
“SONO QUELLO DI SEMPRE ANCHE SE CON PIÙ RUGHE. RESTO DIVERSO, ESTREMISTA, SOVVERSIVO” – L’EX GOVERNATORE NICHI VENDOLA, NONOSTANTE IL VETO DI DECARO, SARÀ CAPOLISTA DI AVS ALLE REGIONALI IN PUGLIA: “NON HO AMBIZIONI DI CARRIERA, MA NON MI SONO MAI RITIRATO IN UN EREMO. EMILIANO? HO AVUTO UN DURO CONTRASTO POLITICO CON LUI MA GLI FACCIO GLI AUGURI PER LA SUA NUOVA PATERNITÀ – DECARO? CONOSCO BENE I SUOI TALENTI E LA SUA SPIGOLOSITÀ, SONO A VOLTE IN DISSENSO CON LUI SU QUESTIONI POLITICHE, MA SO CON CERTEZZA CHE…"
Alessandro De Angelis per “la Stampa” - Estratti
Vent'anni fa vinse in Puglia, proclamandosi "diverso", da quelli che avevano governato prima, "estremista", nell'amore per la Puglia, "sovversivo", per la difesa degli ultimi.
Oggi che torna come capolista del suo partito a sostegno di Antonio Decaro, Nichi Vendola ci dice: «Sono quello di sempre anche se con più rughe. Anzi, la mia visione si è ulteriormente radicalizzata, perché siamo precipitati in un nuovo evo: di guerra globale, di crisi ecologica, di disumanizzazione. Oggi occorre essere "diversi" dal realismo di chi predica il riarmo, "estremisti" nella difesa dei diritti umani e del diritto internazionale, "sovversivi" nei cammini di pace».
Si ricandida, dopo dieci anni di assenza dalla politica. Questione di cuore o di quorum per la sua lista?
«C'entra il cuore, come in tutte le scelte della mia vita. C'entra il futuro di Avs
(...)
Vive il suo ritorno anche come un antidoto al trasformismo di chi è venuto dopo?
«Ci sono criticità da affrontare di petto in tutti i luoghi in cui governiamo da lungo tempo. Il centrosinistra se diventa potere e sottopotere tradisce la propria missione. Di qui in avanti dobbiamo sempre ricordare a noi stessi che il governo è uno strumento e non il fine della lotta politica. E qui al Sud non possiamo che sentirci eredi della tradizione salveminiana della critica feroce al trasformismo».
Si sente sollevato che Michele Emiliano non è candidato?
«Ho avuto un duro contrasto politico con Emiliano, che non è una storia di beghe da cortile. Oggi però sento solo di fargli gli auguri per la sua nuova paternità».
Come immagina un racconto di Salvemini su cacicchi, figli di cacicchi e posti in lista in Puglia e Campania?
«Più che la corsa al posto in lista, che è fenomeno patologico quando la selezione non premia passione e competenza, mi preoccupa la scomparsa dall'orizzonte della lotta della "questione meridionale", cioè di quel meridionalismo democratico che è stato visione nazionale ed europea di un Sud capace di pensare in forme originali il proprio sviluppo».
MICHELE EMILIANO NICHI VENDOLA
Insisto: c'è qualcosa che non funziona: da un lato si dice che c'è l'allarme democratico, dall'altro si risponde col Cencelli.
«L'allarme purtroppo è una realtà che si sta strutturando a livello globale. Il nuovo capitalismo delle criptovalute e dell'intelligenza artificiale, senza troppe cerimonie, sembra disfarsi della liberal-democrazia.
Ovunque si limitano i poteri di controllo della magistratura e dell'informazione. La militarizzazione incipiente innanzitutto dell'Occidente mette nel conto una restrizione crescente alle libertà e ai diritti. Questo è un problema serio».
Appunto, ammetterà che il Cencelli praticato stona?
«Il manuale Cencelli, discutibile pratica spartitoria, è una mediocre forma di redistribuzione di briciole di potere. Il potere vero, visibile e invisibile, sta altrove e assume sempre più la forma di una distopia che richiede un'analisi adeguata del ciclo storico che si è inaugurato con la rielezione di Trump e con la nascita di un internazionalismo sovranista, suprematista, spesso apertamente fascista».
Che cosa è il fascismo oggi?
«Inaudita concentrazione di potere e ricchezza in pochissime mani. Controllo totalitario dei media. Protezione della ricchezza speculative. Criminalizzazione dei poveri e dei migranti. Suprematismo in tutte le sue varianti etniche, confessionali, di genere. Dominio di un linguaggio pubblico fondato sulla manipolazione, sulla contraffazione, sulla superstizione. Riscrittura della storia all'insegna della banalizzazione dell'orrore del nazismo e del fascismo».
A livello nazionale, sotto l'antimelonismo c'è pressoché il nulla.
«Giudizio ingeneroso. Veniamo da storie molto diverse: io vengo dalla critica intransigente al liberismo, all'economia di guerra, al sadismo sociale dell'austerity, alle tecnocrazie che risanavano i bilanci pubblici dissanguando i bilanci dei ceti medi. E ci siamo spesso divisi. Ci unisce però la cultura dei diritti, della giustizia sociale e ambientale. E l'idea che la pace non sia un valore astratto ma il terreno elettivo del nostro agire politico».
Pace, dice. Se andate al governo sull'Ucraina non avete una linea.
«Intanto chiediamo all'Europa di porre fine al doppiopesismo per cui a Putin si danno le sanzioni e a Israele al massimo si tirano le orecchie, continuando a vendergli le armi. E poi cerchiamo di spingere perché il nostro vecchio continente si tolga l'elmetto e metta al centro la diplomazia, la ricerca del compromesso, le vie della pace».
Non mi pare che Putin sia molto incline a trattare. Lei avrebbe sfilato a Pechino con autocrati e dittatori?
«La questione non si pone. Non avrei mai ricevuto un invito da questi signori. Segnalo due elementi, però, utili a evitare una deriva manichea: lo spirito autocratico sta invadendo anche le nostre democrazie; il dialogo con la Cina è cruciale per il futuro dell'umanità».
Torniamo alla Puglia. All'Antimafia il procuratore di Bari ha parlato di "assuefazione ai clan" e "compravendita di voti". Se vede qualcosa che non va, è pronto a denunciarlo?
«L'ho sempre fatto, anche in anni in cui imperversava l'idea esotica della mafia come fenomeno esclusivamente siciliano. Ho contrastato i clan pugliesi piazza per piazza, paese per paese, arrampicandomi sul Gargano insanguinato o ficcando il naso nei mercati di spaccio delle città, raccontando le gesta dei clan e facendo i nomi dei boss. E a Bari il sindaco Antonio Decaro ha fatto altrettanto, sempre».
Cosa si aspetta da Decaro sul piano della "discontinuità"?
«Credo di conoscere bene Antonio, i suoi talenti e la sua spigolosità, sono a volte in dissenso con lui su questioni squisitamente politiche, ma so con assoluta certezza che saprà essere il rigeneratore di una nuova stagione di buon governo».
Ho letto che la sua sarebbe una candidatura di "servizio" per poi andare a Roma.
Smentisce l'idea del taxi?
«Io sono al servizio solo della mia comunità politica e della mia gente. Farò con serietà il consigliere regionale, cercando di favorire la crescita di una nuova generazione. Non ho ambizioni di carriera, ma non mi sono mai ritirato in un eremo: la passione politica non va mai in pensione, almeno non la mia».
ANTONIO DECARO ELLY SCHLEIN
nichi vendola (2)
ANTONIO DECARO ELLY SCHLEIN