1. IN ATTESA DI DEVASTANTI INTERCETTAZIONI MPS, IN ARRIVO LA PROSSIMA SETTIMANA DIRETTE AL GRUPPO DIRIGENTE, NEL PD SEMBRA APPROSSIMARSI L'ERA DEL DOPO-BERSANI, IN CONTEMPORANEA CON QUELLA DI MATTEO RENZI, DA SEMPRE UN CORPO ESTRANEO 2. IL DALEMONE MATTEO ORFINI: “SE RENZI SI CANDIDA NOI DOVREMO PER FORZA SCEGLIERE UN CANDIDATO CHE CONTRASTI LA SUA LINEA”. E CHI MEGLIO DI FABRIZIO BARCA? 3. AGGIUNGE: “PER L'ABOLIZIONE DEL FINANZIAMENTO AI PARTITI SONO DUE MILIARDARI, CIOÉ BERLUSCONI E GRILLO. AVETE IDEA DI QUANTO COSTA IL SERVICE DI PIAZZA SAN GIOVANNI?” 4. FASSINA: “RENZI È L'UNTO DEL SIGNORE NELLA PROPAGANDA MA SE PENSIAMO CHE METTIAMO UNO GIOVANE BELLO E BRILLANTE E RISOLVIAMO I PROBLEMI SIAMO FUORI STRADA" 5. DAGO-GOVERNO. 1) BARCA PER UN GOVERNO CON TECNICI E POLITICI 2) CANCELLIERI PER LEGGE ELETTORALE PIÙ ELEZIONI 3) IGNAZIO VISCO PER UN GOVERNO TECNICO. E SACCOMANNI A BANKITALIA PER LA GIOIA DI DRAGHI 4) BERSANI CON TECNICI GRADITI AI GRILLINI

1. DAGO-IPOTESI
1) Fabrizio Barca per un governo con tecnici-politici 2) Cancellieri per nuova legge elettorale più elezioni 3) Ignazio Visco per un governo tecnico (Saccomanni a Bankitalia per la gioia di Draghi) 4) Bersani con tecnici graditi ai grillini

2. PD, IPOTESI PRIMARIE CON RENZI E BARCA - CIVATI: «NON CREDO ANDREMO AL VOTO CON BERSANI»
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera"

Dei due protagonisti del futuro del centrosinistra uno era assente, alla riunione della Direzione del Pd, perché non ha nemmeno la tessera in tasca, l'altro, invece, ha timbrato il cartellino per pochissimo tempo.

L'era del dopo-Bersani sembra approssimarsi, ma i discorsi che ieri aleggiavano nella sala del «parlamentino» del Partito democratico non oltrepassavano quella soglia. Si fermavano pochi centimetri prima per non inficiare il compromesso trovato dai maggiorenti di Largo del Nazareno. Solo Pippo Civati, alla fine dei lavori, ha ammesso apertamente che la fase è cambiata: «Non credo proprio che andremo alle elezioni con Bersani».

Sono Matteo Renzi e Fabrizio Barca i possibili sfidanti delle primarie che verranno. Il primo ieri ha fatto solo una capatina. Ha ascoltato il segretario, seguito l'intervento di Dario Franceschini (con cui dopo ha parlato un po'), ha chiacchierato con Walter Veltroni, quindi si è dileguato. Del resto, lo aveva già detto la sera prima ai collaboratori e ai parlamentari amici: «Andrò in Direzione giusto per dare un'occhiata, ma non parlerò. Quello che ho detto finora basta e avanza».

E quello che ha detto è che «se ci sarà un secondo giro» lui rientrerà con «le primarie»: «Certo non mi faccio cooptare da quelli». Già, perché Renzi sa che di questi tempi, con i grillini che incalzano, sarebbe impensabile non ricorrere al voto dell'elettorato per scegliere il candidato alla presidenza del Consiglio.

L'altro protagonista del centrosinistra che verrà, Barca, non partecipa alla Direzione. Il ministro per la Coesione territoriale non si è nemmeno collegato in streaming per seguire la riunione. Aveva altro da fare: definire gli ultimi accordi di un contratto istituzionale Sassari-Olbia per dare una strada civile ai cittadini di quelle zone: «Ci sono stati ben 90 morti negli ultimi anni per le condizioni di quelle strade».

