IL MISTERO DELLA RESIDENZA DI MATTEUCCIO - PERCHÉ RENZI HA SPOSTATO, DAL 2009 AL 2011, LA SUA RESIDENZA A FIRENZE, CAMBIANDOLA ANCORA A MARZO 2011 E POI TORNANDO A PONTASSIEVE? - L’APPARTAMENTO IN AFFITTO A FIRENZE, CHI LO PAGAVA? – IL RUOLO DI MARCO CARRAI

Giacomo Amadori per ‘Libero Quotidiano'

Ieri all'ufficio anagrafe del comune di Pontassieve, in provincia di Firenze, sono arrivate almeno tre chiamate dello stesso tenore. Tre giornalisti di diverse testate hanno telefonato per sapere se il premier Matteo Renzi fosse residente nella cittadina. All'ennesima richiesta l'impiegata è sbottata: «È residente qui da gennaio, ma perché fate tutti la stessa domanda?».

La risposta è semplice: il dipendente comunale Alessandro Maiorano, censore al limite dello stalking del presidente del Consiglio, lo scorso 22 gennaio sul sito «Laretenonperdona» ha posto tre quesiti a Renzi proprio sul tema della sua residenza e sui motivi del suo trasferimento al di fuori del nucleo famigliare. Infatti l'uomo, denunciato dall'ex sindaco di Firenze per diffamazione, aveva appreso in tribunale che il celebre querelante viveva ufficialmente nel capoluogo toscano.

Non soddisfatto, il 27 gennaio, Maiorano chiede il certificato di residenza di Renzi e apprende che il premier dal 13 novembre 2009 al 13 marzo 2011 ha portato il proprio indirizzo in via Malenchini e dal 14 marzo 2011 sino a quest'anno in via degli Alfani, poco distante da Palazzo Vecchio. Scopre anche che il 23 gennaio, il giorno successivo alla pubblicazione dei «tre quesiti», era «avvenuta la sua (di Renzi ndr) emigrazione per Pontassieve».

L'ESPOSTO
A questo punto l'impiegato si insospettisce ulteriormente e presenta un esposto a Guardia di finanza e Agenzia delle entrate in cui scrive: «Non è che per caso il Sindaco, già proprietario di immobili, abbia fatto una furbata per evitare di pagare le giuste gabelle in relazione a prima e seconda abitazione?

Ma soprattutto gli appartamenti sopracitati di via Malenchini e di via degli Alfani sono suoi, in affitto o altro? E come mai il Sindaco, appena uscito un articolo, pochi giorni fa, è corso a cambiare la sua residenza anagrafica per riportarla all'ovile a Pontassieve?».

A questo punto su alcuni siti Renzi diventa «un furbetto come la Idem», ovvero l'ex ministro dello sport Iosefa, costretta alle dimissioni per aver posto la residenza in una palestra di proprietà, risparmiando così circa 3 mila euro di Imu. In questo caso, però, la storia è diversa, quantunque abbastanza misteriosa. Navigando su Internet scopriamo che il 17 ottobre 2009 giornale locale dà la notizia che il neosindaco Renzi starebbe per trasferire la residenza a Firenze. Cosa che avviene il mese successivo, in un palazzo di proprietà di una famiglia aristocratica.

Una spesa, immaginiamo, affrontata non certo a cuor leggero, visto che il sindaco in più di un'occasione si era lamentato del magro stipendio (4 mila euro), della precarietà lavorativa della consorte e di avere sul groppone tre mutui.Fatto sta che un anno e mezzo dopo, nel marzo 2011, Renzi trasloca in un attico di 5 vani nella centralissima via Alfani.

Un vicino ben informato ricorda le raccomandate per il primo cittadino nella casella della posta e aggiunge: «Mi risulta che il contratto di locazione fosse intestato a Marco Carrai. È stato lo stesso Renzi a confidarmi di essere suo ospite quando aveva bisogno di un appoggio a Firenze ». Oltre che di una residenza ufficiale. «Chi è Carrai? » si chiederanno i lettori. Trentanovenne imprenditore chiantigiano è considerato il consigliere più ascoltato di Renzi.

