MUCCHETTI E IL GIOCO DELLE TRE CARTE: “IL TESTO SULLA INELEGGIBILITÀ NON È FATTO PER BERLUSCONI”

Da "lastampa.it"

«Berlusconi scelga tra azienda e politica». Il Pd presenta al Senato un disegno di legge per risolvere la questione del conflitto d'interessi, un tema che ha sempre acceso i riflettori sul ruolo del Cavaliere, leader politico e imprenditore, e scoppia la polemica. I primi firmatari sono Massimo Mucchetti, presidente della commissione Industria, e Luigi Zanda, presidente del gruppo Dem. Il testo, depositato a palazzo Madama e sottoscritto da oltre venti senatori, punta a sostituire il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità previsto dalla legge 361 del 30 marzo 1957.

La modifica non prevede l'immediata decadenza dal mandato parlamentare, ma consente all'eletto di scegliere se rinunciare all'azienda o allo scranno. Per rimuovere la causa di incompatibilità, spiega Mucchetti nella relazione al ddl, «l'azionista di controllo eletto parlamentare deve conferire entro 30 giorni a un soggetto non controllato né collegato il mandato irrevocabile a vendere entro 365 giorni le partecipazioni azionarie a soggetti terzi, cioè senza rapporti azionari né professionali con il venditore e comunque a soggetti diversi dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti fino al quarto grado e affini fino al secondo grado, nonché a soggetti diversi dagli amministratori delle società. I due termini di 30 e 365 giorni devono intendersi come perentori.

Si concede un anno di tempo per vendere, sono vietate le cessioni ai parenti ed escluso un blind trust.Ma gli effetti del provvedimento dipenderanno dai tempi di approvazione. Per applicare il ddl al caso del leader pidiellino, dovrà essere approvato molto prima che la Giunta per le elezioni del Senato abbia preso una qualche determinazione.

Mucchetti, infatti, precisa: «Con il Cav non c'entra niente, non capisco perché si faccia ora tanto clamore su un testo che comunque non farebbe mai in tempo ad essere approvato». Il Pdl non la prende bene: «È un esproprio proletario e un colpo nella notte». Mentre il Pd torna a spaccarsi tra filogovernativi e "falchi". Dura la reazione di Beppe Grillo che via twitter attacca: «I fedeli alleati del pdmenoelle, più fedeli del cane più affezionato».

Il ddl della discordia reca il titolo "Integrazioni della legge 15 febbraio 1953, n. 60, in materia di incompatibilità parlamentare, e abrogazione dell'articolo 10 del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di ineleggibilità".

Il provvedimento, scrive Mucchetti,«prevede che la situazione di conflitto d'interessi di eletti, che siano anche azionisti di controllo, non dia luogo all'immediata decadenza dal mandato parlamentare, ma determini una situazione di incompatibilità. In tal modo, si offre ancora la scelta tra il restare parlamentare, rimuovendo in radice la causa di incompatibilità, e il rinunciare al mandato, salvaguardando la propria posizione di azionista».

I promotori della proposta spiegano inoltre di aver scelto «la rimozione in radice della partecipazione di controllo» e non un blind trust, giacché, `la devoluzione a un blind trust elimina si´ l'influenza del parlamentare nella gestione aziendale, ma non la ben più grave possibilità che il parlamentare pieghi la sua opera a favore della società nella quale conserva il suo interesse patrimoniale.

La norma sull'incompatibilità sarebbe applicabile anche nella legislatura in corso. Il testo contiene, infatti, una norma transitoria che prevede che, in sede di prima applicazione, le disposizioni avranno effetto per i membri del Parlamento in carica all'entrata in vigore della legge.

