marta cartabia 1

UN COMPROMESSO CHE SCONTENTA TUTTI - IL PARERE DEL CSM SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA BY CARTABIA È UNA MEZZA BOCCIATURA - I PARTITI HANNO PRESENTATO UN MIGLIAIO DI EMENDAMENTI E IL GOVERNO HA CHIESTO DI RIDURLI A 250 - L'APPRODO IN AULA DEL TESTO È PREVISTO IL 28 MARZO, MA LA TEMPISTICA DIPENDERÀ DAL SUPERAMENTO DEI NODI POLITICI - AL MOVIMENTO 5 STELLE NON VA GIÙ IL SISTEMA ELETTORALE DEL CSM - CENTRODESTRA, AZIONE E ITALIA VIVA GIUDICANO LA RIFORMA “TIMIDA” E SGANCIANO EMENDAMENTI PER IL SORTEGGIO PER IL CSM, SEPARAZIONE DELLE FUNZIONI, PORTE GIREVOLI, RESPONSABILITÀ CIVILE…

Giuseppe Salvaggiulo per “la Stampa”

 

Marta Cartabia

Il sistema elettorale del Csm garantisce candidature blindate alle correnti più forti e penalizza quelle indipendenti o sostenute dalle correnti minori, con una «accentuazione maggioritaria secondo una logica di governabilità che dovrebbe essere estranea» a un organo di garanzia. L'aumento degli illeciti disciplinari e l'estensione delle ipotesi di trasferimento d'ufficio dei magistrati irrigidiscono il lavoro giudiziario.

csm

 

Eliminare i magistrati dalla struttura dirigenziale del Csm ne mina la funzionalità e rischia di provocare influenze indebite da parte del potere esecutivo. Far pronunciare gli avvocati sulle carriere dei magistrati «desta perplessità» per possibili conflitti di interessi a livello locale. Le valutazioni di professionalità sui magistrati stilate a mo' di pagella («ottimo, buono, discreto») determinano «un'inammissibile classifica negli uffici, stimolando il carrierismo».

 

salvini renzi

Le nuove procedure per l'assegnazione degli incarichi direttivi (capi di Procure, presidenti di tribunali e corti) dilatano «inutilmente» i tempi, lasciando scoperti i posti per lunghi periodi. Il parere del ministro della giustizia sull'organizzazione interna degli uffici giudiziari «solleva dubbi di legittimità costituzionale». La disciplina delle "porte girevoli" per i magistrati che si candidano alle elezioni o assumono ruoli di governo e sottogoverno è «problematica» pur se nascente da giuste esigenze, mentre non si limita la transumanza di deputati e senatori nel Csm. Benché inessenziale come una risoluzione dell'Onu, il parere del Csm sulla riforma Cartabia non è indolore per la ministra della Giustizia alle prese con un complicato rebus parlamentare.

 

LUCA PALAMARA

La riforma dell'ordinamento giudiziario è problematica di suo: in passato, chi ci ha messo le mani si è sovente scottato. Questa lo è particolarmente, per diverse ragioni: l'assenza di una maggioranza politica gestante; le aspettative palingenetiche suscitate dalla riprovazione per il caso Palamara; il progressivo sfarinamento del potere giudiziario; l'imminente ordalia referendaria.

 

La riforma più difficile nel momento peggiore, in grado di incrinare anche l'unità nazionale cementata da Covid e guerra. Encomiabile cireneo, il presidente della Repubblica ha sostenuto lo sforzo riformatore, mentre difendeva il Csm depurato dalle bollicine dell'hotel Champagne, a dispetto delle invocazioni di scioglimento "alla tunisina" di Renzi e Salvini. La ministra Cartabia ha adottato la strategia del Gran Cancelliere manzoniano circondato dalla folla in tumulto: avanti, con giudizio. Troppo, forse. Ha nominato una supercommissione di superesperti, salvo sconfessarla sui punti principali.

la ministra marta cartabia foto di bacco

 

Ha rinviato più volte la presentazione delle sue proposte: inizialmente previste a giugno 2021, giunte a palazzo Chigi a fine dicembre, riposte in frigo durante il sabba quirinalizio, riscaldate a fine febbraio. Ha chiesto invano l'avallo di Draghi per proteggersi dalla guerriglia parlamentare, dopo aver lavorato per mesi all'equazione in grado di garantirle il massimo consenso politico. Ora siamo al dunque. I partiti hanno presentato un migliaio di emendamenti. Il governo ha chiesto di ridurli a 250, «segnalati pro quota dai gruppi parlamentari». La cernita è in corso. Il governo dovrà esprimere pareri.

 

giuliano amato mario draghi sergio mattarella 3

Difficile che la commissione della Camera possa discuterli e votarli questa settimana. L'approdo in aula è previsto il 28 marzo, ma la tempistica dipenderà dallo scioglimento dei nodi politici. A difendere la riforma «senza se e senza ma» sono Pd e Liberi e Uguali. Al Movimento 5 Stelle, che ha un conto aperto con la ministra, non va giù il sistema elettorale del Csm. Centrodestra, Azione e Italia Viva (maggioranza in commissione) non sono un blocco unico, ma concordano sulla «timidezza» della riforma e sganciano emendamenti «a grappolo» sui capisaldi: sorteggio per il Csm, separazione delle funzioni, porte girevoli, responsabilità civile.

 

«Non c'è un testo blindato», proclama Pierantonio Zanettin di Forza Italia, sventolando il verbale approvato a margine del consiglio dei ministri dopo il vertice via Skype Cartabia-Berlusconi con cui il governo s' impegna a non ricorrere alla fiducia e ad «affidarsi agli approfondimenti parlamentari». Se si vota senza intesa con maggioranze variabili su ciascun punto, «c'è il rischio serio che salti la riforma» teme Federico Conte di LeU.

giuliano amato mario draghi sergio mattarella

 

La ministra confida di «arrivare a un punto di sintesi nelle prossime settimane», mentre difende il nuovo capo dell'amministrazione penitenziaria, Renoldi, dagli attacchi di M5S, Lega e Fratelli d'Italia. In un contesto così fragile, anche il parere di un Csm debole pesa. Le 142 pagine contengono per lo più critiche puntuali e argomentate, senza toni sguaiati, pur evocando in più punti la lesione «del principio di autonomia e indipendenza della magistratura». Oggi discussione, domani voto. Scontato, vista la convergenza di tutte le componenti togate.

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