dollaro disperato america dollaro disperato

LA FINE DELL’ERA AMERICANA - PORTAFOGLI VUOTI, DISOCCUPAZIONE, CRISI E ASCESA CINESE: PER LA PRIMA VOLTA IN 50 ANNI LA MAGGIORANZA VUOLE UN NEO-ISOLAZIONISMO - DOPO I DISASTRI COSTOSISSIMI IN SIRIA, LIBIA, IRAQ, EGITTO E PALESTINA MEGLIO FREGARSENE

Paolo Mastrolilli per “La Stampa

 

SOLDATI  USA  IRAQ  SOLDATI USA IRAQ

Gli americani diventano sempre più isolazionisti, o almeno contrari all’idea di coinvolgersi in nuove guerre. Questo ha un forte peso sulle scelte della classe politica - a partire dal presidente Obama - sul ruolo degli Usa nel mondo, e quindi sulla stabilità globale che vacilla un po’ ovunque. Ed emblematico è il caos in Medio Oriente, provocato dallo scontro a Gaza tra Hamas e Israele, esploso dopo il fallimento dell’unica vera iniziativa di politica estera presa dall’amministrazione con il tentativo del segretario Kerry di rilanciare il negoziato di pace.

I segni che confermano la tendenza sono molti. Nel 1964 il Pew cominciò a fare un sondaggio in cui chiedeva agli americani se erano d’accordo con questa frase: «Gli Stati Uniti dovrebbero farsi gli affari propri a livello internazionale, e lasciare che gli altri Paesi vadano d’accordo per quanto possono da soli».

 

ventimila soldati usa feriti in afghanistanventimila soldati usa feriti in afghanistan

Nel dicembre scorso, per la prima volta da quando si tiene questo rilevamento, la maggioranza assoluta degli intervistati, cioé il 52%, ha detto di condividere il concetto. Nella prima metà di luglio, invece, il sito «Politico» ha commissionato un sondaggio tra i probabili elettori nei distretti e negli Stati più contesi delle elezioni midterm di novembre, e i risultati sono stati ancora più netti. Solo il 17% ha detto che gli Usa dovrebbero fare di più per contrastare l’aggressione russa in Ucraina, contro il 34% che invece giudica già eccessive le iniziative prese finora.

 

Il 51% ritiene che il caos in Iraq abbia poco o nessun impatto sulla sicurezza nazionale, e il 44% vorrebbe fare anche meno di quanto gli Usa stanno tentando per riportare la calma. Oltre il 75% vuole completare il ritiro dall’Afghanistan entro il 2014. Sulla Siria, infine, il 42% vorrebbe meno coinvolgimento, contro appena il 15% che chiede di fare di più per fermare la strage.

BARACK OBAMABARACK OBAMA


I precedenti storici di questo atteggiamento non mancano, dal rifiuto di aderire alla Lega delle Nazioni di Wilson dopo la Prima guerra mondiale, alle resistenze verso l’intervento nella Seconda. Le motivazioni, oggi, sono principalmente due: la reazione all’invasione dell’Iraq, e la crisi economica che spinge ad occuparsi dei problemi interni.

 

Gli effetti sono evidenti. Obama fu eletto anche grazie alla promessa di finire le guerre in Iraq e Afghanistan, e nel recente discorso di West Point sulla politica estera ha detto che gli Usa dovrebbero usare la forza solo «quando i nostri interessi fondamentali lo richiedono, il nostro popolo è minacciato, i nostri mezzi di sostentamento sono a rischio, e la sicurezza dei nostri alleati è in pericolo». L’uso delle armi chimiche in Siria, ad esempio, non è rientrato in queste categorie, e secondo i critici del presidente tale prudenza ha galvanizzato i suoi rivali, a partire da Putin in Ucraina.

hillary clinton 6hillary clinton 6


I rigurgiti della guerra fredda, però, stanno facendo riflettere gli Usa, così come le ambizioni della Cina o le violenze degli estremisti islamici: questa dottrina neoisolazionista è compatibile con la sicurezza e gli interessi nazionali di lungo termine? Il neocon Robert Kagan ha risposto con un saggio che ha fatto discutere le migliori intelligenze della politica estera, intitolato «Superpowers Don’t Get to Retire».

 

La tentazione è comprensibile, dopo aver tenuto gli equilibri mondiali sulle spalle per 70 anni, ma «Le superpotenze non possono permettersi di andare in pensione», soprattutto se sono «la nazione indispensabile» a difendere un ordine basato possibilmente sui principi della democrazia liberale, come diceva Bill Clinton.

JOHN KERRY JOHN KERRY


Il dibattito va già oltre le elezioni midterm, coinvolgendo in maniera trasversale i potenziali candidati alle presidenziali del 2016. Tra i repubblicani, Rubio e Perry sono interventisti, mentre Paul pende per l’isolazionismo. Tra i democratici Hillary già strizza l’occhio al neocon Kagan, e anche Biden sarebbe su questa linea, mentre una Elizabeth Warren probabilmente guarderebbe più in casa.

 

ROBERT  KAGAN  ROBERT KAGAN

L’importante, per tutti, è non dimenticare mai la frase che disse Roosevelt, il giorno in cui Mussolini dichiarò la guerra: «Alcuni si illudono che potremmo permettere agli Stati Uniti di diventare un’isola solitaria, in un mondo dominato dalla filosofia della forza». Ma «arriva un tempo, nelle cose degli uomini, quando essi devono prepararsi a difendere non solo le loro case, ma i cardini della fede e dell’umanità, su cui le loro chiese, i loro governi e le loro stesse civiltà sono fondate».

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...