MUCCHETTI:’’ FUORI LA POLITICA DALLA CDP’’ (MA DA ANNI LA POLITICA OCCUPA LA POLTRONA DELLA PRESIDENZA CON BASSANINI!)

1. CDP PUÃ’ FAR MEGLIO, LA POLITICA STIA LONTANA
Lettera di Massimo Mucchetti a "l'Unità"

Caro direttore, ieri il Sole 24 Ore ha sostenuto l'immediata riconferma di Franco Bassanini come presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp) e di Giovanni Gorno Tempini come amministratore delegato. È una presa di posizione importante. La partita del Quirinale può distrarre l'opinione pubblica dal controllo su quanto accade o può accadere in un centro di potere come la Cdp, che pure amministra ben 300 miliardi di risparmio postale.

Il quotidiano della Confindustria polemizza, pur senza nominarli, con i fautori della prorogatio dei vertici della Cdp in attesa del nuovo governo. La prorogatio, infatti, limiterebbe all'ordinaria amministrazione l'opera dell'attuale consiglio e perciò congelerebbe l'apporto della Cdp al pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni, rinviando ulteriormente questa tanto attesa boccata d'ossigeno per le imprese.

Potremmo aggiungere che una Cdp congelata non potrebbe esercitare alcun ruolo in partite strategiche come quella sulla rete di telecomunicazioni proprio mentre Telecom Italia discute di una possibile alleanza con i cinesi di Hutchison Warnpoa o mentre la Snam pone le premesse per una rete europea del gas.

Potremmo pure osservare che un tale sostegno alla Cdp da parte de il Sole 24 Ore sembra contrastare con le richieste di smantellarla o di privatizzarla pure avanzate da economisti e intellettuali di area liberista che, curiosamente, dimenticano la garanzia pubblica prestata al risparmio postale. Tutto bene, dunque.

Ma il punto vero non è questo. Il punto vero è come preservare la Cdp dall'assalto della politica politicante. Il partito della prorogatio non ha un volto preciso. Qualcuno lo ritiene ispirato dal consigliere di Stato, Antonio Catricalà, sottosegretario a palazzo Chigi, che l'ha invocata su Il Messaggero a proposito di Finmeccanica, altra società a controllo statale. Ma, ancora una volta, non è questo il punto.

Non è questione di persone. Aggiungere le nomine alla Cdp a quelle di altre società a controllo pubblico potrà offrire il terreno di coltura a scambi e mercati di poltrone e strapuntini senza che si apra un franco dibattito sul ruolo della Cdp in Italia e in Europa. Bassanini e Gorno hanno avuto due grandi meriti: costruire una struttura della Cdp che può dare molto all'economia, preservare la Cdp dal gioco delle clientele partitiche.

Avrebbe potuto fare anche di più, la Cdp, se avesse ricevuto indirizzi più chiari e coraggiosi da parte del ministero dell'Economia. Non si capisce, per esempio, perché il Fondo strategico debba possedere per legge soltanto quote di minoranza nelle società partecipate e non è chiaro se la scelta delle partecipazioni obbedisca a un disegno strategico di politica industriale nella scelta degli interlocutori o se prevalga una mera logica di private equity.

Così come resta un mistero perché la Cdp non possa essere azionista di Enel e Terna o di Eni e Snam in nome di una concezione libresca dell'Antitrust, posto che Telecom Italia e Fs tengono il servizio e l'infrastruttura sotto la stessa proprietà, e che, esclusa Telecorn, tutte queste società, in ultima analisi, dipendono dal Ministero dell'Economia e nessuno con la testa sulle spalle intende privatizzarle, data la condizione dei mercati e la normativa sui diritti di voto nelle società quotate italiane.

Insomma, la Cdp può fare molto di più nel quadro asfittico del capitalismo italiano, che si è dimostrato incapace di sostituire degnamente. Ma in questi giorni il meglio sarebbe nemico del bene. E in ogni caso i limiti strategici della Cdp dipendono dall'azionista. I vertici societari, lo ripetiamo, hanno fatto il dovere loro. Maneggiando con serietà una risorsa privata qual è il risparmio postale. Ebbene, la Cdp merita lo stesso rispetto che circonda la Banca d'Italia.

La politica deve avere la forza di dare i grandi orientamenti e restare un passo indietro. La prima dimostrazione di questo rispetto è sottrarre la Cdp allo spoil system, che potrebbe colpire - non ce lo auguriamo, ma da analisti non possiamo escluderlo - altre società a controllo pubblico.

Se poi, dopo un grande e trasparente dibattito, il nuovo governo vorrà rivoluzione la missione della Cdp, e dunque i suoi uomini, potrà sempre farne decadere il consiglio, dato che il ministero dell'Economia designa sei consiglieri su nove, e procedere come vorrà, Ma senza mai mescolare il risparmio postale ai cannoni o alle cartoline.


