LETTA ACCETTA LE DIMISSIONI DELLA DE GIROLAMO E PRENDE L’INTERIM DEL MINISTERO - QUAL MAL-VENTO HA PORTATO AL GESTO DI NUNZIA? QUESTA SETTIMANA LA MINISTRA RISCHIAVA DI ESSERE INDAGATA

1. DE GIROLAMO LASCIA, LETTA ACCETTA LE DIMISSIONI E ASSUME INTERIM
(TMNews) - Il premier Enrico Letta ha accettato le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo e ha assunto l'interim del ministero delle Politiche agricole, ha confermato Palazzo Chigi in un comunicato ufficiale. "Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha accettato le dimissioni presentate dal ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Nunzia De Girolamo, e ha assunto l'interim del dicastero". La De Girolamo si è dimessa dopo le polemiche sulle nomine alle Asl di Benevento. L'ex ministro ha deciso di lasciare e lo ha annunciato anche su Twitter, ieri sera.

"Mi dimetto da ministro. L'ho deciso per la mia dignità: è la cosa più importante che ho e la voglio salvaguardare a qualunque costo - ha scritto De Girolamo su Twitter. - Ho deciso di lasciare un ministero e di lasciare un governo perché la mia dignità vale più di tutto questo ed è stata offesa da chi sa che non ho fatto nulla e avrebbe dovuto spiegare perché era suo dovere prima morale e poi politico. Non posso restare in un governo che non ha difeso la mia onorabilità".

"Il Ncd ha difeso in maniera chiara, trasparente e convinta l'amica e collega De Girolamo, Alfano è stato al suo fianco alla Camera quando lei ha proferito parole articolate e convincenti non solo secondo noi ma anche secondo molti osservatori", ha detto a "Prima di tutto" su Radio 1 il presidente del Nuovo centrodestra Renato Schifani.

Il segretario del Pd Matteo Renzi ha invece commentato così le dimissioni: "Non so. Io mi occupo di riforme, di lavoro, di tagli ai costi della politica. Il governo e i ministri sono un problema di Letta".

Eletta nel governo nelle fila del Pdl, con il rilancio di Forza Italia De Girolamo ha poi aderito al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. La scorsa settimana si era difesa in aula dalle accuse di coinvolgimento nella vicenda di Benevento. "L'abbiamo sostenuta perchè abbiamo lamentato la procedura inaccettabile di rubare affermazioni in libertà che possono essere rese all'interno della propria intimità domestica e quindi sono conversazioni private che non hanno valenza giuridica, direi quindi un atto di barbarie - ha aggiunto Schifani a proposito delle polemiche sull'Asl di Benevento -.

Siamo stati accanto a Nunzia senza se e senza ma sia in pubblico che in privato. L'aggressione mediatica e anche politica che ha subito è un fatto inaccettabile che ci ha molto amareggiato, ma abbiamo fatto squadra. Escludo l'ipotesi che possa concretizzarsi il suo ritorno in Fi perché darebbe la sensazione di tornare nel partito solo perché è stata costretta a lasciare il ministero. Nunzia De Girolamo non ha mai dato e non darà mai, conoscendola, la sensazione di essere attaccata alla poltrona, Ha creduto nel progetto del Ncd e resterà con noi".


2. SEGRETI E APPALTI DELL'ASL DI BENEVENTO
Conchita Sannino per ‘La Repubblica'

Un mese sulla corda. Con l'eco della propria voce che sale da quelle registrazioni captate furtivamente, ormai agli atti di un'inchiesta che colpisce la Asl di Benevento ma scuote il governo a Roma. È la voce dell'allora deputata del Pdl, Nunzia De Girolamo, incisa sui file audio di riunioni «riservatissime», quella che sembra muovere le decisioni del direttore generale della Asl, favorire gli amici, penalizzare i nemici. Così il cerchio politico, e anche investigativo, si stringe ogni giorno di più intorno al ministro delle Politiche Agricole. Sullo sfondo, i fili neri di una Sanitopoli che ha drenato milioni di euro fuori da ogni controllo, e che coinvolge ora decine di dirigenti, professionisti, imprenditori.

