MONTI LONTANO DAL COLLE – UN INCONTRO GLACIALE: NAPOLITANO LE HA PROVATE TUTTE PER DISSUADERE RIGOR MONTIS, MA LUI VA AVANTI PER LA SUA STRADA. IL “PARRICIDIO” E’ COMPIUTO - LE PREGHIERE DEL COLLE PER SCONGIURARE LA DISCESA IN CAMPO (SOPRATTUTTO AL FIANCO DEL BANANA) SI SCONTRANO CON “I MISTERI DELL’ANIMO UMANO” (TRADUZIONE: AL PROF PALAZZO CHIGI E’ PIACIUTO ASSAI)…

Federico Geremicca per "la Stampa"

Magari ha ripensato ai luoghi comuni di questi ultimi terribili mesi, il ritornello intorno al «governo del Presidente» o le battute malevoli su Monti «eterodiretto dal Quirinale». Oppure ha riflettuto, con un sorriso amaro, sui misteri dell'animo umano.
Sui cambiamenti che non t'aspetti e su sorprese che davvero non avresti mai immaginato. In definitiva, non era affatto di buon umore Giorgio Napolitano - ieri alla fine del lungo colloquio con Mario Monti.

Già la conclusione del difficile faccia a faccia portava il segno di una certa amarezza: «Non compromettiamo l'esperienza del governo tecnico», ha detto al premier congedandolo, in un ultimo tentativo di persuasione. Poi Napolitano si è chiuso nel suo ufficio, ha chiesto di non esser disturbato e ha cominciato a lavorare al discorso d'auguri alle alte cariche dello Stato. Lo terrà oggi: alle 17 del giorno 17. Non il massimo, in una settimana che sarà segnata da profezie e scaramanzie...

Fonti del Quirinale, alla fine, dicono: poche novità, situazione in evoluzione. Ma in realtà, se dal punto di vista del Presidente della Repubblica l'incontro con Monti doveva servire a capirne le intenzioni, una novità c'è. Il presidente del Consiglio ha infatti annunciato a Giorgio Napolitano quel che il Capo dello Stato - con crescente preoccupazione aveva intuito da tempo: SuperMario sarà in campo alle prossime elezioni «per non disperdere quanto fatto in questi 13 mesi».

Come sarà in campo - se cioè sponsorizzando un listone unico oppure più «liste per Monti» - a questo punto per Giorgio Napolitano è forse un dettaglio. La questione - certo - interesserà molto, magari, i partiti e i gruppi (presenti e nascenti) che guardano al premier come a una vera e propria ciambella di salvataggio. Il Capo dello Stato, invece, riflette su altro: su quello, cioè, che comincia ormai a considerare una sorta di vulnus ad un rapporto che aveva come primo collante - fin dall'istante iniziale - una salda, esplicita e reciproca fiducia.

La spiegazione che il premier ha dato ieri alla scelta ormai compiuta non può esser considerata pretestuosa: la necessità di difendere il lavoro fatto e la cosiddetta «agenda Monti» dagli attacchi ormai quotidiani cui sia il primo che la seconda sono sottoposti tanto da destra quanto da sinistra. Napolitano non ha contestato al presidente del Consiglio né la realtà del quadro tratteggiato né la necessità di difendere e tutelare i risultati di questi 13 mesi di governo. Quel che non lo convince affatto è che per far questo l'unica via possibile sia - di fatto - la discesa in campo del premier a sostegno di una parte politica piuttosto che di un'altra.

Non è una novità, infatti, che il Capo dello Stato abbia sin dall'inizio considerato la «terzietà» di Mario Monti la migliore assicurazione sulla riuscita della difficile operazione politica e di governo varata nel novembre dell'anno scorso.

Non a caso volle nominarlo senatore a vita; non a caso rassicurò il dimissionario Berlusconi che quello sarebbe stato il profilo del governo; e non a caso garantì al Pd di Bersani (probabile vincitore di elezioni che parevano inevitabili) che non c'era da dubitare sulla presente e futura «neutralità» di SuperMario. Non si trattava di rassicurazioni di maniera: il primo a esser convinto di tutto ciò, infatti, era proprio Giorgio Napolitano.

Poi, potremmo dire, le sorprese e i misteri dell'animo umano... In realtà è dalla ripresa dopo la brevissima pausa estiva che le cose sono cominciate a cambiare. Ministri e sottosegretari in prima fila nella convention di trasformazione dell'Udc di Casini in qualcosa di più grande e diverso; analoghe presenze intorno alla costruzione del movimento di Montezemolo. Il governo - se non il premier cominciava ad essere sempre meno «terzo»: e a nulla valsero le prudenti sollecitazioni di Napolitano a Monti di richiamare quei ministri che si esponevano troppo...

Il lento ma progressivo e inarrestabile allontanamento tra i due presidenti è nato così; poi i crescenti pressing su Monti e un certo compiacersene del premier hanno fatto il resto, determinando una freddezza difficile da nascondere. E' per questo che ieri, alla fine dell'incontro con SuperMario, Napolitano non era sorpreso. Rammaricato invece sì. «Non compromettiamo l'esperienza del governo tecnico», ha ripetuto a Monti in conclusione. Un'ultima esortazione. Ma a stalla già vuota e a buoi forse già scappati...

 

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