PASSERA UCCELLATO DA NAPOLITANO - IL PRESIDENTE HA IMPOSTO A MONTI DI CASSARE DAL DDL FISCALE LA NORMA “SALVA-BANCHE” CHE AVREBBE DEPENALIZZATO L’ABUSO DI DIRITTO, IL REATO CHE STA METTENDO NEI GUAI IL MINISTRO DELLO SVILUPPO - GRAZIE ALLA MANO PESANTE CONTRO L’ELUSIONE FISCALE, L’AGENZIA DELLE ENTRATE HA INCASSATO CENTINAIA DI MILIONI, E PROFUMO E PASSERA SI SONO TROVATI SOTTO INCHIESTA…

Gian Maria De Francesco per "il Giornale"

L'iscrizione nel registro degli indagati del ministro Corrado Passera da parte della Procura di Biella per dichiarazione fraudolenta e dichiarazione infedele, legata al suo passato di amministratore delegato di Intesa, ha riaperto una ferita nel mondo bancario.

Infatti, anche al titolare dello Sviluppo i magistrati piemontesi, secondo quanto riferito dalla Stampa, hanno contestato un reato del quale i grandi banchieri italiani non si sentono responsabili. Ecco perché occorre spiegare ciò che potrebbe accadere al superministro.

Fino allo scoppio dell'ultima grande crisi (e anche oltre), era prassi consolidata per le banche ricorrere a pratiche di «arbitraggio fiscale». In sostanza si mettevano in piedi con controparti straniere (nel caso dell'ex controllata di Intesa, Biverbanca, si tratta del Credit Suisse) operazioni di pronti contro termine con le quali si scambiavano denaro e titoli.

Questi ultimi, giunti in capo all'acquirente italiano, pagavano l'imposta (più bassa) nello Stato estero e creavano un analogo credito di imposta in Italia, utile per abbassare il carico Ires che in Italia è elevatissimo. Altro metodo è quello del dividend washing (acquisto di titoli tramite veicoli stranieri per abbassare l'imposta sulle cedole).

Fin qui nulla di scandaloso perché tutto avviene a norma di legge: famosi studi (tra cui Vitale-Romagnoli fondato da Giulio Tremonti) avevano dato l'ok a quegli stessi top manager che oggi sono indagati. La situazione cambia quando l'ex ministro dell'Economia Tremonti decide di inasprire la lotta all'evasione e anche all'elusione fiscale affidando superpoteri all'Agenzia delle Entrate.

L'«abuso di diritto», fattispecie nella quale rientra l'arbitraggio fiscale, deve essere perseguito con più determinazione e i reati correlati, come la falsa dichiarazione, devono avere una sanzione penale più forte. Ecco perch´ l'ex numero uno di via XX Settembre abbassò le soglie per la comunicazione d'ufficio alle Procure.

Alla fine del 2010, alcune banche avevano provato a ricorrere alle Commissioni tributarie locali sostenendo di essere nel giusto dal punto di vista fiscale, ma una sentenza sfavorevole a Genova nei confronti di Carige ha dato la stura a una serie di transazioni (l'equivalente del patteggiamento in campo penale) con l'Agenzia delle Entrate. Bpm ha transato per 200 milioni, Credem per 45 milioni, Mps per 260 milioni (su 1 miliardo contestato), Unicredit per 191 milioni e Intesa per 270 milioni (su 1,15 miliardi).

A Unicredit e a Intesa, per ora, è rimasta anche la coda giudiziaria. Anche perché il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha imposto al premier Monti di espungere dal ddl delega fiscale la norma «salva-banche» che avrebbe depenalizzato l'abuso di diritto. A saperlo, forse il Quirinale ci avrebbe ripensato.

 

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