IL SALVAFI-RENZI – NEL DECRETO SALVA-ROMA SPUNTA UN CONDONO TOMBALE PER SANARE GLI SPERPERI DA 50 MLN DEL COMUNE DI FIRENZE – BEFFATA LA CORTE DEI CONTI CHE AVEVA MESSO SOTTO ACCUSA DIRIGENTI E SINDACALISTI COMUNALI

Giacomo Amadori per "Libero Quotidiano"

La pietra nello stagno l'ha gettata il capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta, il quale su Twitter ha scritto due giorni fa: «Salva Roma: passata norma che dispone condono tombale per somme illegittimamente versate a dipendenti pubblici. Scritta per comune Firenze?».

In effetti nel capoluogo toscano la questione delle indennità e dei premi pagati "a pioggia" e, sembra illegittimamente, ai propri dipendenti sta diventando una questione che desta allarme. E non solo a Firenze.Anche il comune di Vicenza pare avere lo stesso problema. E sarebbero in corso in tutta Italia 66 istruttorie della Corte dei conti (24 nella sola Toscana) sugli sprechi connessi alla cosiddetta "contrattazione decentrata". Tutto inizia nel 2008 quando un consigliere comunale di Firenze invia all'allora ministro per la Pubblica amministrazione Brunetta un'interrogazione sulle indennità accessorie dei dipendenti di Palazzo Vecchio.

Immediatamente il Ministero dell'Economia e delle finanze (Mef) invia i propri ispettori. Alla fine questi annotano che il pagamento dei soldi avveniva «in modo e quantità difformi rispetto alle previsioni dell'articolo 17 del contratto nazionale di lavoro dell'1 aprile 1999». Il procuratore della magistratura contabile Angelo Canale decide di vederci chiaro e inizia a studiare la cosiddetta "contrattazione decentrata", ovvero quella affidata alle periferie, in aggiunta ai contratti nazionali.

In particolare punta i riflettori sul "Fondo per il salario accessorio" per i dipendenti. Una parte è stabile e dovrebbe servire per pagare le indennità e un'altra è variabile e viene utilizzata per finanziare progetti e premi. In tutti i comuni questi riguardano il 10-20 per cento dei dipendenti, mentre a Firenze e nella maggioranza dei municipi della rossa Toscana le "peo", "progressioni economiche orizzontali", che in base alla legge dovrebbero essere legate al merito, vengono concesse alla quasi totalità dei dipendenti.

Unici requisiti richiesti: essere assunti da almeno un anno e non avere subito sanzioni disciplinari. Alla faccia della meritocrazia. Con questa logica i premi entrano negli stipendi e diventano un costo fisso, per un importo di circa 9 milioni l'anno nella sola Firenze. Per questo i tecnici del comune, secondo l'accusa, scelgono il gioco delle tre carte e introducono nel fondo la voce "altre risorse".

Una novità assoluta, che, secondo i magistrati, avviene all'insaputa dei politici, visto che la costituzione del fondo è un atto gestionale di competenza della dirigenza. Ma quando gli ispettori del Mef scoprono la terza voce non prevista dalle norme, anzi ancorata a una norma abrogata, lanciano l'allarme. Sos che non deve essere giunto all'orecchio dell'allora sindaco Matteo Renzi, visto che dopo il suo sbarco (nel 2009) a Palazzo Vecchio, i dirigenti pensano bene di spostare le indennità nella parte variabile del fondo, qualificandole come "progetti".

Questa volta con l'avallo di personalità vicine al neo premier. Ma i progetti di produttività sono tutt'altra cosa. Per questo la Corte dei conti calcola che l'assalto alle casse comunali sia durato sino al 2012 e che il possibile danno erariale vada quantificato in circa 50milionidi euro: 10 l'anno a partire dal 2007. Una cifra che, sanno bene pure i magistrati, non rientrerà più nelle casse pubbliche.

Ma, almeno simbolicamente, qualcuno dovrà rispondere di questo sperpero di denaro. Così la procura contabile ha citato in giudizio 25 tra dirigenti, revisori dei conti e sindacalisti, protagonisti di quelli scellerati accordi. Dovranno essere loro a risarcire il danno erariale. Per quanto possibile. L'udienza è fissata per il 2 luglio 2014. Ma per evitare questo processo alla "concertazione" tra le parti sociali, in cui per la prima volta sono chiamati a rispondere i sindacalisti, è iniziata una guerra di trincea. I dirigenti citati in giudizio hanno pensato bene di chiedere la messa in mora dei dipendenti che hanno ricevuto gli "ingiusti"premi.

Per questo sono partite 3.233 lettere per altrettanti lavoratori che dovrebbero risarcire dai 100 ai 18 mila euro a testa. Eppure la Corte dei conti ha richiesto indietro i soldi solo a dirigenti e sindacalisti. E allora perché quelle epistole? «Una delle condizioni dell'azione risarcitoria è che il danno sia stabilizzato, effettivo» spiega un tecnico a Libero. «L'aver posto un problema di restituzione di denaro rende il danno indefinito e di conseguenza blocca quell'azione».

