pablo iglesias

NON PODEMOS PIU’ – MITOMANE O RIVOLUZIONARIO? S’AFFLOSCIA IL CODINO DI PABLO “EL COLETA” IGLESIAS. ERA CONVINTO DI VIVERE IN UNA PUNTATA DEL TRONO DI SPADE, VOLEVA USCIRE DALLA NATO E NEL FRATTEMPO SI È COMPRATO UNA VILLA CON PISCINA. ORA SI È DIMESSO DA VICEPRESIDENTE DEL GOVERNO PER CANDIDARSI A MADRID: 7% E RITIRO DALLA POLITICA. FORSE LA CHIAVE L' HA TROVATA LO SCRITTORE JAVIER CERCAS: “IGLESIAS HA UN SOLO PROBLEMA. NON È INTELLIGENTE COME CREDE DI ESSERE”

Aldo Cazzullo per il "Corriere della Sera"

 

pablo iglesias 18

E ra convinto di vivere in una puntata del Trono di Spade. Sosteneva di ispirarsi a Daenerys Targaryen, la Regina Khaleesi, che libera gli schiavi proclamando: «Non sono io che vi ho liberato, la libertà vi appartiene».

 

Per alcuni Pablo Iglesias era un fenomeno, per altri un mitomane. Più banalmente: è nato rivoluzionario, è morto socialdemocratico.

All' inizio lo accusavano di prendere i soldi da Chávez. Di sicuro si riconosceva nella sinistra latinoamericana, chiudeva i comizi cantando «El pueblo unido» a pugno chiuso, disprezzava apertamente Felipe González e il socialismo di casa; anche se porta il nome del fondatore - Pablo Iglesias, appunto - del Psoe.

 

pablo iglesias 19

Nei sondaggi Podemos è arrivato a essere il primo partito.

Alla vigilia delle elezioni del 2016, Iglesias parlava di «Sorpasso» - in italiano, come nel film con Gassman e Trintignant che si schiantano in macchina - sui socialisti. Ma la realtà l' ha sempre deluso.

 

Nel frattempo gli è successo di tutto. Si è lasciato con la compagna, un' altra star mediatica, la comunista Tania Sánchez, e ha fatto tre figli con un' altra donna, Irene Montero, promuovendola a numero 2 del partito. Ha perso il suo braccio destro, Juan Carlos Monedero, autore del saggio dal delirante titolo «Innamorarsi di un camminante delle nevi ma sposare un Lannister», accusato più prosaicamente di evasione fiscale e traffici finanziari con il Venezuela. Ha subito una scissione: Íñigo Errejón, già suo vice, ha fondato un movimento che ora a Madrid ha preso più del doppio dei suoi voti.

pablo iglesias 2

 

Soprattutto, Iglesias è il leader con il più alto tasso di disapprovazione: ha ancora i suoi fan, sempre di meno; ma il resto degli spagnoli lo detesta.

Per anni ha continuato a vincere duelli tv - nei duelli tv è quasi imbattibile - e a cambiare linea. Dalla Revolución è passato al riformismo.

 

Un po' come Tsipras, il premier greco che è stato il suo punto di riferimento reale, mentre Gramsci, Berlinguer, il Che e appunto la Regina Khaleesi erano quelli immaginari. Così ha smesso di proporre di uscire dalla Nato, nazionalizzare «le imprese strategiche», ristrutturare - cioè non pagare - il debito pubblico, riportare la pensione a sessant' anni. Non ha più detto che Felipe VI «ha l' unico merito di essere il figlio di un monarca scelto da un dittatore»; però si è presentato da lui in jeans, per la gioia dei fotografi. È andato al governo dopo aver chiarito che non sarebbero state toccate, oltre alle immagini del re, le basi militari e l' ora di religione. Ha elogiato i poliziotti ansiosi «di arrestare i banchieri ladri». La spregiudicatezza con cui ha alternato toni anarcoidi e rassicuranti, invettive e sorrisi è impressionante; ma è tutta dentro un tempo segnato dalla rivolta contro le istituzioni, i partiti, i sindacati, le élites anzi le caste, in Spagna particolarmente predatrici e corrotte a livelli pressoché italiani.

pablo iglesias

 

Iglesias non è antipatico, anzi. È un seduttore. Riconosce tutti i suoi interlocutori, o almeno è abilissimo a farlo credere: «Certo che mi ricordo di te». Si veste al discount e fa in modo che si sappia. Talora scioglie in pubblico i lunghi capelli per poi legarli nel codone da tanguero: «El Coleta» è il suo soprannome. Ha una percezione esagerata di se stesso. Discetta di strategia, evoca Machiavelli e Sun Tzu. È amico di Luca Casarini. Cita Toni Negri e Mario Tronti: «Ribellarsi è giusto; ma bisogna farlo bene, saperlo fare bene, imparare a saperlo fare bene, e questo è il compito di una vita».

 

SANCHEZ IGLESIAS

 Lo accusavano di aver fondato, più che un partito, una setta, dedita al culto di una personalità: la sua. Ha detto frasi tipo «sarò il primo leader spagnolo che parla inglese», «sono Davide contro Golia», «se avessimo fatto un altro dibattito avrei preso la maggioranza assoluta». I suoi lo adoravano. Le ragazze impazzivano. I suoi comizi avevano una forte carica romantica, quasi religiosa, come ha notato John Carlin sul País : «La figura di Iglesias coincide con quella di Gesù Cristo». Non a caso lui parlava di «poveri in spirito», «sale della terra» e «potenti da confondere». Orecchino, decine di braccialetti, barbetta incolta. Molto simpatico.

SANCHEZ IGLESIAS

 

L' ha aiutato Ada Colau, sindaco di Barcellona, e lui ha promesso ai catalani un referendum per l' indipendenza che ovviamente non si farà mai. A lungo padrone dei social media, su cui i fan caricano tuttora video di Iglesias che combatte il male con la spada laser di Star Wars, Iglesias che si allena con la tuta di Rocky, Iglesias guerriero medievale che fa strage di nemici. Nel frattempo si è comprato una villa con piscina. Il vecchio Lula l' ha incoronato: «In Pablo rivedo qualcosa di me stesso da giovane».

 

Ora si è dimesso da vicepresidente del governo per candidarsi a Madrid: 7% e ritiro dalla politica. Forse la chiave l' ha trovata Javier Cercas, lo scrittore, quando ha detto: «Pablo Iglesias è una persona molto intelligente. Ha un solo problema: non è intelligente come crede di essere».

SANCHEZ IGLESIASSANCHEZ IGLESIASSANCHEZ IGLESIAS iglesias monteropablo iglesias e irene monteroirene montero pablo iglesiasla villa di pablo iglesiasla villa di pablo iglesiasla villa di pablo iglesiasIGLESIAS DOMENECH BACIOla vecchia casa di pablo iglesiasPABLO IGLESIASIGLESIAS RE FELIPE VIla casa di pablo iglesias sanchez iglesias

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?