massimo cacciari

NOI, PRIGIONIERI DEL GOVERNISMO – CACCIARI: "IL VOTO DEI RESIDUI ELETTORI È DEL TUTTO FLUTTUANTE, COMPLETAMENTE ESTRANEO ALLE VECCHIE FAGLIE PARLAMENTARI DI DESTRA, CENTRO E SINISTRA. OGGI I PARTITI SI SONO AUTO-DISCIOLTI IN OBBEDIENZA ALLA CULTURA DOMINANTE. È ORMAI INEVITABILE PENSARE A UN MODELLO PRESIDENZIALISTICO? CON QUALI EQUILIBRI E GARANZIE? POSTO CHE L'EMERGENZA DIVENGA LA NOSTRA CONDIZIONE NORMALE, COME "CUSTODIRE" L'IDEA DI PERSONA, CHE È UNO DEI PILASTRI DEL NOSTRO VECCHIO ASSETTO COSTITUZIONALE?"

Massimo Cacciari per “La Stampa”

 

cacciari 29

A ogni tornata elettorale, sono ormai più o meno trent' anni, si ripete lo stucchevole rito del "chi ha vinto-chi ha perso", quando ormai è chiaro che il voto dei residui elettori, tolta una parte che va dileguando di tipo ancora "identitario", è del tutto fluttuante, completamente estranea alle vecchie faglie parlamentari di destra, centro e sinistra.

 

Si fatica a comprendere la nuova situazione culturale e politica in cui viviamo. Una situazione in cui nell'opinione pubblica dominano la "cura" per le ricorrenti emergenze, che solo a livello sovra-nazionale possono essere affrontate, e la irreversibile delusione, dopo i fallimenti delle "riforme" costituzionali, nei confronti di ogni strategia di riassetto istituzionale fondato sul ruolo delle autonomie e una visione federalistica dello Stato.

Cacciari

 

La funzione del lavoro intellettuale, se mai ve n'è una, non consiste nel fotografare lo stato delle cose, tantomeno nel farne apologia o nel deprecarlo; essa consiste nell'individuare la logica interna delle tendenze in atto e a che cosa queste possano condurre. Spesso tale logica viene oscurata o mistificata da ragioni contingenti di convenienza politica, altrettanto spesso si evita di fare i conti con essa e viene ignorata.

 

Il lavoro critico, senza alcuna presunzione anticipatrice, con sobrietà e freddezza, è chiamato a metterla in luce e a responsabilizzare nei suoi confronti. Ora, le tendenze di fondo sembrano chiare. Di fronte a "stati di emergenza" che si ripetono, e certamente si ripeteranno in futuro su scala ancora più larga, derivanti dal rapido mutare degli equilibri internazionali, dalla riconversione dell'apparato economico-produttivo, dalla "sfida ecologica", i principi dell'equilibrio tra legislativo ed esecutivo, della divisione dei poteri, del ruolo delle autonomie (nel senso più vasto, non solo amministrativo), sembrano diventare sempre più residui di un mondo di ieri.

massimo cacciari

 

L'accentramento decisionale trova in queste "fisiologiche emergenze" non solo una spinta formidabile, ma, sembra, anche un'innegabile giustificazione. La delega all'esecutivo si fa prassi costante, e sempre più il momento della ratifica diviene formale. La delega all'esecutivo diviene delega perché esso legiferi tout court.

 

La tendenza - che comporterebbe, al limite, la trasformazione dello "stato di emergenza" in "stato di eccezione" (quello che è proprio di una situazione di guerra) - viene al momento vissuta con incredibile leggerezza: chi si limita a giustificarla in base alla congiuntura, chi ne garantisce la provvisorietà e promette il rapido ritorno allo stato "normale", e chi ancora magari la depreca, ma da un punto di vista moralistico, astratto, senza capirne la potenza.

massimo cacciari accordi e disaccordi 2

 

Manca totalmente un pensiero critico e democratico che affronti questa logica delle cose (assai poco vichianamente provvidenziale, temo) per cercare di mostrarne le ultime, possibili conseguenze e per opporvisi dall'interno con idee costituzionali, giuridiche, politiche coerenti e praticabili.

 

E come potrebbero, d'altra parte, maturare visioni alternative nell'assenza di partiti politici? Una volta erano le dittature a distruggerli - oggi si sono auto-disciolti in obbedienza alla cultura dominante. Ciò che sta accadendo non è inquadrabile nelle vecchie idee. È ormai inevitabile pensare a un modello presidenzialistico? Con quali equilibri e garanzie? E la Regione quale funzione ha ancora, se la trasformazione dello Stato in senso federalistico appare ormai una vuota utopia? Ma, molto oltre queste domande, un'altra sorge, decisiva: posto che l'emergenza divenga la nostra condizione normale, fino, magari, a rendere necessaria una norma che preveda lo "stato di eccezione", come "custodire" quell'idea di persona, che è uno dei pilastri del nostro vecchio assetto costituzionale? È del tutto logico che laddove si debba affrontare un comune pericolo o un comune nemico i diritti della persona cedano il passo al supremo interesse della Nazione.

MASSIMO CACCIARI

 

Ma che avviene se pericolo e nemico si "normalizzano"? Pongo il problema, non ho soluzioni, credo però che sarebbe necessario ragionarci prima che gli eventi facciano da sé. Da certe manifestazioni di "pensiero" negli ultimi tempi ho tratto l'idea che alcuni ritengano del tutto ovvio che il concetto di persona vada "sussunto" in quello, diciamo così, di "comunità concreta", e che al posto di "relazioni personali" occorra porre, appunto, l'idea di ordinamento e di comunità.

 

CACCIARI

Ora, desidererei soltanto che si volesse comprendere a che inevitabilmente conducono queste idee e si procedesse con coerenza, senza infingimenti e ipocrisie. Queste idee comportano una radicale reinterpretazione della nostra Costituzione in una chiave di "Stato etico", condito magari in salsa rousseauiana, quella mal digerita dal movimento (movimento, non partito per carità, e anche qui ci sarebbe da fare un bel discorso) che detiene la maggioranza dei seggi nell'attuale Parlamento. Rimandare l'appuntamento con queste scelte culturali e politiche non farà che rendere ancora più drammatici il momento e i modi in cui dovrà avvenire.

 

mario draghi

La libertà è della persona o semplicemente non è. Tuttavia, è indubitabile che affermarla nelle attuali condizioni dell'organizzazione di massa, di fronte alla potenza del sistema economico, finanziario, mediatico che la regola in ogni movimento, che ne esige il sempre più capillare controllo per funzionare a regime, è compito infinitamente più arduo che nei decenni del secondo dopoguerra, fino a una generazione fa. La dimensione pubblica non è più organizzata da "dittature", ma da quel sistema. Prima che non resti al pensiero critico altro spazio se non il tacere o il volgersi alla selva di Thoreau (la democrazia americana nasce anche da queste idee), sarebbe utile pensare a quale "contraddittorio" con esso il Politico è ancora in grado di istituire, prima di trasformarsi in un'articolazione del suo funzionamento globale, in una rete di suoi competenti Commissari. E la democrazia nel governo di chi sa e di chi può, fusi in un unico universale Mandarinato.

MARIO DRAGHI AL SUMMIT DI BRDOcacciari

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....