E’ UN ‘ADIEU’ O UN ‘AU REVOIR’? - IL NANOLEONE TROMBATO DAVVERO CHIUDE CON LA POLITICA? “SOGNO UNA VITA NORMALE, UNA PASSEGGIATA, UNA CENA AL RISTORANTE CON LA FAMIGLIA” - MA ALLONTANARSI DAI RIFLETTORI È IL SOLO MODO DI EVITARE AL SUO PARTITO UNA SECONDA SCONFITTA ALLE LEGISLATIVE DEL 10 E 17 GIUGNO E GIOCARSI LA RIVINCITA IN FUTURO - ALAIN MINC, CONSIGLIERE DI SARKO’: “TRA CINQUE ANNI IL DUELLO SARÀ DI NUOVO TRA HOLLANDE E SARKOZY”…

Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

«Allora egli, non come un re, ma come un vero commediante, si spogliò della tunica reale, ne indossò una povera e dimessa, e camuffandosi in tal modo fuggì» (Plutarco, vita di Demetrio).

Nicolas Sarkozy ha avuto la grandezza della fine; sempre che ai più stretti collaboratori abbia detto la verità, e che sia davvero finita. Li ha riuniti all'Eliseo ieri pomeriggio alle 14. Ha parlato per un'ora, la voce bassa, grave: «Non mi candiderò alle legislative, non cercherò un'altra carica, tanto meno la più alta. Mi ritiro dalla politica».

Il primo ministro, François Fillon, il segretario del partito, Jean-François Copé, lo scrittore dei suoi discorsi, Henri Guaino, l'ex favorita Rachida Dati si sono rivolti, sorpresi, verso il segretario generale dell'Eliseo, Xavier Musca, che ancora domenica sera aveva sorriso: «Cosa volete che faccia ora Sarkozy? Farà politica». Nel discorso della sconfitta, il presidente aveva sì detto di voler tornare «uno di voi», «un francese tra i francesi», con la mano sul cuore, come un attore consumato che prende congedo dal suo pubblico; ma si era guardato dall'annunciare il ritiro.

Ieri ha spiegato di aver voluto evitare un distacco troppo brusco, come quello di Jospin dieci anni fa, ma di essere altrettanto irremovibile: «Amo la vita. Ho voglia di vivere. Ma sogno una vita normale, una passeggiata, una cena al ristorante con la famiglia. Non ho nulla da rimproverarmi. Abbiamo fatto una grande campagna. L'ultima. Ora basta. Tranquilli, però: rinnovo la tessera del partito, pagherò la quota...».

Il sito del Figaro, che ha anticipato la notizia, non lo dice. Ma gli intimi del presidente spiegano che un peso l'ha avuto la moglie Carla, che ha confidato il desiderio di una pausa, di uno stacco. C'è una bambina piccola da crescere, c'è un ritmo folle da attenuare. Il tempo dirà se la scelta di Sarkozy è definitiva, o se è il modo di evitare una seconda sconfitta alle legislative del 10 e 17 giugno, prendere una distanza dalle beghe interne, e magari giocarsi la rivincita in futuro.

«Tra cinque anni il duello sarà di nuovo tra Hollande e Sarkozy, e non finirà allo stesso modo» ha scritto Alain Minc, consigliere dell'Eliseo, in un sms mandato a giornalisti amici. Musca, secondo il Parisien, non esclude invece un grande ritorno per il 2017. «Mio padre ha la politica nel sangue» ha confidato ieri notte Pierre Sarkozy, figlio del primo matrimonio. Invece, almeno per il momento, è prevalso il disincanto. Sarkozy l'ha espresso in forme solenni, persino nobili.

Molto diverse da quelle scelte in Guyana, a gennaio, per annunciare il ritiro in caso di sconfitta: «L'ago va estratto poco per volta» disse mimando una siringa. Poi si corresse: «Non fumo, non bevo, non ho assuefazione verso alcuna forma di droga. Neppure la politica». E infine, buttandola sul ridere: «Farò conferenze, viaggi, e un sacco di soldi».

Ieri si è mostrato sereno, appagato. In realtà, il colpo è stato durissimo. Fino all'ultimo, Sarkozy ha creduto di potercela fare. Non è pentito di aver impostato la campagna a destra. Ci sono due cose però che non si perdona: non lasciare un monumento che lo ricordi, come il museo dei Quai Branly per Chirac, il Louvre e la Très Grande Bibliothèque per Mitterrand, o il Centre Pompidou (inaugurato da Giscard); e aver perso il duello tv. «La sera dopo non ho chiuso occhio. Ho rifatto il dibattito parola per parola. Avrei dovuto parlare dei successi in politica estera. Avrei dovuto rinfacciare a Hollande che il debito della sua Corrèze è aumentato del 45%. Avrei dovuto...».

Oggi se lo ritroverà di fronte. La Francia avrà due presidenti, alla celebrazione della victoire - i francesi se la raccontano così - della Seconda guerra mondiale. Mercoledì, ultimo Consiglio dei ministri all'Eliseo. Giovedì, nei giardini del Luxembourg, ricorrenza dell'abolizione della schiavitù. Il passaggio dei poteri avverrà solo martedì prossimo. «Fosse dipeso da me, l'avrei fatto anche oggi - ha detto Sarkozy -. Ma ci sono delle forme da rispettare, e io le rispetterò».

La vera storia della campagna elettorale è quella di un seduttore che tenta di riconquistare una donna, la Francia, che l'ha lasciato per un uomo normale, ordinario, ma per questo rassicurante. Sarkozy è arrivato vicino alla meta, senza raggiungerla. Per questo ieri un suo amico evocava la separazione dalla seconda moglie, Cécilia: «Temo che oggi Nicolas si senta come ai tempi del divorzio, forse peggio. Il disinnamoramento dei francesi sarà una prova durissima per lui». Al punto da ispirargli gesti misurati e parole gravi: la prima prova da uomo di Stato; oppure l'ultima recita, la più riuscita.

Come scrive Kavafis nella poesia ispirata proprio al passo di Plutarco:
«Quando i macedoni lo abbandonarono
dimostrando di preferirgli Pirro
il re Demetrio non si comportò affatto
- così dissero - come un re.
Si tolse le vesti d'oro
e gettò via i calzari
di porpora. Indossò rapidamente
abiti semplici, e si dileguò.
Proprio come un attore che,
finita la rappresentazione,
si cambia d'abito, e se ne va».

 

 

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