2. PERCHÉ VANNO SUBITO CONFERMATI I VERTICI CDP
Alessandro Plateroti per "Il Sole 24 Ore" dell'11 aprile 2013

C'è il rischio di una nuova emergenza sulla strada della restituzione dei debiti della Pa alle piccole e medie imprese: il gioco delle nomine in Cassa Depositi e Prestiti. Un gioco che va bloccato immediatamente se si vuole scongiurare il rischio di rendere del tutto inefficace un decreto il cui percorso verso la conversione in legge ha già davanti fin troppi ostacoli. La Cassa ha infatti oggi un tandem al vertice - l'ad Giovanni Gorno Tempini e il presidente Franco Bassanini - che al di là dei meriti e degli apprezzamenti conquistati sul campo negli ultimi tre anni rischia di finire schiacciato nella tenaglia dei giochi della politica.

Se passerà infatti la soluzione-ponte della prorogatio degli amministratori fino all'insediamento di un nuovo governo, i vertici della Cdp non solo non saranno in grado di mettere in moto la macchina dei pagamenti alle imprese, ma persino di non poter prendere alcuna decisione operativa in tal senso di qui alla conversione del decreto.

Chi chiede la prorogatio invece di una conferma piena dei vertici, infatti, sembra far finta di non sapere (o forse lo ignora davvero) che il Dl 293 del 16 maggio 1994 (disciplina della proroga degli organi amministrativi delle società a maggioranza pubblica) stabilisce che «nel periodo in cui sono prorogati, gli organi scaduti possono adottare esclusivamente gli atti di ordinaria amministrazione».

Il concetto è chiaro: senza una piena conferma dei poteri e delle deleghe, Gorno Tempini e Bassanini non possono in alcun modo mettere in cantiere l'apertura di uno sportello dei pagamenti la cui creazione è cruciale per l'erogazione dei crediti.

Ed è bene ricordare che uno strappo alla regola già sarà fatto dalla Cassa nel momento in cui si metterà al lavoro sullo sportello: la Cdp ha sempre operato nella sua missione sotto l'ombrello stabile delle leggi, non di certo dei decreti. Aggiungere incertezza a incertezza, insomma, rischia di essere solo il modo migliore per demotivare e paralizzare gli amministratori della Cdp: e il conto, ovviamente, lo pagherebbero le imprese che aspettano con ansia di incassare le somme dovute.

Come detto, al di là delle considerazioni di merito che il sistema produttivo riconosce agli amministratori della Cdp, la necessità di confermare il loro ruolo deriva innanzitutto dai compiti che il decreto ha assegnato alla Cassa. Al fine di assicurare liquidità alle pubbliche amministrazioni per il pagamento dei debiti viene infatti istituito presso il Ministero dell'Economia un fondo («Fondo per assicurare la liquidità per pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili»), con una dotazione di 10 miliardi per il 2013 e di 16 per il 2014, ripartito in tre sezioni.

Per consentire l'immediata operatività della Sezione riferita ai debiti degli enti locali, è stato deciso l'intervento di Cdp, autorizzata a effettuare operazioni a valere sulle disponibilità della sezione del Fondo dedicata agli enti locali. Gli enti potranno richiedere alla Cdp a valere sui fondi messi a disposizione dello Stato la concessione dell'anticipazione di liquidità necessaria per far fronte ai propri pagamenti.

In questa direzione, entro il 15 maggio, Cdp dovrà provvedere all'anticipazione a valere sull'importo complessivo della Sezione debiti enti locali secondo criteri di proporzionalità e nei limiti delle somme disponibili; entro il 10 maggio, la Conferenza Stato-città può individuare modalità di riparto, diverse dal criterio proporzionale anzidetto. Per poter adeguatamente far fronte alle attività richieste, Cdp dovrà provvedere in tempi stretti ad adeguare i sistemi informativi interni e definire procedure e processi ad hoc per la gestione di una nuova attività.

Dovrà inoltre predisporre una task force in grado di ricevere e processare le domande nei tempi definiti dal decreto. Per concludere, esistono quindi rischi operativi e reputazionali connessi allo svolgimento di attività rivolte a numerosi enti in un arco di tempo stringente. Insomma: è bene non solo fare in fretta, ma soprattutto scongiurare il rischio che il gioco delle nomine si consumi sulla pelle delle imprese.

 

Massimo Mucchetti FRANCO BASSANINI GORNO TEMPINI MARIO MONTI E VITTORIO GRILLI jpegGRILLI MONTI ALESSANDRO PLATEROTIlogo cassa depositi

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