salvini diciotti

DICIOTTI POLITICO - NEL LORO ATTO D’ACCUSA CONTRO SALVINI, PER IL CASO DEI MIGRANTI SULLA NAVE 'DICIOTTI', I GIUDICI SI MUOVONO TRA “ATTO POLITICO” E UN “ATTO DETTATO DA RAGIONI POLITICHE” - IL LEGHISTA VUOLE ANDARE ALLO SCONTRO: “SONO TENTATO, DICO LA VERITÀ... DI DIRE "ANDIAMO AVANTI. PROCESSATEMI". VOGLIO VEDERE SE SI PUÒ PROCESSARE UN MINISTRO PERCHÉ FA QUELLO CHE DICE…”

salvini

1 - I GIUDICI: VIOLATA LE LEGGE PER UNA BATTAGLIA POLITICA HA IMPOSTO LA SUA LINEA

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

«Il ministro ha agito al di fuori delle finalità proprie dell' esercizio del potere conferitogli dalla legge, in quanto le scelte politiche o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale non possono ridurre la portata degli obblighi degli Stati di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco dei migranti in un luogo sicuro».

 

Così i tre giudici del tribunale dei ministri di Catania - Nicola La Mantia, Sandra Levanti e Paolo Corda - riassumono l' atto d' accusa contro Matteo Salvini sul «caso Diciotti». Il titolare del Viminale continua a rivendicare la legittimità di una scelta politica derivante dal proprio ruolo, quindi insindacabile da parte dell' autorità giudiziaria, ma i giudici sono di diverso avviso: «Non è ravvisabile la scriminante ipotizzata, in quanto la decisione del ministro ha costituito esplicita violazione delle convenzioni internazionali sulle modalità di accoglienza dei migranti soccorsi in mari».

 

I MIGRANTI SBARCANO DALLA DICIOTTI

Tutto si gioca nella differenza tra un «atto politico», indenne dalle valutazioni dei magistrati, e un atto «dettato da ragioni politiche», che invece rientra nelle competenze dei giudici per verificare se costituisca un reato oppure no. E il tribunale, a differenza della Procura di Catania, ha ritenuto che la decisione di Salvini di non concedere l' approdo in un porto sicuro (Pos) rientrasse nella seconda categoria. Non c' erano ragioni legate alla «tutela dell' ordine pubblico o della sicurezza pubblica», di cui il ministro dell' Interno è responsabile, che lo giustificassero. «Lo sbarco di 177 cittadini stranieri non regolati non poteva costituire un problema cogente di "ordine pubblico" per diverse ragioni», puntualmente indicate dai giudici.

 

donne diciotti

Tutto è dipeso, piuttosto, dal braccio di ferro sulla distribuzione dei profughi ingaggiato da Salvini con l'Europa; è questa la ragione politica di un ordine arrivato direttamente dal ministro, come risulta dalle numerose testimonianze. A cominciare dal capo di gabinetto del Viminale, Matteo Piantedosi che ha dichiarato ai magistrati: «La disposizione che i migranti restassero a bordo della nave Diciotti fino alla definizione delle trattative intraprese a livello europeo è stata assunta dal ministro Salvini ... Ho avuto molte interlocuzioni con il ministro, e mi sono preoccupato di concretizzare la volontà politica ripetutamente da lui espressa... È altresì notorio che il ministro Salvini è intervenuto e interviene in maniera marcata sull' argomento, che rappresenta uno dei punti centrali del suo programma politico».

 

diciotti migranti

Il 25 agosto, quando ancora la situazione a Catania non si era risolta, i prefetti Gerarda Pantalone e Buono Corda che guidavano il Dipartimento per l' immigrazione avevano confermato: «La richiesta di Pos è stata girata al prefetto Piantedosi, il quale ribadì che non poteva indicare un Pos e occorreva attendere... Tutta la catena di comando, dal centro verso la periferia, rimane bloccata in attesa delle determinazioni di carattere politico del signor ministro», ha detto la Pantalone. E Corda: «Ho più volte conferito e sollecitato il prefetto Piantedosi, il quale in un paio d' occasioni mi ha detto di attendere perché questa era l' indicazione del ministro Salvini».