Di lui si parla anche come del possibile premier di un governo del Presidente, ma Barca ha sempre smentito, almeno ufficialmente, di voler imboccare quella via. È un'altra la sua passione: «Mi voglio impegnare in politica», ammette. E lo affascina l'idea di «aggiornare la forma-partito».

Per Bersani il ministro «è una risorsa sia per il partito che per il governo». Per quella fetta del Pd a cui non piace Renzi potrebbe essere l'uomo da contrapporre al sindaco di Firenze. «Se Renzi si candida - spiega ad alcuni amici Matteo Orfini - noi dovremo per forza scegliere un candidato che contrasti la sua linea». E chi meglio di Barca? Il quale, peraltro, potrebbe arrivare a quella candidatura da una posizione di vantaggio (o di svantaggio, a seconda di come la guarda) rispetto al competitore Renzi. Infatti il ministro per la Coesione territoriale potrebbe essere eletto segretario del Pd, dal momento che Bersani ha più volte chiarito che lui non intende ripresentarsi al prossimo Congresso.

Ma nella riunione della Direzione non è giunta nemmeno l'eco di queste indiscrezioni, benché nei corridoi del Nazareno i dirigenti del Pd non parlassero d'altro. Anche perché il «parlamentino» con il suo esito prefissato non destava poi troppo interesse: sono stati in molti gli esponenti del partito che si sono allontanati all'ora di pranzo senza fare più ritorno in Direzione. La riunione, in effetti, è stata una tappa interlocutoria, che è servita solo a rinviare lo scontro interno di qualche settimana.

Scontro che, però, appare inevitabile, dal momento che ognuno interpreta l'esito della Direzione come più gli aggrada. Bersani non ha parlato di elezioni per ottenere i voti di quasi tutti, ma questo non significa che abbia cambiato idea.

Con i suoi, ieri, ha ragionato così: «Io non potrò mai sostenere un Monti bis o un esecutivo tecnico o un governo del Presidente, con i voti del Pdl e del centro e senza quelli dei grillini. È inutile che mi vengono a dire che una di queste opzioni è necessaria per risolvere l'emergenza italiana: è vero il contrario, sarebbe un suicidio per il Paese. Come dimostra il fatto che nell'ultima fase di Monti eravamo alla paralisi. La strana maggioranza non può ripetersi, allora è meglio tornare alle urne».

Ma l'ipotesi di tornare al voto in tempi rapidi trova la contrarietà di molti nel Pd. Un nome per tutti, Walter Veltroni: «Sarebbe una pazzia», è il ritornello dell'ex segretario del Partito democratico che non nasconde la sua preoccupazione. Mentre Paolo Gentiloni insiste sull'opportunità di lascia fare al capo dello Stato. A cui si affidano ormai tutti quelli che guardano con più di una perplessità alla linea del segretario. Il quale però continua a dire ai collaboratori che una soluzione diversa dalle elezioni e dalla maggioranza con il Pdl potrebbe ancora esserci. Lui sembra crederci.

E' un'opzione che coinvolge i grillini. Non tutti, ovviamente, perché il segretario del Pd sa bene che questo non è possibile. Se il leader del Partito democratico va avanti con i suoi otto punti come se nulla fosse un motivo c'è. Una parte dei parlamentari grillini viene dalla sinistra, i dirigenti locali del Pd li conoscono, la maggioranza è vicina alle posizioni di «Giustizia e libertà». È una fetta del Movimento 5 Stelle che in Senato potrebbe consentire al governo Bersani di ottenere la fiducia. Finora, i nomi di questi grillini sono «coperti», perché non vi è la certezza che l'operazione riesca. Certo, sarebbe un colpaccio per il segretario che tutti, o quasi, considerano ormai sul viale del tramonto.

