PERRY-PEZIE AMERICANE - CON LA RIELEZIONE ALLA GOLA OBAMA PRESENTA UN PIANO PER CREARE LAVORO DA 447 MLD $, TRA I REPUBBLICANI È NATA UNA STELLA (LA BACHMANN ERA SOLO UNA METEORA): IL GOVERNATORE DEL TEXAS RICK PERRY. MATTATORE DELL’ULTIMO DIBATTITO DEI CONSERVATORI E IN TESTA A TUTTI I SONDAGGI, SI CONTENDERÀ CON MITT ROMNEY L’ASSALTO A OBAMA…

1 - USA, DA OBAMA PIANO DA 447 MILIARDI DOLLARI PER MERCATO LAVORO
(Reuters)
- Presentando al Congresso un piano da 447 miliardi di dollari che prevede tagli alle tasse e incentivi per far ripartire il mercato del lavoro, il presidente americano Barack Obama ha dovuto fare i conti con le ritrosie dei Repubblicani e la difficoltà di recuperare la fiducia degli elettori nei suoi piani economici.

Con il gradimento nei suoi confronti a nuovi minimi e un tasso di disoccupazione al 9,1%, Obama ha sollecitato un intervento urgente su una vasta serie di proposte illustrate 14 mesi prima delle elezioni. "Dovete approvare questo piano per il mercato del lavoro immediatamente", ha detto rivolto al Congresso, in un discorso trasmesso in tv.
Obama, che ha nel 2009 ha varato un pacchetto di stimoli all'economia da 800 miliardi di dollari, ha detto che il nuovo piano ridurrà le tasse per lavoratori e imprese e darà lavoro a operai e insegnanti in progetti per le infrastrutture.

Mentre aumentano i timori per la stabilità dell'economia Usa e di quella globale, i ministri delle Finanze del G7 si incontrano oggi in Francia per sollecitare i Paesi che possono a fare di più per la crescita. Il segretario del Tesoro Usa Tim Geithner ieri ha detto che gli sforzi per creare posti di lavoro negli Usa possono aiutare l'economia mondiale a riprendere velocità.

2 - REPUBBLICANI PERRY UOMO DA BATTERE
AL DIBATTITO TUTTI CONTRO IL GOVERNATORE TEXANO: «MI SENTO UNA PIGNATTA»
Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

«Il sistema pensionistico pubblico è una truffa, una bugia mostruosa». Posto davanti a un'affermazione incauta sulla previdenza contenuta in un suo libro pubblicato alla fine del 2010, un altro candidato avrebbe corretto il tiro cercando di non alienarsi la simpatia di una fetta consistente dell'elettorato. Non Rick Perry: il governatore del Texas, che l'altra sera ha partecipato per la prima volta a un dibattito tra i candidati alla nomination repubblicana, ha scelto di scommettere sull'autenticità del suo personaggio e sul linguaggio duro che tanto piace alla destra radicale che lo sostiene.

Perry sapeva che sotto il Boeing 707 - l'Air Force One dell'era pre-jumbo - che domina l'auditorium della Reagan Library di Simi, in California, le domande più insidiose dei giornalisti e gli attacchi degli altri partecipanti al dibattito sarebbero stati per lui: il nuovo arrivato che, a meno di 4 settimane dall'annuncio della sua candidatura, già è in testa - con grossi margini - in tutti i sondaggi.

«Qui in mezzo mi sembra di avere il ruolo della pignatta» è sbottato a un certo punto, riferendosi al gioco nel quale tutti colpiscono, cercando di romperlo, un pupazzo di cartapesta ripieno di dolciumi. Ma poi ha replicato a tutti, difendendo il record delle condanne a morte (234) eseguite in Texas negli anni in cui è stato governatore e sostenendo la correttezza della sua politica contraria a ogni misura per la tutela dell'ambiente che può frenare qualche attività economica.

Ha sostenuto che non è affatto provato che i mutamenti climatici siano opera dell'uomo, anche se l'evidenza scientifica prodotta dalla stragrande maggioranza degli esperti è ormai schiacciante. E pazienza se per difendere il suo diritto al dubbio ha citato a sproposito un grande del passato - Galileo - che fu messo in minoranza anche se aveva ragione.

Esempio per nulla calzante, visto che le tesi di Galileo furono accantonate non dagli scienziati, ma da organismi ecclesiastici: nel fervore del dibattito californiano, nessuno ci ha fatto caso. Il governatore di lungo corso che da 11 anni (un record) amministra il Texas ha scelto di comportarsi come in tutte le altre campagne elettorali, vinte usando un linguaggio ruvido, andando sempre avanti contro tutto e contro tutti, anche a costo di apparire sfrontato o arrogante.

È quello che Perry ha fatto anche ieri: ha liquidato come irrilevanti le critiche che gli sono state rivolte dall'ex vicepresidente Dick Cheney e da Karl Rove, suo collaboratore prima di diventare lo stratega delle vittorie elettorali di Bush. Poi ha giocato d'anticipo attaccando per primo il suo avversario più temibile, Mitt Romney: «Ho creato più posti di lavoro io in tre mesi in Texas che tu nei quattro anni in cui sei stato governatore del Massachusetts. Ha fatto meglio di te perfino Dukakis», il democratico che governò quello stesso Stato prima di diventare il candidato alla Casa Bianca che fu battuto nel 1988 da Bush padre.

A Simi l'altra sera Perry è stato mattatore, confermandosi l'uomo da battere, ma non è stato il dominatore del dibattito: un Romney rivitalizzato dall'emergere di un avversario così insidioso ha ribattuto colpo su colpo, approfittando con abilità delle affermazioni più discutibili del texano. È così riuscito ad apparire più «presidenziale», più rassicurante per la destra moderata.

Gli altri contendenti sono spariti, a partire da Michele Bachmann, la candidata dei Tea Party che aveva dominato il primo dibattito e che 4 settimane fa ha vinto lo «straw poll» di Ames: la prova generale del «caucus» dell'Iowa che fra 5 mesi aprirà le primarie. La Bachmann, precipitata nei sondaggi man mano che la sua base di cristiani conservatori ha cominciato a emigrare verso Perry, si è trovata nel ruolo della comparsa come del resto tutti gli altri, da Rick Santorum a Ron Paul a Herman Cain, a un Jon Huntsman che ha cercato invano di dimostrare che in proporzione ha creato più lavoro il suo Utah che il Texas di Perry.

Non ha aiutato, certo, il fatto che i conduttori del dibattito, organizzato dalla rete NBC e da Politico.com, abbiano posto Perry e Romney al centro del palcoscenico rivolgendosi prevalentemente a loro. Alla fine Romney è sicuramente riuscito a far drizzare le orecchie a molti elettori moderati notando che non si può definire una truffa un sistema che, pur con qualche problema, fin qui ha garantito una vecchiaia serena a decine di milioni di americani. Che in prevalenza votano repubblicano.

 

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