 

Nella città etnea tutto era pronto per far scendere gli extracomunitari e applicare le normali procedure, e questo particolare «manifesta il carattere illegittimo della conseguente condizione di coercizione a bordo patita dai migranti». Piantedosi ha sostenuto che la Diciotti già era un «approdo sicuro» garantito ai profughi, ma per i giudici esistono risoluzioni e direttive condivise che non consentono questa valutazione. E a nulla vale che fosse in corso la trattiva con l' Unione europea: si trattava di «meri auspici politici» che «non legittimavano il ministro a disattendere le Convenzioni internazionali ancora vigenti».

nave diciotti

 

Ne deriva una conclusione che, in attesa delle valutazioni del Senato sull' eventuale «preminente interesse pubblico, suona anche come un' autodifesa preventiva da parte dei tre magistrati del collegio: «Va sgomberato il campo da un possibile equivoco e ribadito come questo tribunale intenda censurare non già un "atto politico" dell' Esecutivo, bensì lo strumentale e illegittimo utilizzo di una potestà amministrativa del Dipartimento per l' Immigrazione, articolazione del ministero presieduto dal senatore Matteo Salvini, essendo stata l' intera vicenda caratterizzata da un' evidente presa di posizione di quest' ultimo, che ha bloccato ed influenzato l' iter della procedura amministrativa».

 

2 - IL CAPO LEGHISTA TENTATO DI ANDARE FINO IN FONDO: POTREI FARMI PROCESSARE

Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”

 

«Il Matteo Salvini di popolo è tentato, dico la verità... Sono tentato di dire "andiamo avanti. Processatemi". Voglio vedere se si può processare un ministro perché fa quello che dice». Il vicepremier non è ultimativo: «Voglio dormirci sopra». È vero, però, che l' iniziativa del tribunale dei ministri di Catania per il leader leghista è stata «un' assoluta sorpresa.

migranti a bordo della diciotti

Intendiamoci, la cosa non mi scompone di un millimetro.

 

Però, dopo aver letto la documentazione in cui il procuratore capo di Catania aveva smontato una per una tutte le accuse dicendo che avevo esercitato il diritto-dovere di un ministro, effettivamente non me lo aspettavo. No problem...». Si potrebbe osservare che la legge viene prima di qualsiasi ministro, ma il vicecapo del governo non ritiene affatto che questo sia il caso: «Tutti i giuristi consultati mi dicono che la cosa è totalmente infondata. Perché una scelta politica, può piacere o non piacere, ma va rispettata. La domanda è: può un ministro fare ciò che ha promesso agli elettori o deve decidere qualcun altro?».

 

La domanda prefigura un possibile scontro con la magistratura, eppure Salvini si dice tranquillissimo: «Non posso credere a quanti magistrati e avvocati mi abbiamo messaggiato per dirmi di andare avanti, che questa cosa non sta in piedi».

Il leader leghista si accende: «È per questo che sto riflettendo sull' atteggiamento da tenere in Senato». Sarà infatti l' aula di Palazzo Madama a doversi esprimere sul senatore Salvini: «Perché questa non è una vicenda personale.

 

laura boldrini a bordo della diciotti

Anzi, di personale non c' è nulla perché io ovviamente non mi ritengo affatto un sequestratore. Però è grave che un potere dello Stato intervenga sulle prerogative di un altro potere dello Stato. Come è possibile che un ministro dell' Interno non possa bloccare i barconi o tutelare i confini. Per questo al Senato chiederò se siamo ormai in una Repubblica giudiziaria». L' alternativa, appunto, è quella del «dire andiamo avanti, processatemi». Salvini rallenta un po', la foga si raffredda e prosegue quasi con distacco: «Peraltro, io mi sveglio alla mattina in una città in cui si legge sui muri "sparate a Salvini"».

Un riferimento alla scritta con vernice spray apparsa su un muro della Barona, a Milano: «Non sparare a salve, spara a Salvini». Il ministro dell' Interno scuote la testa: «Stiamo inseguendo dei terroristi, non è un bel segnale». Ma secondo lui «anche a sinistra qualcuno dovrebbe farsi un esame... Tutti quegli pseudo intellettuali che non fanno che darmi del fascista, del razzista, del demonio...poi rischiano di trovare menti deboli che danno loro retta».

presidio a catania per i migranti

 

Poi, la rabbia torna a farsi sentire nella voce di Salvini: «Sto preparando una legge per cercare di tenere in galera gli spacciatori. Per evitare che in nome della piccola quantità che gli viene trovata, questi tornino in strada il giorno dopo. Per questo ministro, si ipotizza una pena fino a quindici anni di carcere...».

 

laura boldrini a bordo della diciotti 1

Resta il fatto che la decisione finale, quella di chiedere di andare a processo senza avvalersi del responso parlamentare, resta ancora da prendere. Salvini in giornata ha sentito Luigi Di Maio, ma di più non dice. Nella diretta Facebook del pomeriggio, il capo leghista aveva parlato del voto in Senato: «Sono sicuro dei senatori della Lega, ma ora vediamo come voteranno tutti gli altri...». Per poi aggiungere: «Chiederò al popolo italiano se devo continuare a fare il ministro». Un riferimento alle elezioni europee. Poi, con il passare delle ore ha preso corpo l' idea di andare a processo: «Ma voglio dormirci sopra».

Ultimi Dagoreport

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...