Il Pdl punta i piedi. L'ex ministro Stefania Prestigiacomo avverte: «Gioverebbe innanzitutto al Paese se il Pd convogliasse sulla crisi economica tutte le energie che spreca per trovare il modo, l'escamotage di eliminare Berlusconi dalla vita pubblica, non riuscendo a realizzare tale sogno decennale attraverso le elezioni politiche». Il ministro Beatrice Lorenzin non si sbilancia: «Io rispetto l'attività del parlamento che sta cercando comunque, anche nella sensibilità di questi senatori di sopperire ad alcune questioni proprio all'interno dei temi della incompatibilità, della ineleggibilità, dello status di deputato e senatore».

L'ex deputato azzurro Osvaldo Napoli sbotta: «Un ddl davvero liberale, come non sembra essere quello di Zanda-Mucchetti, deve puntare a congelare severamente, ma temporaneamente, gli "interessi" e non certo a punire il loro portatore. Letto sulle agenzie, il ddl dei due senatori del Pd sembra davvero un colpo sparato nella notte».

Rincara la dose Annagrazia Calabria: «Da un partito in cui c'è chi si sente libero di affermare che il Pdl, suo principale alleato di governo, gli "fa schifo" ed è "eversivo", che alcuni suoi esponenti "fanno venire le convulsioni" e che in caso di crisi si tenterebbe di dar vita ad un esecutivo con quel Movimento 5 Stelle che ha sbeffeggiato il Pd in ogni modo, non ci può stupire che arrivino iniziative surreali come quella di Zanda e Mucchetti».
Maurizio Gasparri, vicepresidente del Senato, non ha dubbi: «Rileviamo comunque un fatto: l'ossessione nei confronti di Silvio Berlusconi. Ineleggibilità, conflitto di interessi, incompatibilità. Ogni mezzo va usato per eliminare un leader storico, capace di aggregare milioni di italiani. E se non si riesce per via giudiziaria, si tenta quella parlamentare. Un fatto veramente inquietante. Pensassero a risolvere i loro conflitti, prima di occuparsi di quelli degli altri».

Il Pd torna a spaccarsi e Mucchetti getta acqua sul fuoco: «È strumentale il clamore che sta sollevando il ddl sulle incompatibilità. Sono estremamente stupito dal clamore che suscita adesso questa proposta, rispetto allo scarso interesse che ha avuto quando è stata presentata. In compenso, l'attenzione di oggi appare del tutto strumentale poiché il mio ddl, che esprime norme di buon senso, deve essere ancora assegnato alla commissione affari costituzionali e per cui collegare il suo iter a quello delle decisioni della giunta sulle immunità è pura fantapolitica su un testo che non farebbe mai in tempo ad essere approvato e applicato al caso in questione».

«È chiaro ed evidente -assicura Mucchetti- che il mio testo mira a evitare che si ripetano situazioni analoghe a quelle create dalla presenza in politica di Berlusconi». La senatrice del Pd Stefania Pezzopane, vicepresidente della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari di palazzo Madama, avverte: «Quella sulla eleggibilità o l'ineleggibilità non può e non deve essere una posizione dettata dall'esterno della giunta, ma dal profondo convincimento dei senatori componenti che andranno ad esprimere il loro voto in giunta».

«È incredibile ma ogni volta si ripete: se si presenta un provvedimento serio come quello Mucchetti-Zanda per affrontare i casi di ineleggibilità, guardando al futuro, immancabilmente esponenti del Pd sentono il bisogno di scendere in campo per polemizzare», si rammarica Vannino Chiti commentando le critiche al ddl arrivate da alcuni esponenti Dem come Pippo Civati.

Il presidente del gruppo Misto della Camera Pino Pisicchio spiega: «C'è da chiedersi se c'è il clima giusto per approvare una nuova norma o se occorrerà lavorare con gli stumenti che ci sono». I grillini vanno giù duro. «Pur di tenersi stretto Berlusconi, il Pd vuole addirittura cancellare l'ineleggibilità: il ddl Mucchetti-Zanda è un salvagente per il Cavaliere», assicura in un tweet, il deputato Riccardo Fraccaro, segretario dell'Ufficio di presidenza della Camera.

 

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