papa francecso bergoglio vigano

OPERA BUFFA IN VATICANO - NUZZI: ‘’PAPA FRANCESCO SAPEVA DELLA SCELTA DI MONSIGNOR DARIO VIGANÒ DI DIFFONDERE SOLO UNA PARTE DELLA LETTERA DI BENEDETTO XVI?  - PUO' UN SEMPLICE MONSIGNORE DECIDERE IN AUTONOMIA DI CENSURARE ADDIRITTURA IL PAPA EMERITO? - DA OGGI LA “RIVOLUZIONE DOLCE” DI BERGOGLIO SCALA ANCORA DI UNA MARCIA. I VECCHI POTERI GONGOLANO’’

gianluigi nuzzi per la Verità

 

BERGOGLIO RATZINGER

Dietro le scure nubi di polvere lasciate dal caso Viganò su San Pietro rimangono alcune domande prive di risposta certa. Potranno essere chiarite solo nei prossimi giorni quando le mosse di Bergoglio ridisegneranno equilibri sempre più fragili in curia. Prima domanda: papa Francesco sapeva della scelta di monsignor Dario Viganò di diffondere solo una parte della lettera di Benedetto XVI?

 

Non si hanno risposte certe, ma quella più probabile è positiva: sì, sapeva. Difficilmente si potrebbe infatti ritenere che un semplice monsignore - seppur una delle voci più vicine a Bergoglio, seppur prefetto della segreteria per la comunicazione - decida in autonomia di censurare addirittura il Papa emerito.

BERGOGLIO RATZINGER - PASTICCIO LETTERE

Senza dimenticare che proprio Jorge Mario Bergoglio - esploso lo scandalo - non ha mandato Dario Edoardo Viganò a contare coperte in qualche missione in Africa, ma l' ha voluto lasciare nello stesso ufficio, dimezzando sulla carta l' incarico visto che ora sarà assessore.

 

Del resto, lo specchio del potere nei sacri palazzi dimostra come in quel piccolo Stato vale la regola che un conto sono le persone che ricoprono incarichi di potere, un conto chi il potere lo esercita veramente. È cioè ipotizzabile che Viganò, seppur ridimensionato formalmente nel ruolo, manterrà di fatto in mano le leve di comando della comunicazione.

 

Una scelta alla Bergoglio, in perfetto stile da gesuita, concordata con Viganò fin dalla mattina di martedì al primo appuntamento e poi perfezionata nell' incontro serale decisivo.

MONSIGNOR DARIO VIGANÒ

A interpretare gli atteggiamenti e i commenti delle seconde file di questa storia - dal sostituto monsignor Giovanni Angelo Becciu, sardo di Pattada, il paese dei coltelli, al segretario particolare di Benedetto XVI, monsignor Georg Ganswein, passando per il direttore dell' Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian - sembra che l' incidente sia stato subito colto come pretesto per anestetizzare la riforma della comunicazione che Viganò voleva concludere, ridando così fiato a chi presidia le proprie posizioni.

bianca berlinguer saluta monsignore dario vigano

 

L' idea di accentrare ogni ufficio in una grande redazione centrale, assottigliando ruoli e poteri dei singoli, veniva fortemente osteggiata ed è chiaro che questo incidente allontana gli orizzonti, diluendo nel tempo una delle riforme centrali di questo pontificato.

 

La seconda domanda suona più come un' affermazione: il rapporto tra Ratzinger e Bergoglio ha vissuto momenti più felici? La lettera di Ratzinger esprime l' irritazione del Papa emerito e allontana quella icona marketing che viene più volta diffusa di due papi in amore e perfetta sintonia. O, meglio, è forse vero che su certi temi i due pontefici si trovano allineati, ma gli stessi sono sideralmente lontani sulle visioni teologiche e pastorali.

PAPA BERGOGLIO CON L OCCHIO TUMEFATTO

Benedetto XVI e Francesco sono in sintonia su riforma della curia, unità della Chiesa, trasparenza di conti e incarichi.

 

Ma se si apre l' orizzonte evangelico, si confrontano le encicliche, le distanze paiono incolmabili.

Una divisione poco sottolineata fuori dal mondo della Chiesa anche perché entrambi si spendono per sfumare ogni dissidio. Questo almeno fino alla manomissione della lettera, a mezze bugie e mezze verità rifilate alla stampa internazionale nelle ore febbrili di questo brutto pasticcio.

 

Una stampa estera, vale la pena ricordare, che a differenza di quella italiana in gran parte miope ed ossequiosa, ha reagito con un gelo insuperabile. Una situazione con troppi fronti aperti che Francesco non poteva nascondere, magari rinviando più in là la decisione delle dimissioni.

mons dario vigano

 

Da qui la strada del compromesso che sì accontenta tutti, ma solo sulla carta. Da oggi la «rivoluzione dolce» di papa Francesco scala ancora di una marcia. I vecchi poteri gongolano. E le riforme?

Chissà, magari si faranno.

Domani, però. Solo il domani di un giorno ancora da definire.

 

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