LE CONSEGUENZE DI UNO SNOWDEN - ANCHE A CAUSA DELLO SCANDALO DATAGATE, GLI USA SONO COSTRETTI A TOGLIERE LE MANI DAL WEB ANNUNCIANDO CHE IL CONTROLLO DEI “DOMINI” NON SARÀ PIÙ UN’ESCLUSIVA DI WASHINGTON

1 - OBAMA CEDE UN PEZZO DEL POTERE SUL WEB
Paolo Mastrolilli per "la Stampa"

Gli Stati Uniti hanno deciso di consegnare le chiavi di Internet al resto del mondo, o quanto meno di condividerle. Negano che questa scelta sia l'ultimo effetto dello scandalo Nsa, ma molti ritengono che le rivelazioni dell'ex agente Snowden sulla sorveglianza digitale condotta a livello globale dall'intelligence Usa abbiano contribuito quanto meno ad accelerare la decisione.

La notizia è stata ufficializzata venerdì sera, con un comunicato della National Telecommunications and Information Administration (Ntia), ossia l'ufficio del dipartimento al Commercio che si occupa della Rete: «Per sostenere e favorire un modello di governance e politica di Internet con più azionisti, annunciamo l'intento di trasferite le funzioni chiave dell'assegnazione dei domini alla comunità globale».

Il primo passo sarà una conferenza il 23 marzo a Singapore, dove si inizierà a discutere la transizione che dovrebbe essere completata entro la fine di settembre 2015, quando scadrà il contratto fra la Ntia e la Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann). L'assistente segretario al Commercio Lawrence Strickling, però, ha già avvertito che il controllo non sarà trasferito a una struttura governativa, tipo l'Onu, per conservare l'attuale efficienza e l'indipendenza dalla politica delle varie nazioni.

Internet venne sviluppato negli anni Sessanta dalla Darpa, l'agenzia del Pentagono per l'innovazione tecnologica, che aveva bisogno di uno strumento di comunicazione capace di sopravvivere a eventuali attacchi nucleari.

Quando venticinque anni fa divenne pubblico, le delicate mansioni tecniche di assegnare i domain tipo .com, .gov e .org, e i numeri che corrispondono agli indirizzi, erano state gestite dal pioniere della University of Southern California Jon Postel. Alla sua morte, nel 1998, era stata costituita l'Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann), una non profit californiana con cui il dipartimento al Commercio aveva firmato un contratto per svolgere questi servizi.

Mano a mano che Internet diventava popolare in tutto il mondo, gli altri utenti si lamentavano per questo dominio americano, non più giustificato dal fatto che gli Usa avevano inventato e costruito la Rete. Da tempo Washington pensava quindi di cedere il controllo, a patto di mantenere efficienza e indipendenza della struttura, e ora ha deciso di agire. Secondo i critici, perché lo scandalo Nsa richiedeva un atto concreto significativo per dimostrare la volontà di garantire a tutti la trasparenza del web.

Il processo tecnico non sarà facile, perché bisognerà assicurare transizione e gestione futura affidabile, ma quello politico è ancora più delicato. Gli avversari di Obama, come l'ex Speaker della Camera repubblicano Newt Gingrich, hanno già alzato la voce: «Cosa sarebbe questa struttura internazionale a cui il presidente vorrebbe cedere Internet?».

Dietro questa linea di pensiero si nascondono diffidenze simili a quelle manifestate nei confronti dell'Onu, che secondo gli estremisti americani starebbe complottando per prendere il controllo degli Usa.

Nel caso di Internet, però, è vero che bisogna evitare il trasferimento delle chiavi di accesso in mani poco affidabili. È noto, ad esempio, che Paesi come la Cina censurano la Rete e determinano i siti a cui i cittadini possono avere accesso. Una mentalità di questo tipo rappresenta la contraddizione in termini di Internet e, quindi, affidarle le chiavi non sarebbe certo meglio che darle alla National Security Agency. Il dibattito globale è aperto e si dovrà concludere abbastanza in fretta, se da settembre dell'anno prossimo la nuova amministrazione di Internet dovrà essere operativa.

2 - IL PASSO INDIETRO DI OBAMA CHE PUÃ’ CAMBIARE INTERNET
Juan Carlos De Martin

Un'agenzia del governo Usa, la Ntia, ha annunciato che - se tutto andrà come auspicato - a fine settembre 2015 trasferirà il controllo di Icann a un nuovo referente ancora da definire. Icann sta per Internet Corporation for Assigned Names and Numbers ed è una piccola azienda non-profit con sede a Los Angeles.

