DALEMONI NELLA MONNEZZA GENOVESE - I PM CHIEDONO IL RINVIO A GIUDIZIO DEL NIPOTE DI MASSIMO, PIETRO D’ALEMA, PER ABUSO D’UFFICIO: HA DATO CONSULENZE DA 400MILA € ALL’AZIENDA PER CUI LAVORAVA PRIMA DI DIVENTARE AMMINISTRATORE DELL’AMIU (RIFIUTI URBANI) - LE CONSULENZE SONO STATE ASSEGNATE SENZA GARA, TRA CUI UNA PER UN TERMOVALORIZZATORE MAI FATTO - LA CORTE DEI CONTI LO AVEVA GIÀ CONDANNATO….

1- L'INCHIESTA SULL'AMMINISTRATORE DELEGATO DI AMIU, PIETRO D'ALEMA, DOPO LA SEGNALAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI
Marco Grasso per "il Secolo XIX"

Quelle consulenze, affidate senza bando e con procedure troppo "sbrigative", erano già finite nel mirino della Corte dei Conti. Ora a interessarsi del caso Amiu è anche la Procura. Ieri il pubblico ministero Francesco Pinto ha chiesto il rinvio a giudizio per Pietro Antonio D'Alema, amministratore delegato di Amiu, accusato anche di aver preso scelte che hanno danneggiato il Comune. L'ipotesi di reato per lui è di abuso di ufficio. Nel mirino ci sono gli incarichi ottenuti in maniera diretta da Axteria spa, un'azienda di cui D'Alema - manager quarantenne nipote del più famoso Massimo, big del partito democratico - in passato era stato consulente.

Il caso nasce da tre assegnazioni, molto importanti, avvenute nel 2006. Tre consulenze da circa 200mila euro l'una, che riguardavano progetti strategici per l'azienda e per la città. Come la gestione dell'inceneritore, il ripensamento del ciclo urbano dei rifiuti e anche le strategie di mercato che la ditta municipalizzata avrebbe dovuto perseguire negli anni successivi, dalle fusioni con altre realtà internazionali fino alla ristrutturazione interna.
Il primo accordo a finire nel mirino dei pm risale al 23 giugno 2006: Pietro D'Alema, nella sua qualità di amministratore delegato, fece pagare 223.500 euro (metà fatturati nel 2007) ad Axteria spa, «per supportare la riorganizzazione dei servizi operativi di raccolta e spazzamento».

Un'intesa a cui ne segue subito un'altra, affidata alla stessa ditta. Un incarico da 218.385 euro il 24 ottobre 2006, in quel caso per «supportare il percorso per la realizzazione e la gestione del termovalorizzatore di Genova (che in realtà non è mai stato fatto), l'eventuale riassetto societario del gruppo Amiu, la definizione di un nuovo modello di produttività aziendale ed eventuali alleanze strategiche nazionali e internazionali».

A monte di questi due episodi ne esiste un altro. La prima consulenza finita nel mirino porta la data del 13 gennaio 2005, lo sottoscrisse il predecessore di D'Alema, Carlo Garbini, in favore della "Earchimede Consulting" (poi divenuta Axteria spa) stipulando un contratto di consulenza gestionale per la creazione di una NewCo - una nuova società specializzata - con l'incarico della gestione di impianti sportivi: il costo fu 169.050 euro, 110 mila fatturati nel 2006. Fatti che hanno riguardato l'inchiesta della Corte dei Conti, ma ormai sono caduti in prescrizione.

La magistratura contabile aveva già bacchettato l'amministratore di Amiu e lo aveva obbligato a pagare 11.047 euro per il danno provocato alle casse pubbliche. Una decisione la cui importanza non è la cifra ma la condanna di un "metodo". Sarebbe bastato disporre dei normali preventivi per garantire un risparmio, secondo i giudici.
Nella relazione degli inquirenti è finito anche un pagamento elargito da Amiu per garantirsi uno stand a una Festa dell'Unità. Un versamento di 18mila euro considerato "anomalo", passato attraverso un'intermediaria, l'Apg allestimenti. Ma gli accertamenti non hanno portato alla luce alcun reato in questo caso.

Nelle carte della Procura emerge anche un conflitto di interessi che riguarda D'Alema, ex consulente della Earchimede, passato poi dall'altra parte della barricata, nel ruolo di chi i lavori li affidava. Una condotta già definita dagli uomini della Corte dei Conti «quantomai inopportuna».

2- INTERVISTA A PIETRO D'ALEMA...
Francesca Forleo per "il Secolo XIX"

«Come si fa a scegliere un consulente strategico, un incarico fiduciario, con una gara di appalto? Come si fa a valutare chi è il migliore al buio?».

Esordisce così, dopo aver saputo della richiesta di rinvio a giudizio per abuso d'ufficio nell'affidamento di alcune consulenze senza gara di appalto, Pietro D'Alema, numero uno di Amiu.

Si aspettava questa conclusione da parte del pubblico ministero?
«Tenga conto che formalmente non lo so. Lo apprendo da voi».

Perché ha affidato la consulenza senza gara di appalto, violando delle leggi?
«Innanzitutto la norma era appena cambiata e non era così chiara. E poi era la società migliore, che ci ha fatto risparmiare due milioni di euro all'anno».

La società è l'Axteria, per cui lei lavorava quando ancora si chiamava Earchimede Consulting.
«Si, ero dipendente e socio, ma ovviamente ho restituito le quote quando sono entrato in Amiu. E in Amiu sono entrato dopo aver lavorato come consulente, proprio grazie al rapporto di fiducia maturato nel tempo».

Ragion per cui ha affidato due ulteriori consulenze che la Corte dei conti ha già dichiarato illegittime?
«Insisto, i fatti ci danno ragione. Abbiamo ristrutturato l'azienda bene e in poco tempo risparmiando un sacco di soldi. La mia speranza è di riuscire a dimostrare la mia buona fede».

Con la Corte dei conti, fino a oggi, non ci è riuscito.
«No, ho avuto una multa da poco più di diecimila euro, ma ho fatto ricorso. Come ho detto, ho scelto per il meglio, come si fa con i medici e gli avvocati: ci vuole il meglio, e la massima fiducia. Ma quando ci penso mi domando, perché non ho fatto una ricerca di mercato?».

 

PIETRO ANTONIO D'ALEMAPIETRO ANTONIO D'ALEMAMASSIMO D'ALEMAAMIU GENOVA

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