
“NON CI FIDIAMO DI PUTIN” - I LEADER EUROPEI TEMONO UN NUOVO BLUFF DEL CREMLINO E SI DICONO PRONTI A INVIARE LE TRUPPE - OGGI SI RIUNIRANNO I CAPI DI STATO MAGGIORE DEI 32 PAESI NATO – LE MOSSE DELL’EUROPA, AD INIZIARE DALLA RICHIESTA DI UN CESSATE IL FUOCO, PER STANARE PUTIN E VERIFICARE SE SIA PRONTO A UN COMPROMESSO - KAJA KALLAS, ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA, DA' VOCE AI TIMORI SULLA SCARSA ATTITUDINE DEL CREMLINO A MANTENERE GLI IMPEGNI E CONFERMA PER SETTEMBRE UN NUOVO PACCHETTO DI SANZIONI...
vladimir putin donald trump anchorage alaska 2 foto lapresse
KALLAS: NON POSSIAMO FIDARCI DI PUTIN
“Non ci si può fidare di Putin per quanto riguarda il rispetto delle promesse o degli impegni assunti”. Lo scrive su X la responsabile della politica estera dell’Ue, Kaja Kallas.
L’EUROPA: I LEADER TEMONO UN NUOVO BLUFF DEL CREMLINO
Claudio Tito per la repubblica.it - Estratti
Andare a vedere se davvero Vladimir Putin ha in mano anche le carte della pace o se si tratta dell’ennesimo bluff. Il giorno dopo il summit di Washington, gli europei fanno il punto della situazione prima con il gruppo ristretto dei “Volenterosi” e poi in un Consiglio europeo convocato d’urgenza in videoconferenza.
EMMANUEL MACRON E VOLODYMYR ZELENSKY OSSERVANO LA COLLEZIONE DI CAPPELLI DI TRUMP
E nonostante le espressioni di ottimismo pronunciate in pubblico, le vere parole d’ordine sono: «Non ci fidiamo di Mosca». Nessuno crede che il Cremlino accetti davvero di dare una svolta alla guerra e di incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Perché dietro le mosse del presidente russo c’è una frase ripetuta anche durante il faccia a faccia con Donald Trump in Alaska: «Voglio risolvere le ragioni profonde della guerra». Che Putin individua in un presunto pericolo rappresentato dalla Nato e dalla volontà di ricostruire la “Grande Russia” riconquistando i territori che un tempo formavano l’Urss. E se, dunque, le «ragioni profonde» persistono, la via della pace viene considerata a Bruxelles lastricata di molti dubbi e tantissimi imbrogli da parte dello zar.
Ma l’obiettivo, concordato in primo luogo con il presidente americano, è quello di provare a mettere alle strette il Cremlino ed eventualmente svelarne il bluff.
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Come? Dichiarando la disponibilità a trattare e a mettere a disposizione una forza di interposizione a garanzia della conclusione della guerra. Infatti già da ieri sono iniziati i contatti tra i consiglieri per la sicurezza di Usa, Gran Bretagna e Ue per mettere nero su bianco i possibili dettagli per la sicurezza da offrire all’Ucraina. E oggi si riuniranno con le medesime finalità i capi di stato maggiore dei 32 Paesi Nato presieduti da Giuseppe Cavo Dragone, presidente del Comitato militare dell’Alleanza.
La premessa posta da Washington è che sul terreno non ci siano soldati statunitensi. I “Volenterosi” Francia, Regno Unito e Germania (non l’Italia per il momento) hanno dato per questo la disponibilità a farsi carico della missione con i loro militari. Su questo punto, però, si stanno manifestando tre nodi da sciogliere prima dell’eventuale incontro tra Putin e Zelensky. Il primo concerne proprio i rapporti tra Europa e America: nessuna garanzia di sicurezza fornita da una forza multinazionale è credibile senza l’impegno diretto statunitense. Non tanto sotto forma di truppe, ma sul piano logistico (senza la copertura radar e tecnologica dell’esercito a stelle e strisce nulla è praticabile) e aereo.
LA MAPPA DELL UCRAINA MOSTATA DA DONALD TRUMP A ZELENSKY ALLA CASA BIANCA
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Queste due condizioni sono indispensabili per verificare se Putin bluffa o meno. Se sia pronto - il terzo nodo - ad un compromesso e non solo ad una vittoria piena che comprenda la cessione dei territori, il disarmo dell’Ucraina, la nascita di un governo “amico” a Kiev e nessun ingresso nell’Ue e nella Nato. Respingere l’accordo per il Cremlino può essere allora semplice. Perché sia Bruxelles, sia Washington hanno già concordato di non poter accogliere queste quattro richieste e semmai di poter discutere solo la prima ma senza gli eccessi proclamati da Putin.
Per far ricadere la responsabilità di un mancato accordo, però, il diktat è evitare provocazioni verso Mosca. «Stiamo discutendo dei progressi compiuti nei nostri sforzi per la pace in Ucraina – ha detto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen -. A Washington sono proseguiti i colloqui su solide garanzie di sicurezza per l’Ucraina, sulla fine dello spargimento di sangue, sulle sanzioni e sul ritorno dei bambini rapiti».
foto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresse
L’impegno americano è accolto con soddisfazione e per l’Unione europea è appunto indispensabile non porre limiti all’autodifesa di Kiev che dovrà rafforzare il suo esercito e contare anche su una disposizione “simile” all’articolo 5 della Nato sulla mutua assistenza. Per l’Europa è fondamentale anche che tutto venga preceduto da un “cessate il fuoco”: «Come primo passo – ha detto Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo - la Russia deve porre immediatamente fine alle violenze». Mano tesa, dunque, ma anche pressione costante. Non a caso Kaja Kallas, l’Alto Rappresentante per la politica estera, ha confermato per settembre il nuovo pacchetto di sanzioni. Insomma il sentiero verso la pace non è ancora largo.
donald trump vladimir putin anchorage alaska foto lapresse
emmanuel macron donald trump giorgia meloni foto lapresse
giorgia meloni insegue trump e zelensky alla casa bianca foto lapresse
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emmanuel macron donald trump foto lapresse
volodymyr zelensky alexander stubb donald trump foto lapresse
vladimir putin e donald trump - anchorage alaska