Dal 1998 Icann coordina, sotto contratto col governo Usa, una serie di attività che permettono ad Internet di funzionare. In particolare, 1. Icann gestisce il grande «elenco telefonico» (noto come Domain Name System, o Dns) che mappa ogni nome a dominio (come, ad esempio, www.lastampa.it) al suo corrispondente indirizzo Internet fisico (detti indirizzi Ip, come, per esempio, 78.7.244.128); 2. Icann decide quali sono i nomi a dominio di livello massimo (i cosiddetti Top Level Domains, o Tld), come .it, .org o .eu.

Solo in apparenza si tratta di mere attività tecniche. La gestione del Dns, infatti, comporta un potere, per quanto non assoluto, su una funzionalità chiave di Internet come appunto la mappatura da nomi a dominio a indirizzi Ip, mentre la gestione dei Tld comporta la capacità di controllare quali parole possono o no diventare indirizzi web utilizzabili dai quasi 3 miliardi di utenti Internet. Questo secondo aspetto ha una crescente rilevanza sociale e politica, come dimostrano le controversie intorno alla creazione di Tld come .gay, .xxx o .ss.

Quest'ultimo Tld, per esempio, doveva essere il nuovo Tld per il Sudan del Sud, ma è stato finora bloccato per l'ovvia (almeno in Europa) associazione con le Ss naziste.
Per queste implicazioni, fin quasi dalla sua fondazione Icann è stata soggetta ad una forte pressione internazionale: come poteva, infatti, un'azienda non-profit di diritto californiano, sotto contratto col governo Usa, decidere su materie di tradizionale pertinenza nazionale?
A questa domanda si sono date e si danno due risposte principali.

Non pochi paesi, tra cui Cina, Russia e Arabia Saudita, sostengono che le funzioni di Icann andrebbero trasferite a una classica organizzazione multi-governativa, come la International Telecommunications Union (Itu) di Ginevra. Si tratta di una organizzazione delle Nazioni Unite che dopo aver regolato telegrafi e telefoni ora dovrebbe occuparsi anche di Internet, lasciando la parola ai soli governi.

La seconda risposta, portata avanti, tra gli altri, da Usa e Europa, è che il modello di funzionamento di Icann, basato su un coinvolgimento ampio (anche se tutt'altro che perfetto) dei principali portatori di interessi, dalle aziende ai governi, dalla società civile alla comunità tecnica - ovvero, il cosiddetto modello multistakeholder - andrebbe preservato e semmai reso più esplicitamente internazionale, trasparente, rappresentativo e responsabile.

L'annuncio di ieri va visto come un ulteriore passo in questa seconda direzione, passo probabilmente accelerato dalle conseguenze delle rivelazioni di Edward Snowden. Ieri, infatti, il governo Usa ha comunicato che fin dalla prossima riunione di Icann, che si terrà a Singapore il 23-27 marzo, inizierà un percorso che nei prossimi diciotto mesi dovrà portare alla definizione di un nuovo referente per Icann. Nel prospettare questa evoluzione, il governo Usa, però, detta vincoli ben precisi. Innanzitutto, il nuovo referente non potrà essere né un governo, né un'organizzazione multi-governativa (spiacente, Itu).

In secondo luogo, la nuova governance dovrà garantire i seguenti quattro punti:
- sostenere e migliorare il modello multistakeholder;
- mantenere la sicurezza, stabilità e robustezza del Dns;
- rispondere alle aspettative e ai bisogni dei clienti e collaboratori attuali di Icann;
- preservare l'apertura di Internet.

Benché la decisione del governo Obama sia in linea con quelle precedentemente assunte dalla sua amministrazione in questo ambito, non sono mancate reazioni catastrofiste da parte di alcuni repubblicani, come Newt Gingrich, che ha definito la decisione «estremamente pericolosa», o come Christian Whiton, funzionario dell'amministrazione Bush, che l'ha giudicata come più grave della cessione del controllo del Canale di Panama da parte del presidente Carter.

In maniera più equilibrata, Jonathan Zittrain, il noto esperto Internet che insegna a Harvard, ha in queste ore commentato che la decisione è sì importante, ma solo nel senso che è «un passo simbolico importante in un ambito in cui le persone prendono i simboli (e non solo i Tld) molto seriamente».

Insomma, un passo importante, ma non storico. Storico sarebbe piuttosto chiedere alla comunità internazionale di dedicare i prossimi diciotto mesi non solo a identificare un nuovo referente per Icann, ma anche a definire una Internet Bill of Rights, come chiesto di recente con forza sia da Stefano Rodotà, sia dall'inventore del Web, Tim Berners-Lee. Una potenziale grande opportunità per il governo italiano che si appresta a presiedere per un semestre l'Unione Europea.

 

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