ROTTAMARE IL GOVERNO - RENZI HA CAPITO CHE NESSUNO VUOLE IL MAGGIORITARIO E POTREBBE APRIRE ALL'ACCORDO CON IL CAVALIERE DECADUTO

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

La sentenza della Corte Costituzionale è destinata a produrre una serie di effetti dirompenti che non è facile calcolare oggi. Ma c'è un rischio che è possibile mettere già in conto e riguarda le mosse di Renzi e Berlusconi. Per quanto paradossale possa sembrare, i due potrebbero avere un interesse comune non collimante con quello del premier Letta e del suo vice Alfano.

Il sindaco di Firenze, che sarà incoronato segretario del Pd alle primarie di domenica prossima, in un primo momento cercherà una «sponda maggioritaria» tra gli alleati di governo. Poi, se non la troverà, guarderà fuori questo perimetro. Cercherà un interlocutore per votare in Parlamento una legge elettorale bipolare che consenta di conoscere la sera stessa delle elezioni il vincitore e chi governerà. Un obiettivo che il ministro per le Riforme Quagliariello considera «un'illusione» perché «la certezza non si può avere finché saremo in un sistema parlamentare».

Invece è esattamente quello che chiede Renzi. Certamente non vorrà andare a votare con ciò che resta del Porcellum dopo la mannaia della Consulta, cioè un proporzionale puro che favorirebbe la frammentazione, perpetuando in eterno le larghe intese. Il sindaco di Firenze pensa che è proprio quello che vorrebbe Alfano (solo lui?) per sganciarsi da Berlusconi, per non essere costretto ad allearsi con Forza Italia.

Dice Francesco Clementi, costituzionalista di fiducia di Renzi, uno dei saggi nominati dal capo dello Stato: «Quagliariello sostiene che conoscere la sera stessa delle elezioni chi governerà è un'illusione. Ecco, è un modo per dire che a decidere devono essere i partiti dopo il voto e non i cittadini prima del voto. Ho l'impressione che l'unico a essere interessato a una legge maggioritaria e governante sia Renzi. Al momento, non saprei dire degli altri attori della politica».

Gli altri attori della politica stanno al governo e all'opposizione. Al governo Letta e Alfano pensano di procedere entro Natale con una proposta precisa di riforma istituzionale: fine del bicameralismo perfetto e riduzione del numero dei parlamentari. Solo dopo si potrà parlare di quale legge elettorale scrivere. «In genere prima di iniziare una partita - spiega Quagliariello - si stabilisce quali sono le squadre che giocano e in quale campo si gioca».

Renzi ha un'idea diversa. Non crede ai due tempi, vuole sapere subito dove si a parare con la legge elettorale. Ed è convinto che alla fine si farà come vuole lui, perché in Parlamento «ci sono gruppi che hanno una fifa matta di tornare alle elezioni». Tra questi è convinto ci sia il Nuovo Centrodestra di Alfano e Quagliariello che sarebbe triturato da Berlusconi.

E allora avanti con la discussione sul nuovo sistema elettorale, che si faccia alla Camera dove, osserva Renzi, «c'è la possibilità di fare una legge che permetta a chi vince di governare come succede per i sindaci». Alla Camera, non a caso, dove si possono incontrare i bipolaristi maggioritari che ci sono nel Pd e all'opposizione, senza escludere Berlusconi e Grillo. Al Senato invece il Nuovo Centrodestra di Alfano e i Popolari di Mauro e Casini richiuderebbero le riforme nel perimetro della maggioranza che sostiene il governo.

No, per i renziani la politica dei due tempi (prima le riforme istituzionali, poi quella elettorale) nasconde una trappola, è pretestuosa, perfino ipocrita. «Il rischio è che alla fine non si faccia né l'uno né l'altro», osserva Clementi. In questo clima politico è difficile capire con chi fare le riforme: con le sole forze della maggioranza o aprendo al resto del Parlamento? Così ragionano i renziani che sottolineano tutta la carica dirompente della sentenza della Consulta.

Ne è consapevole, dal suo punto di vista, pure Berlusconi: «La Corte ha blindato l'esecutivo e con il ritorno al proporzionale ci fa ripiombare nella Prima Repubblica». Ma Forza Italia, dice il voce capogruppo del Senato Anna Maria Bernini, «impedirà questo tentativo di restaurazione».

Ma cosa conviene fare al Cavaliere. Intanto mettere zizzania nella tra le fila della coalizione di governo, evitare che venga fatta una legge elettorale che aiuta i piccoli partiti e non i due maggiori, Pd e Forza Italia. Tenderà la mano a Renzi? Adesso non si muove, attende di vedere come si muoverà il prossimo segretario del Pd le cui intenzioni, dopo la sentenza della Consulta, non sembrano più collimare con quelli di Letta e Alfano.

 

 

RENZI E BERLUSCONIMatteo Renzi BerlusconiSilvio BerlusconiQuagliariello Rutelli e Mazza LETTA E ALFANO FESTEGGIANO IN SENATO

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