo Madama aveva dichiarato l'insindacabilità delle opinioni espresse dal giornalista, allora senatore. La Consulta, alla quale i giudici dei processi si sono rivolti, non ha tuttavia ravvisato un "nesso funzionale" fra gli scritti di Jannuzzi e la sua attività parlamentare. Adesso sarà fissata un'udienza per esaminare nel dettaglio le vicende e, in caso di accoglimento, far ripartire i processi. P. Fa.

8 - PRESIDENZE / LA CAMERA - TUTTI PER DARIO
Sarà pur vero, come dice qualche loro compagno di partito, che il risultato finale della lista non ne risentirà più di tanto, ma non c'è stato giorno di questa campagna elettorale in cui Francesco Garofani, Piero Martino e Alberto Lo Sacco, candidati per il Pd alla Camera, non abbiano preferito a iniziative e comizi il Transatlantico di Montecitorio.

La presenza dei tre golden boy vicini a Dario Franceschini è stata notata un po' da tutti, in particolare da chi sostiene che abbiano sottratto tempo alla propaganda perché impegnati a programmare «l'elezione di Dario alla presidenza della Camera». Voci malevole particolarmente diffuse tra chi sostiene un'altra candidatura per lo scranno più alto di Montecitorio, quella di Rosy Bindi. I.L.

 

 

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