ANCORA UN ALTRO SFORZO COMPAGNI E LA SCISSIONE DEL PD DIVENTA REALTA’ - CICLONE RENZI CONTRO I BERSANIANI E ROSY BINDI A CACCIA DI RIVINCITA

Maria Teresa Meli per ‘Il Corriere della Sera'

Quale fosse il «giochino» dietro le manovre sulla riforma elettorale Renzi lo aveva capito subito. Lo scopo, secondo il presidente del Consiglio, era quello di «indebolire» la sua immagine all'interno del partito, ma anche all'esterno, presso gli alleati, con Berlusconi e nell'opinione pubblica. Per questa ragione il premier ieri mattina non ha perso tempo e ha convocato i deputati al Nazareno, per richiamarli al rispetto degli «impegni presi» in Direzione.

Per motivare il perché del suo blitz mattutino Renzi ha spiegato ai suoi: «Si è cercato di fare un'operazione politica per dire che io non controllavo il Pd. Usando il voto segreto qualcuno ha tentato di prendersi la rivincita sulle primarie». E chi fosse quel qualcuno è chiaro. Il riferimento è all'area bersaniana.

«Ma purtroppo per loro - è stato l'ironico commento di Renzi con i fedelissimi - non sono riusciti nel loro intento, non sono riusciti nella loro strumentalizzazione, anche se è chiaro che c'era chi agiva in buona fede: tante donne che hanno fatto una battaglia seria. L'obiettivo di chi invece era in mala fede era anche quello di mettere in difficoltà il governo in un momento importante, nel momento in cui decide di dare agli italiani una significativa quantità di danaro».

Non era arrabbiato solo con i bersaniani, a dire il vero, il premier-segretario, ma pure con Rosy Bindi: «Non l'ho mai vista appassionarsi così tanto su altri temi importanti quanto questo, chissà come mai...». La risposta l'ha fornita qualche renziano malizioso: «Forse si sta preparando alla battaglia per ottenere la candidatura per l'ennesima legislatura».

Ma malignità a parte, Renzi ci teneva a dimostrare di «avere il controllo del partito» e ci è riuscito, nonostante i franchi tiratori siano stati diversi e il Pd abbia mandato in scena il solito copione delle divisioni, lacerazioni e polemiche a cui il centrosinistra ha ormai abituato i suoi elettori. «L'importante - ha ribadito il presidente del Consiglio con alcuni compagni di partito - è che la riforma della legge elettorale vada, che approdi al Senato.

Una volta lì potremo anche migliorarla, se vi sarà accordo, ma potremo farlo da posizioni di forza perché abbiamo dimostrato che nonostante la dialettica interna, siamo in grado di presentarci compatti agli appuntamenti importanti. Invece c'è chi non capisce ancora che per prendersi le sue vendette per la sconfitta delle primarie, indebolendo me indebolisce tutto il Pd e questo non mi sembra proprio un bel risultato per chi sostiene di avere a cuore le sorti del centrosinistra».

Insomma, il segretario ha controllato il «suo» Pd, anche se nei conciliaboli che ci sono stati tra i renziani è stato posto in modo riservato il problema della gestione del gruppo parlamentare, che effettivamente non ha tenuto come ci si sarebbe aspettato. Però, tutto sommato, il premier preferisce mettersi alle spalle le polemiche e dimostrare di «aver segnato un punto, portando a casa una riforma elettorale dopo anni di tentativi di cambiare il Porcellum» e di averlo fatto in «tempi brevi».

Che Renzi voglia legare il suo nome alle riforme è un fatto noto. E non solo a quelle elettorali e istituzionali. Ora è giunto il momento di prendere di petto i «problemi che interessano più da vicino la gente». «Domani - ha spiegato ieri ai suoi il presidente del Consiglio - faremo la più impressionante operazione politica mai fatta a sinistra di recupero di potere d'acquisto per chi non ce la fa. Su questo tema ci giochiamo tutto, non sulle alchimie interne al Partito democratico che interessano solo quattro gatti e quelli che non hanno ancora metabolizzato la sconfitta delle primarie. La sinistra è lì dove si combatte la povertà».

Eppure dicono che le coperture non ci sono, che il Quirinale vigila con attenzione, che l'Europa ci ha nel mirino... Ma Matteo Renzi è sicuro di farcela. E ai suoi ha detto: «Il ministro Padoan è una persona brava e seria e questo governo dimostrerà di essere stato in grado di trovare dieci miliardi in quindici giorni, quando il precedente non ci era riuscito. La gente avrà dei soldi in tasca. Il resto sono chiacchiere che lascio ad altri».

 

 

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