NON SOLO NUCLEARE: USA E URSS VOLEVANO DISTRUGGERSI A COLPI DI PIOGGE ACIDE E TORNADO

1 - GUERRA FREDDA, QUANDO GLI USA USAVANO LA NATURA COME ARMA
Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

Giacomo Leopardi si lamentava della natura perché era «matrigna», ma chissà cosa avrebbe detto se avesse saputo che gli uomini avrebbero cercato di trasformarla in una vera arma, per sterminare i propri simili. Cambiamenti climatici generati per affamare i nemici, scioglimenti dei ghiacci per affogare le città portuali avversarie, deviazioni delle correnti marine e ostruzioni degli stretti per mutare i fenomeni meteo, perfino esplosioni nucleari finalizzate a provocare tempeste radioattive e incendi istantanei su enormi spazi abitati.

Tutto questo immaginato, se non progettato, da scienziati che durante la Guerra Fredda lavoravano a tempo pieno sul concetto strategico della «environmental warfare», la guerra condotta attraverso il catastrofismo ambientale indotto. Leggere «Arming Mother Nature», il libro dello storico Jacob Darwin Hamblin che uscirà a maggio, è come entrare negli incubi più terrificanti del dottor Stranamore. Solo che non si tratta della sceneggiatura di un film.

Il primo a pensarci era stato il presidente Eisenhower, che all'epoca del lancio dello Sputnik da parte dei sovietici aveva creato una commissione speciale guidata dal capitano della Marina Howard Orville, incaricata di studiare il potenziale uso della natura come arma. A questa iniziativa ne era seguita una in sede Nato, nel 1960, gestita dallo scienziato di origini ungheresi Theodore von Kármán. Due anni dopo la mano era passata a Edward Teller, padre della bomba a idrogeno, che era stato la stella di un incontro organizzato dall'Alleanza Atlantica a Parigi per scendere nei dettagli della «environmental warfare».

Dopo il lancio dello Sputnik, gli americani si erano convinti che i sovietici stessero lavorando ad armi di ogni genere, per la guerra totale: spaziali, nucleari, biologiche, chimiche e ambientali, come la costruzione di una diga sullo Stretto di Bering per cambiare traffico, correnti marine e clima. Quindi immaginarono ogni genere di risposta.

Annerire la superficie dei ghiacci poteva aumentare l'assorbimento della luce, facendoli sciogliere per provocare inondazioni. Un effetto simile era generabile attraverso esplosioni atomiche, mentre far saltare una bomba all'idrogeno nel mare avrebbe scatenato un serio effetto serra, grazie alla massiccia evaporazione dell'acqua.

Stesso discorso per potenziali tsunami. Deviare la Corrente del Golfo poteva modificare il clima in mezzo mondo. La scoperta delle «Van Allen radiation belts» aveva invece fatto pensare all'uso delle radiazioni per bloccare le comunicazioni, mentre l'esplosione di una bomba da 100 megatoni nell'atmosfera, a circa 80 chilometri di altezza, poteva scatenare enormi incendi e venti da uragano.

Di fronte a tanta devastazione potenziale, scienziati e militari si chiesero anche se non facevano prima a sganciare ordigni all'idrogeno sulle città. La risposta fu no: nel quadro della guerra totale, le catastrofi ambientali promettevano disastri più vasti, efficaci e duraturi.

2 - E INTANTO I RUSSI STUDIAVANO COME MANIPOLARE GLI URAGANI
Anna Zafesova per "la Stampa"

«La natura non è un tempio, è un'officina»: la frase, tratta da un romanzo dell'800, era uno slogan sovietico, di quelli scritti su striscioni rossi appesi per strada e nelle scuole. I risultati erano - e spesso sono ancora - ben visibili: nei paesaggi lunari delle miniere siberiane come nelle città costruite intorno ai «kombinat» chimici o alle acciaierie, nei villaggi sommersi sul Volga interrotto dalle dighe, a Cernobil, in quel che resta del lago Aral. Per il Paese che usava bombe atomiche per aprire pozzi petroliferi, l'ecologia era l'ultima delle preoccupazioni.

Figli del positivismo e dell'ateismo di Stato, i comunisti sovietici erano convinti che la scienza fosse onnipotente. Si progettava di dirottare i fiumi maestosi e inutili dell'Artico, per irrigare le pianure agricole. Oppure una megacartiera sul lago Baikal, la più grande riserva di acqua dolce del mondo. Le profezie sulle guerre della sete non erano ancora state scritte, e lo scioglimento dei ghiacci sembrava una buona idea per rendere abitabili immensi territori gelati, mentre i dissidenti sospettavano che Mosca provocasse terremoti nel Caucaso per punire i vassalli ribelli.

Progetti mai realizzati, perché impossibili o per le proteste della comunità scientifica. Il segretissimo istituto di ricerca «Taifun», che studiava la manipolazione degli uragani, venne chiuso. Delle pretese di dominare la natura restano i tentativi di bombardare le nuvole per evitare la pioggia nei giorni delle sfilate militari, senza molto successo. Però alcuni scienziati sostengono che gli Usa usino le «armi climatiche» contro i russi. La prova sarebbe il caldo incredibile dell'estate 2010 con decine di devastanti roghi: sarebbe colpa di un super impianto elettromagnetico in Alaska che può rendere rovente l'aria in ogni punto del pianeta.

 

URAGANO NUCLEARE GUERRA AMBIENTALE BOMBA A IDROGENO INCENDI IN RUSSIA TSUNAMI

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....