donald trump sergei lavrov

LA SPIA CHE FU ESTRATTA DAL FREDDO – UN AGENTE INFILTRATO AL CREMLINO E' STATO PORTATO VIA DALLA CIA DOPO UN INCONTRO TRA TRUMP E LAVROV, IN CUI IL PRESIDENTE AVREBBE FATTO CAPIRE CHE CHE AVEVA UNA FONTE INDIRETTA NEGLI UFFICI DI MOSCA - DAL CREMLINO: ''UNA STORIA CHE SA DI PULP FICTION''. E PARLA PURE LAVROV - VIDEO

 

 

Federico Rampini per “la Repubblica”

donald trump con sergei lavrov nello studio ovale 1

 

La realtà supera la fantasia di uno spy-thriller di John Le Carré. Perché stavolta a mettere nei guai una spia americana è il suo stesso presidente. Per ingenuità? Spavalderia ed esibizionismo? O qualcosa di molto peggio? È uno scoop della Cnn la fonte di questa storia. Secondo il network televisivo, che non simpatizza per Donald Trump, quest' ultimo raccontando segreti di Stato ai russi avrebbe inguaiato una delle sue fonti indirette: uno dei più importanti ed efficaci agenti Usa infiltrati a Mosca.

 

donald trump con sergei kislak nello studio ovale

Per rimediare al disastro, la Cia e altre agenzie d' intelligence Usa dovettero montare una complessa e rischiosa operazione. Nome in codice: estrazione. Come quella di un molare, ma in questo caso si tratta di estrarre dal Paese nemico un proprio agente che è sul punto di essere scoperto, quindi rischia il carcere, le torture, e forse la vita. Oltre al danno collaterale di "smontare" una rete d' intelligence, rivelando alla Russia gli ingranaggi dell' infiltrazione.

vladimir putin regala una palla del mondiale a trump

 

La Cnn cita ben cinque fonti separate, ex collaboratori di Trump, funzionari d' intelligence, membri del Congresso. Grazie a queste gole profonde il network televisivo è in grado di ricostruire gli eventi. Il momento-chiave è un incontro nello Studio Ovale della Casa Bianca, quando Trump vi accoglie il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il suo ambasciatore a Washington Sergey Kislyak. La tempistica è importante: maggio 2017.

 

Sta per iniziare l' indagine di Robert Mueller sul Russiagate, l' attenzione è ancora vivissima sulle ingerenze di Vladimir Putin nella campagna elettorale del 2016, i sospetti che Trump sia alla Casa Bianca anche perché Mosca ha spiato e sabotato la campagna di Hillary Clinton. Ma Trump nonostante sia al centro di tali accuse fa le prove di una luna di miele diplomatica con Putin.

mueller russiagate

 

Durante l' incontro nello Studio Ovale dà sfoggio del suo accesso ai segreti dell' intelligence Usa, rivela ai suoi ospiti russi delle informazioni "classified" (top secret) sull' Isis in Siria. La fonte che lui espone esplicitamente è Israele. Ma la Siria è un protettorato russo, nulla di ciò che accade sotto il regime di Assad sfugge ai servizi di Mosca. Con ogni probabilità il primo autore di quel furto di informazioni sull' Isis in Sira è proprio la super-spia americana a Mosca, e i russi sono in grado di scoprire rapidamente che la "triangolazione israeliana" è solo uno schermo protettivo. A quel punto scatta il massimo allarme.

donald trump con sergei lavrov nello studio ovaledonald trump con sergei lavrov nello studio ovale 2

 

C' era già stato un susseguirsi di preoccupazioni sulla sicurezza degli agenti americani in Russia, fin dagli ultimi anni dell' Amministrazione Obama: in parallelo con il peggioramento delle relazioni tra le due superpotenze, era cresciuta l' aggressività degli hacker russi, le loro incursioni nei siti governativi e militari di Washington.

 

TRUMP LAVROV

Il chiacchierone Trump, desideroso d' ingraziarsi i russi, ha accelerato l' emergenza. Alcuni episodi successivi sono stati riportati da tutte le cronache degli inviati, anche su Repubblica. È il luglio 2017 quando al G20 di Amburgo Trump decide di confiscare gli appunti del suo interprete sull' incontro con Putin. È il summit bilaterale tra i due a Helsinki, luglio 2018, quando Trump decide di allontanare i suoi collaboratori e rimane a tu per tu con Putin (con interprete ovviamente).

DONALD TRUMP SERGEY LAVROV

 

Ma a quel punto la sorte della super-spia era già stata decisa. L' agente segreto andava estratto, salvato dal disastro. Il cerchio dei sospetti russi si stava stringendo attorno a lui - o lei? La Cnn giustamente cerca di non commettere gli stessi errori di Trump, quindi è avara di dettagli sulla figura dello 007 in pericolo.

 

Né può dilungarsi sull' avventura dell' estrazione-salvataggio, sicuramente un thriller che farebbe record ai botteghini delle sale cinematografiche. Ora che lo scoop della televisione è pubblico, l' agente segreto è in salvo. O per lo meno si trova fuori dal territorio russo, dopo l' estrazione è in un luogo che si presume sicuro. Mai dire mai le esecuzioni dei nemici di Putin all' estero sono avvenute anche dopo anni, la vendetta è un piatto da consumare freddo.

donald trump con sergei lavrov e sergei kislak nello studio ovale

 

mueller russiagate 1

Le rivelazioni di Cnn vengono accolte da smentite ufficiali: sia la Cia che la Casa Bianca le bollano come "speculazioni, inaccurate, scorrette". Taceva, almeno ieri, quel Mike Pompeo che ora è segretario di Stato ma all' epoca della "estrazione" era il capo della Cia.

 

 

 

 

  1. CREMLINO, STORIA SPIA SU MEDIA USA 'PULP FICTION'

 (ANSA) - "Tutte queste considerazioni dei media americani su chi abbia fatto uscire d'urgenza chi e per salvarlo da cosa e così via, sono, come potete comprendere, un genere alla pulp fiction". Lo ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, citato dall'agenzia Ria Novosti, commentando la notizia pubblicata dalla Cnn secondo cui un'ex talpa della Cia al Cremlino sarebbe stata fatta fuggire negli Usa nel 2017 per motivi di sicurezza.

 

Il quotidiano russo Kommersant ipotizza che si tratti di Oleg Smolenkov. Peskov - questa volta ripreso dall'agenzia Interfax - ha detto di non sapere se Smolenkov "fosse un agente o meno". "L'unica cosa che posso dirvi - ha dichiarato ai giornalisti - è che c'era un impiegato con questo nome nell'amministrazione presidenziale ma è stato licenziato". Peskov ha comunque sottolineato che Smolenkov non aveva accesso diretto a Vladimir Putin.

 

  1. LAVROV, NON HO MAI PARLATO CON PRESUNTA 'SPIA'

 (ANSA) - Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha dichiarato di non aver mai parlato con Oleg Smolenkov, l'ex funzionario del Cremlino che secondo il quotidiano Kommersant potrebbe essere un'ex talpa della Cia fatta fuggire negli Usa nel 2017 per motivi di sicurezza. "Non ho mai visto quest'uomo - ha detto Lavrov, citato dall'agenzia Interfax - non l'ho mai incontrato e non ho mai monitorato la sua carriera o i suoi movimenti, non voglio commentare le dicerie, specialmente visto che ho già detto che non ho mai nemmeno comunicato con lui".

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....