IL PD SI SPACCA SUL SEMIPRESIDENZIALISMO AL PROFUMO DI BANANA

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Il conflitto di interessi di Berlusconi entra prepotentemente nel dibattito sulle riforme costituzionali e in particolare sul semipresidenzialismo. Ma per il Quirinale non bisogna mettere il carro davanti ai buoi: in questo momento la priorità è avviare a grande velocità la macchina parlamentare. Il capo dello Stato tiene sulla corda governo e partiti per evitare che traccheggino e ieri ha convocato il premier Letta e i ministri Quagliariello e Franceschini.

È stata impressa un'accelerazione: il ddl costituzionale che disegnerà l'iter delle riforme potrebbe approdare al Consiglio dei ministri già venerdì. Tempi rapidi anche per la commissione di esperti che dovrebbe essere nominata nei prossimi giorni con un decreto della presidenza del Consiglio. Un organismo di 20-25 personalità per il quale girano alcuni nomi Valerio Onida, Pitruzzella, Violante, Ceccanti, Clementi, Zanon.

Il capo dello Stato e il premier vogliono rimanere neutrali rispetto al confronto tra le forze politiche che si è infiammato sul semipresidenzialismo. Il Pdl è compatto (è sempre stato il cavallo di battaglia di Berlusconi), il Pd diviso.

Nell'incontro di ieri mattina con il presidente della Repubblica, lo stesso Letta ha voluto precisare di non aver voluto prendere posizione a favore dell'elezione diretta del capo dello Stato quando sabato a Trento ha detto che il prossimo inquilino del Quirinale non sarà più eletto con le attuali regole costituzionali: «Ho voluto evidenziare soltanto i drammatici momenti vissuti in Parlamento con la bocciatura di nomi come quelli di Marini e Prodi».

Dunque, avanti con determinazione. Rimane però al palo la modifica del Porcellum per i contrasti tra i due partiti maggiori della maggioranza. Se l'impasse non dovesse essere superata, il ministro delle Riforme suggerisce di andare presto a un'intesa sulla forma di governo che si porta dietro un sistema elettorale omogeneo.

Il modello francese ad esempio prevede il doppio turno di collegio, ma è l'elezione diretta del capo dello Stato a scaldare gli animi dentro il Pd. Epifani e Bersani hanno fatto timide aperture. Più nette quelle di Prodi e Veltroni, il quale però ieri alla presentazione del suo libro «E se noi domani» ha messo il piede sul freno. «Sul semipresidenzialismo non servono spot ma una visione d'insieme.

La riflessione deve comprendere anche una legge sul conflitto di interessi. È in grado la politica di mettere in campo una riflessione di questo tipo o anche questa diventa la saga della furbizia? Se qualcuno pensa il semipresidenzialismo senza conflitto di interessi allora lasciamo perdere...». Ecco, il confronto potrebbe impantanarsi sul conflitto di interesse in capo a Berlusconi.

Il capogruppo del Pdl Brunetta dice di essere pronto a discuterne, ma sarà tutto da verificare se Pd e Pdl intendono le stesse cose quando si parla di conflitto di interessi. Comunque, dicono i berlusconiani, si entri nel merito e poi si vedrà. Purché, precisa Gasparri, il Pd non rimanga succube dei suoi oltranzisti (Bindi, Cuperlo e i giovani turchi) e del partito di Repubblica.

Nel Pd crescono le posizioni contrarie alla proposta-bandiera del Pdl. Un esponente di primo piano come D'Alema, che sembrava propenso al semipresidenzialismo, si smarca. Teme che l'elezione diretta trasformi il capo dello Stato in una parte politica. «Oggi invece noi abbiamo un Presidente della Repubblica che è al di sopra delle parti politiche e abbiamo constatato che è utile».

Di altro avviso è invece Francesco Boccia, uno dei più stretti collaboratori del premier Letta. «Il semipresidenzialismo e il doppio turno alla francese sono una innovazione che il Pd stesso ha auspicato per la legge elettorale. Ora trovo incomprensibili gli anatemi e l'approccio catastrofista».

 

VELTRONI E DALEMA GUGLIEMO EPIFANI CON BERSANI ALLE SPALLE FOTO LAPRESSENAPOLITANO E TESTA BERLUSCONI BERLUSCONI NAPOLITANO

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