obama esuli cubani

OBAMA CHIUDE LE PORTE AI CUBANI: ABOLITA LA NORMA CHE CONSENTIVA A CHI ARRIVA DALL’ISOLA DI AVERE ASILO IMMEDIATO - PARADOSSALMENTE LA DECISIONE DI OBAMA VA NELLA DIREZIONE SCELTA DA TRUMP DI TOLLERANZA ZERO CONTRO L’IMMIGRAZIONE ILLEGALE

KEVIN E IL PAPA' KEVIN E IL PAPA'

Omero Ciai per la Repubblica

 

La fine di un’epopea durata oltre mezzo secolo sta nello sguardo incredulo degli ultimi due cubani che giovedì sera sono riusciti ad attraversare la frontiera fra Messico e Stati Uniti, all’altezza di Laredo, in Texas, prima che l’abolizione, annunciata ieri da Barack Obama, della legge nota come “Wet feet Dry feet” diventasse esecutiva. «Voi due siete gli ultimi», ha detto l’agente di frontiera americano a Yuniesky Marcos Roque, ingegnere elettrico di 32 anni, e a suo figlio Kevin di 7 anni. «Sono molto emozionato ha detto più tardi Yuniesky al Miami Herald - io sono venuto fin qui perchè mio figlio possa avere un futuro migliore. Ma sono anche molto triste per tutti gli altri cubani rimasti dall’altra parte del ponte».

 

La Cuban Adjustament Act è una legge che risale al 1966 e che consentiva a tutti cubani che avessero raggiunto gli Stati Uniti di avere subito l’asilo politico e, dopo un anno e un giorno, anche la residenza permanente. Clinton la modificò vent’anni fa dopo l’ultima grande crisi dei balseros, quelli che attraversavano lo Stretto della Florida sulle zattere, per scongiurare un nuovo esodo di massa via mare. Divenne così popolarmente la legge dei “piedi asciutti o piedi bagnati”, perché se un fuggiasco cubano veniva intercettato in mare non aveva diritto all’asilo.

OBAMAOBAMA

 

Ma poi con le aperture di Raúl è tornata in voga perché migliaia di cubani (circa 55mila secondo le cifre ufficiali nel 2016) ne hanno approfittato scegliendo un’altra rotta rispetto a quella dello Stretto. Andavano a Panama, uno dei pochi paesi che concede loro l’ingresso senza visto, e poi da lí sulla via di tutti gli immigrati illegali che cercano di entrare negli Usa, via Messico. Solo che, a differenza degli altri, avevano il privilegio di essere accettati subito.

 

La fuga negli Stati Uniti è stata fin dall’inizio della rivoluzione castrista la grande speranza di tutti quelli che si opponevano al regime. I primi ad andarsene furono i funzionari compromessi con il regime di Batista, tutti quelli che riuscirono a sottrarsi alla stagione del Terrore dopo il trionfo della rivoluzione. Poi, dopo la svolta filosovietica di Fidel Castro, scappò in America la borghesia e una parte della classe media. Ma i veri grandi esodi furono piú tardi. Nel 1980 scoppiò la crisi del Mariel, iniziata con decine di aspiranti alla fuga che occuparono l’ambasciata del Perú.

 

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esuli cubani

Di fronte al rischio di una rivolta interna, Castro si convinse che l’unica soluzione fosse quella di aprire le porte dell’isola: le navi cariche di esuli partirono verso gli Stati Uniti dal porto di Mariel, non lontano dall’Avana. Tra loro c’era anche Reinaldo Arenas, lo scrittore di “Prima che sia notte”, che aveva conosciuto l’orrore dei campi di concentramento per i gay e che morí suicida dieci anni dopo a New York malato di Aids. Qualcosa di molto simile accadde anche nel 1994 quando, sempre Castro, diede il via libera alla fuga di quelli che lasciavano l’isola sulle zattere. Anni dopo Alcibiades Hidalgo, segretario di Raúl e poi ambasciatore di Cuba all’Onu, vendette il Rolex d’oro per salire su una lancia veloce che lo portò in Florida. E Alina, la figlia ribelle di Fidel, si travestí da suora per scappare.

Migliaia di dissidenti cubani dall’inizio della rivoluzione hanno goduto del privilegio di essere accolti in America. Dall’altro ieri non si può piú.

 

La decisione presa da Obama era nell’aria da tempo. Fin dal disgelo nei rapporti con Cuba del dicembre 2015. Raúl Castro aveva chiesto l’abolizione della legge. Ma adesso in realtà è difficile stabilire se si è trattato di un regalo di Obama al regime, come sostiene la destra repubblicana e anticastrista, oppure di un omaggio avvelenato che costringerà gli eredi di Fidel a cambiare politica. Paradossalmente la decisione di Obama va nella direzione scelta da Trump di tolleranza zero contro l’immigrazione illegale. Ma siccome quest’ultimo in Florida è stato anche molto sostenuto dall’élite anticastrista più dura che ora - la ha detto ieri Mario Diaz-Balart - accusa Obama di agire «contro i diritti umani» dei cubani che vogliono lasciare l’isola, anche Trump rischia di avere i suoi guai.

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