3. PD: ORFINI, SE SI TORNA AL VOTO NUOVE PRIMARIE
(ANSA) - "Se si tornerà a votare si faranno le primarie e vedremo. Chiaramente ci saranno più candidati e non ci saranno automatisti: non è automatico che sarà Bersani il candidato, anzi mi pare complicato, ma non è automatico che possa essere Renzi. Ci saranno le primarie e ci sarà una sfida". Lo ha detto Matteo Orfini del Pd durante la trasmissione Omnibus su La7. "Abbiamo parlato tutti, sui giornali e in televisione, però nel momento in cui si discute tra noi, l'opportunità di confrontarsi non andrebbe sprecata", ha poi aggiunto a proposito della decisione di Matteo Renzi di lasciare la direzione senza parlare. "Sarebbe stato importante ascoltarlo. Comunque nulla di drammatico".

Quanto all'intervista al 'Messaggero', "ha ragione Renzi, sarà una legislatura breve: se un governo riuscirà a nascere comunque non sarà un governo di legislatura, questo mi pare evidente e lo condividiamo tutti perché - spiega - il dato elettorale non consente una stabilità di numeri".

Per Orfini insomma "si può provare a fare qualcosa, se ci si riesce, ma poi si tornerà al voto" e "non per scetticismo, ma consapevolezza delle difficoltà". Infine la questione del finanziamento pubblico ai partiti: "Sono convinto che il finanziamento pubblico ai partiti così com'é faccia schifo, ma che in qualche modo vada mantenuto, perché è l'unica garanzia che consente a uno povero, di una città povera d'Italia di fare politica. Non a caso chi è per l'abolizione sono i partiti di due miliardari, cioé Berlusconi e Grillo. Avete idea di quanto costa il service di Piazza San Giovanni? Io sì e non è gratis e voi pensate che un partito come quello, senza Grillo e Casaleggio che ha dato loro visibilità e finanziamenti, l'avrebbe potuto fare? Non sarebbe stato possibile - ha concluso Orfini - e un ragazzo di Vibo Valencia non potrebbe mai diventare Grillo".

4. GOVERNO: FASSINA, NO A PDL O TECNICI, O M5S O SI VA A VOTARE
(ANSA) - "Non siamo disponibili ad alcun accordo con il Pdl. Se non ci sono le condizioni per fare un governo di cambiamento con il M5S si deve tornare alle elezioni". Questa la posizione di Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, ospite di "24 Mattino" su Radio 24. "Nel pacchetto degli 8 punti - ha aggiunto Fassina - ci sono proposte che il Pdl ha sempre rigettato come la legge sul conflitto di interessi e misure serie anti corruzione. Berlusconi è indagato per compravendita di parlamentari, reato gravissimo. Il Pdl con Berlusconi non ha la credibilità innanzitutto morale per essere interlocutore in una fase di cambiamento".

Fassina guarda invece al movimento di Grillo: "Il programma di Bersani è rivolto al Parlamento. Ci sono risposte a domande che il M5S ha intercettato, si confrontino e si assumano le loro responsabilità. Altrimenti i cittadini valuteranno chi vuole risolvere i problemi e chi vuole solo cavalcare solo la protesta. Però non siamo disponibili ad alcun accordo col Pdl, in qualunque forma venga presentato, governo tecnico, del presidente, di larghe intese. Se non ci sono le condizioni per fare un governo di cambiamento e si vuole tentare con un governo che continua con l'agenda Monti, sonoramente bocciata dagli elettori, allora dico che è meglio si torni alle elezioni".

Fassina poi ha attaccato duramente l'analisi di Matteo Renzi che oggi in un'intervista al "Messaggero" ha detto 'ho perso le primarie ma forse avrei vinto alle urne': "Non credo sia un'analisi fondata - ha detto Fassina -. Renzi ha perso le primarie con un programma che era sostanzialmente l'agenda Monti. L'agenda Renzi è stata travolta dal risultato elettorale. E' una leggenda metropolitana che con lui andremmo meglio.

Forse potremmo intercettare qualche sparuto elettore più attento ai costi della politica, ma sul piano economico e sociale la proposta di Renzi si è dimostrata nettamente minoritaria. A me piacerebbe parlare di analisi, non di persone. Questa scorciatoia per cui entra in campo un altro "Unto del Signore" la trovo povera di prospettive e risultati immediati. Lui è l'Unto del Signore nella propaganda con cui viene raccontato ma se pensiamo che mettiamo uno giovane bello e brillante e risolviamo i problemi siamo fuori strada".

 

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