OBAMA, CON 5 ANNI DI RITARDO, BASTONA LE BANCHE DEI DERIVATI: PASSA LA “VOLCKER RULE” (E GLI ISTITUTI AFFILANO GLI AVVOCATI)

Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

Venti di bufera tra le banche di Wall Street nel giorno in cui le cinque agenzie federali che regolano risparmio e attività finanziaria (Federal Reserve, SEC, FDIC, CFTC e ufficio del Comptroller of the Currency) hanno tutte contemporaneamente approvato, nonostante la tempesta di neve che si è abbattuta sulla East Coast americana, le norme attuative della cosiddetta «Volcker rule»: regole che limitano fortemente la possibilità, per gli istituti di credito, di svolgere attività speculative redditizie ma anche molto rischiose per la loro stessa stabilità.

Introdotta con la legge Dodd-Frank, la riforma delle regole e dei controlli sulla finanza approvata tre anni fa dal Congresso nel tentativo di evitare altri crolli finanziari come quello di cinque anni fa che portò a una recessione planetaria, le nuove regole hanno faticato non poco a vedere la luce. Per la complessità e delicatezza della materia, ma anche per le pressioni lobbistiche delle banche che, pur consapevoli di non poter ripercorrere le scelte spregiudicate del passato, non volevano rinunciare alla parte della loro attività che negli ultimi anni ha generato più profitti.

E che, di conseguenza, ha gonfiato anche le retribuzioni dei banchieri attraverso il meccanismo dei «bonus» legati ai risultati. Ma le cinque agenzie alla fine sono arrivate in porto adottando una regolamentazione comune più severa di quella che era attesa: le banche potranno fare «trading» di titoli per conto dei clienti ma non per loro profitto. Quando effettueranno operazioni di «hedge» dovranno dimostrare di aver agito per ridurre i loro rischi. Introdotti anche controlli sui meccanismi retributivi.

Esclusi dai divieti i titoli del debito pubblico Usa ed esteri (inizialmente era prevista una deroga solo per i titoli del Tesoro Usa, ma la cosa aveva provocato le reazioni veementi del Giappone e dell'Europa). Le prime reazioni ufficiali delle banche sono caute, anche perché il regolamento presentato ieri mattina è di ben mille pagine, tutte da studiare. I capi di Bank of America e Goldman Sachs hanno minimizzato: «Non dovremo fare grandi cambiamenti, i nostri affari sono già in gran parte allineati alle nuove norme».

Ma gli analisti che conoscono gli umori reali che regnano negli istituti sostengono che le nuove regole avranno alti costi per le banche di Wall Street sia dal lato dei proventi che da quello delle spese. Oltre a rinunciare ad alcuni «business» rischiosi ma redditizi, questi gruppi avranno obblighi contabili e di gestione dei rischi molto più onerosi. Qualcuno sostiene addirittura che la norma va al di là delle intenzioni del suo stesso proponente: l'ex capo della Federal Reserve Paul Volcker, dicono, voleva cambiare la cultura delle banche in materia di assunzione di rischi, non mettere completamente al bando intere aree di business.

Le banche, effettivamente, dopo la crisi del 2008, hanno cambiato il loro modo di operare, ma non abbastanza secondo lo stesso Barack Obama che ieri dal Sudafrica non ha fatto mancare il suo pieno sostegno all'azione delle agenzie federali: «Da oggi l'America ha un sistema finanziario più sicuro. Abbiamo stabilito che è illegale usare denaro assicurato dal governo (i depositi bancari che godono della garanzia della FDIC, ndr) per fare scommesse speculative che mettono in pericolo la stabilità di tutto il sistema. Oggi inizia una nuova era di responsabilità dei capi di questi organismi creditizi, che dovranno dar conto più puntualmente del loro operato».

Molti analisti prevedono che sui punti più controversi prima o poi si scateneranno dispute legali, con le banche che ricorreranno in tribunale contro le norme «dirigiste» del governo. Ma non troveranno orecchie troppo amiche: la sede legale competente, la Corte d'Appello di Washington, fin qui dominata da giudici conservatori (e, quindi, tendenzialmente liberisti), sta cambiando pelle con l'arrivo dei nuovi magistrati nominati da Obama.

 

 

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