Ma come nasce l'inchiesta? Nell'autunno del 2012, esplode uno scontro ai vertici della Asl. Michele Rossi, il manager voluto in quel posto dalla De Girolamo, esautora tre dirigenti: uno di loro è Felice Pisapia, ex direttore amministrativo che nel tempo ha cumulato tre incarichi di peso nell'azienda sanitaria, e che viene prima spinto ad andar via, poi denunciato alla Procura.

Ma l'uomo non ci sta ad essere cacciato e rovinato: si sente vittima di una «punizione» perché «scomodo », così comincia a registrare segretamente ore e ore di quegli incontri riservatissimi, in casa del padre della De Girolamo o in masseria. Tra i presenti, oltre alla deputata, lo stesso Rossi, il direttore sanitario della Asl Mino Ventucci, e i fedelissimi di Nunzia, Giacomo Papa e Luigi Barone. Scriverà il gip Flavio Cusani il 27 dicembre scorso, emettendo l'obbligo di dimora per Pisapia, che proprio lì, in quel «direttorio costituito al di fuori di ogni norma » si affronta «con modalità a dir poco indecorose e deprimenti », ogni «aspetto relativo alla gestione della Asl», in funzione «di interessi personali e di ricerca del consenso».

È gennaio 2013 quando Pisapia comincia a parlare: indagato per truffa e peculato, l'intercettatore consegna due file (solo 2 di una lunga serie) al pm Giovanni Tartaglia Polcini. Sono conversazioni dalle quali emerge l'ingerenza della De Girolamo in almeno tre vicende: il rinvio della gara d'appalto per il servizio del 118, in cui viene estromessa la società Sanit, e favorita la Modisan, che guarda caso sostiene anche i congressi del Pdl; l'avversione al vecchio assegnatario del bar dell'ospedale Fatebenefratelli per favorire uno zio di Nunzia, che sarebbe subentrato nella gestione («Fagli capire chi comanda, mandagli i controlli e vaff...»); e persino una presunta mediazione per aiutare un amico, commerciante di mozzarelle, colpito da un'ispezione dell'Ufficio igiene.

Altri profili, altre azioni, come quella del trasferimento di «ambulanze medicalizzate» dai paesi in cui c'erano sindaci avversari di Nunzia ad altri paesini dove invece guidavano sindaci di centrodestra, gettano nuove ombre.

Già da giorni appariva come un atto inevitabile, negli uffici giudiziari di Benevento, il coinvolgimento del ministro nell'indagine: anche a sua tutela, per difendersi nella sede appropriata dai profili finora emersi. Un'ipotesi che non confligge con quanto dice in serata l'avvocato Angelo Leone: «L'onorevole De Girolamo non è stata raggiunta in queste ore da un avviso di garanzia o da un invito a comparire. La sua decisione è frutto di una riflessione del tutto autonoma dall'azione dell'autorità giudiziaria». Certo è che le dimissioni del ministro arrivano alla vigilia di una settimana cruciale per l'inchiesta.

Tra 72 ore Felice Pisapia torna in Procura. Stavolta, con l'avvocato appena nominato, Claudio Botti, si ripresenterà con nuovo spirito «collaborativo» dinanzi ai pm Tartaglia Polcini, Nicoletta Giammarino e Flavia Felaco, e consegnarà tutti i file audio non ancora depositati, da cui emergerebbero nuove riunioni di quel "direttorio".

Tra cui anche copia della nota conversazione tra lui e la De Girolamo trasmessa da Canale 5, che evidentemente anche qualcun altro aveva registrato, dall'altro lato. E oggi i pm cominciano anche gli interrogatori sul filone «appalto 118», valore 12 milioni. Toccherà ora al pool della Procura sciogliere quel grumo di presunti abusi, turbative d'asta, truffe. «Il direttorio non esiste », aveva detto il ministro a testa alta alla Camera. I primi a non crederle fino in fondo, come svela il gesto di oggi, erano accanto a lei.

 

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