Oltre ai dirigenti hanno provato a disinnescare l'azione dei magistrati contabili pure due senatori del Pd che avevano inserito un emendamento al decreto Milleproroghe del 30 dicembre 2013 del governo di Enrico Letta. I due parlamentari Giorgio Santini (sindacalista di Vicenza) e Franco Mirabelli (ex Ds milanese, oggi esponente della corrente Pd Area democratica) avevano inserito questo articolo: «Per le regioni e gli enti locali che hanno rispettato il patto di stabilità interno, la vigente disciplina in materia di spese ed assunzione di personale (...) e che non abbiano comportato il superamento dei vincoli finanziari previsti per la costituzione dei medesimi fondi, non si applicano le disposizioni» sulla contrattazione decentrata previste nel decreto legislativo numero 40del 2001.

Ma dopo un'attenta lettura si era capito che questo comma non salvava comunque Firenze, anche per l'opposizione del Mef e per lo sforamento del tetto di spesa del personale. In ogni caso il Milleproroghe è caduto e nel capoluogo toscano è riscoppiato il panico.

Anche perché il primo citato in giudizio a luglio è Carlo Paolini, ex segretario comunale di Firenze e consulente dell'Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani di cui Graziano Delrio, oggi sottosegretario alla presidenza del consiglio, è stato presidente (quando era sindaco di Reggio Emilia); per non parlare del segretario generale di Palazzo Chigi Mauro Bonaretti, ex direttore generale di Reggio Emilia e membro di commissione dell'Anci.

Una lobby, quella dei sindaci e dei dirigenti comunali, che sembra funzionare a pieno regime. E così l'emendamento è stato inserito all'interno del cosiddetto decreto Salva Roma partorito dal governo Renzi. Una mossa che alla Corte dei conti non si attendevano, tanto meno dal Rottamatore.

Il quale non solo è stato preservato da ogni accusa, ma inizialmente non si era nemmeno schierato a favore di quel sistema di "erogazioni a pioggia", attirandosi gli strali di sindacati e dipendenti. «È un decreto su licenza. In questo modo potrebbe cadere la responsabilità amministrativa dei citati in giudizio» riflettono in viale Mazzini, sede della Corte dei conti fiorentina.E quindi l'udienza del 2 luglio potrebbe diventare una farsa.

Il procuratore Canale nel discorso d'inaugurazione dell'anno giudiziario aveva pronunciato parole forti: «Il tema generale è la legalità: o la si vuole veramente, pure se a volte la medicina è amara, o si fa finta di volerla,mentre nei fatti si perseguono, talvolta con strumenti giuridici viziati, interessi che non sono di tutta la collettività,ma di parte».

Tra gli strumenti «giuridici viziati» c'è sicuramente anche il Salva Firenze. O per lo meno la versione messa a punto tre notti fa in commissione e contestata da Brunetta. Una sanatoria tombale che non solo salva le indennità già assegnate,ma che legittima un concetto pericoloso: la possibilità di utilizzare il denaro pubblico al di fuori delle regole. Magari in cambio di voti. Con buona pace della magistratura contabile.

 

RENZI E DELLA VALLE A FIRENZE FOTO ANSA RIUNIONE DELLO STAFF DI RENZI A FIRENZEnapolitano renzi firenze MATTEO RENZI FA LO STARTER ALLA FIRENZE MARATHONMATTEO RENZI CONFERISCE LA CITTADINANZA ONORARIA DI FIRENZE A ROBERTO BENIGNI Matteo Renzi Sindaco Firenze

Ultimi Dagoreport

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…

la scala opera attilio fontana ignazio la russa daniela santanche santanchè matteo salvini

A PROPOSITO DI… QUANTO PIACE LA MATRICIANA ROMANA - IL FORFAIT DELLE ISTITUZIONI ALLA PRIMA DELLA SCALA, IVI COMPRESO LA SECONDA CARICA DELLO STATO, IL SICULO-MILANESE IGNAZIO LA RUSSA, HA SPINTO IL GOVERNATORE DEL PIRELLONE LOMBARDO, ATTILIO FONTANA, INDOSSATI I PANNI DI NOVELLO ALBERTO DA GIUSSANO A DICHIARARE: “ANCHE SE TUTTI APPREZZIAMO LA MATRICIANA, IL NORD DÀ FASTIDIO” – DÀ COSÌ FASTIDIO CHE NEL GOVERNO DELLA “PULZELLA” DELLA GARBATELLA, SIEDONO BEN 6 MINISTRI “LUMBARD” SU 24. E BEN 5 SONO DELLA LEGA – A RISPONDERE A FONTANA, CI HA PENSATO IL RODOMONTE DEL CARROCCIO, SALVINI: “TRA UNA MATRICIANA E UNA CARBONARA TROVI I SOLDI PER SISTEMARE LE CASE POPOLARI”…