Attualmente è il presidente della Società Aeroporto di Firenze. La sua C&T Cross media nel 2013 ha ottenuto attraverso una procedura senza bando pubblico un appalto per la fornitura di audio guide formato tablet nei musei fiorentini e subito dopo ha ingaggiato come socio l'ex assessore alla Cultura, il renzianissimo Giuliano da Empoli. La famiglia Carrai è la stessa che nei mesi scorsi ha ristrutturato Eataly Firenze (di un altro renzianissimo, l'imprenditore Oscar Farinetti).

Contattato da Libero Carrai spiega di essere impegnato in una riunione e che richiamerà. Non lo sentiamo più. Ci rivolgiamo allora al proprietario di casa, Alessandro Dini, classe 1972, socio dell'azienda di famiglia, la Rototype, produttrice di attrezzature per l'ufficio. La sorella è consigliera nel locale direttivo di Confindustria.

Dini, sentite le domande del cronista, rinvia il colloquio al giorno successivo e poi smette di rispondere al telefono. In ufficio si fa negare, nonostante la sua auto sia nel parcheggio. Incuriosti da un atteggiamento tanto sfuggente facciamo qualche ricerca sull'azienda e scopriamo che il sito nel 2012 è stato allestito dalla agenzia di comunicazione Dotmedia, già alla ribalta delle cronache per avere tra i soci Alessandro Conticini, fratello del cognato di Renzi, e per aver curato i siti di diverse società partecipate dal Comune oltre a quelli delle campagne elettorali di Renzi a partire dal 2009. Insistiamo con Dini che, dopo 24 ore di sms e telefonate, risponde dicendo di non capire lo «sconcertante assalto» a proposito di «un appartamento che do in affitto tramite agenzia».

Replichiamo che ci basterebbe conoscere l'intestatario del contratto di locazione della vecchia dimora del sindaco. O, meglio ancora, chi pagasse la pigione. Chiediamo pure lumi sui rapporti tra Dotmedia e Rototype. Dini non si fa più vivo.

I CONSIGLIERI
Sul tema della residenza misteriosa nel frattempo si sono scatenati due consiglieri comunali di opposte fazioni. Per esempio Tommaso Grassi di Sel ha chiesto agli uffici comunali che si occupano di riscuotere la tassa sui rifiuti chi abitasse nell'appartamen - to di via degli Alfani. «Infatti il proprietario deve indicare i nomi degli affittuari» spiega Grassi. «Purtroppo la mia prima richiesta è stata respinta con la scusa che non era sufficientemente motivata».

Il suo collega Francesco Torselli, di Fratelli d'Italia, si è invece rivolto alle anagrafi di Firenze e Pontassieve per capire se sia tecnicamente possibile spostare la residenza in un sol giorno, come ipotizzato da Maiorano. Ricevendo risposta negativa: «Non voglio neppure prendere in considerazione l'ipotesi che Renzi abbia usufruito del proprio ruolo istituzionale per accelerare i tempi o addirittura per bypassare le verifiche alle quali sono invece sottoposti tutti i "normali" citta - dini. Se ciò fosse accaduto, sarebbe molto grave».

Sia Grassi che Torselli segnalano infine che la Dotmedia, tra il 2009 e il 2011, si è occupata dei siti web e delle campagne pubblicitarie di alcune tra le più importanti aziende partecipate dal comune di Firenze, in cambio di non meno di 215 mila euro. Tra i committenti Publiacqua e Firenze parcheggi, nei cui cda sedevano due fedelissimi renziani come il ministro Maria Elena Boschi e Marco Carrai. L'uomo dai mille incarichi. Compreso quello, forse, di affittacamere.

 

 

 

MARCO CARRAI matteo renzi x Alessandro Maiorano Alessandro Maiorano Alessandro Maiorano maglietta renzi AGNESE RENZI MARCO CARRAI Alessandro Maiorano le folli spese di renzi jpegGIULIANO DA EMPOLI Maria Elena Boschi

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?