matteo piantedosi giorgia meloni matteo salvini

PIANTEDOSI SI E' ACCODATO ALLA MELONI: ECCO PERCHE' E' FINITO NEL MIRINO DI SALVINI – IL MINISTRO DELL'INTERNO, CHE RISCHIA DI FARE LA FINE DEL CAPRO ESPIATORIO PER IL CAOS MIGRANTI, NON E' PIU’ IL “PORTABORSE” DEL CAPITONE, COME QUANDO ERA IL SUO CAPO DI GABINETTO. REPLICA ALLE SPARATE DEL LEADER LEGHISTA  (“NON C'È NESSUN COMPLOTTO DELL'UE”) E CERCA UNA SPONDA IN SORA GIORGIA, DIVENTATA LA SUA “REFERENTE” – IL CAMBIO DI STRATEGIA AL VIMINALE HA FATTO SCATTARE IL FUOCO DI FILA DAL CARROCCIO: “SEMBRA LA LAMORGESE”...

Estratto dell’articolo di Antonio Fraschilla per “la Repubblica”

 

matteo piantedosi - matteo salvini

«Sembra la Lamorgese». In casa Lega, quando si parla di Matteo Piantedosi, è questa l’espressione più utilizzata. E non è proprio un complimento, considerando gli strali dei leghisti contro la ministra di Conte e Draghi. A conferma del grande freddo tra il partito di Matteo Salvini e il ministro dell’Interno ormai ex braccio destro di Salvini.

 

[…] i segnali perché si arrivi anche a una clamorosa rottura ci sono tutti: le bordate contro la gestione dell’immigrazione, con Roberto Calderoli (e non solo lui) che si è spinto a dire che «con Salvini» le cose sarebbero andate diversamente. I mancati inviti alle manifestazioni della Lega, che nella sua comunicazione nomina sempre i propri ministri, tranne Piantedosi. E, ancora, l’intervista a Repubblica di Andrea Crippa, megafono del segretario leghista, che chiede un cambio di passo sui migranti […]

 

matteo piantedosi foto di bacco (1)

Di fronte a tutto questo cosa fa il ministro Piantedosi, piazzato lì dalla Lega? Naviga a vista, cercando di evitare strappi con il movimentista Salvini ma rintuzzando qualche affermazione di troppo: così va in televisione a dire che «non c’è alcun complotto dell’Unione europea», (complotto evocato proprio dal Capitano).

 

Ma soprattutto l’ex prefetto, stretto nell’abito governista come gli chiede la sua posizione al Viminale, inizia a diventare meno tecnico, più politico e prova ad avvicinarsi alle posizioni della premier Giorgia Meloni per evitare di finire schiacciato dai rimpalli di responsabilità tra i due fronti del governo. E di finire stritolato dai fallimenti sul fronte migranti.

 

Piantedosi appena insediato al Viminale si definiva «un tecnico». Ma adesso sostiene che no, «non c’è ministro tecnico». Sbarratagli la strada per diventare capo della Polizia, il suo sogno nel cassetto, ha capito che da «tecnico» rischia di fare, questo sì, la fine di Lamorgese: di non avere alcun futuro politico e di finire dietro una scrivania. O peggio, di finire vittima sacrificale, in cima alla lista, di un eventuale rimpasto.

 

GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN MATTEO PIANTEDOSI A LAMPEDUSA

Così ha deciso di farsi intanto una squadretta di esperti comunicatori, dopo le gaffe mediatiche sui «carichi residuali», espressione riferita ai migranti dopo la strage di Cutro. Il ministro per comunicare meglio ha pescato in casa Lega, nominando un collaboratore di Luca Morisi ai tempi della «bestia» salviniana, Giuseppe Inchingolo.

 

Una scelta gradita da Salvini, in un primo momento. Un po’ meno adesso, perché inizia a intuire che il “suo” ministro tanto suo non è più. Anche perché la seconda mossa di Piantedosi è stata quella di nominare a capo della sua segreteria Paola Tommasi, già collaboratrice dell’ex ministro di Forza Italia Renato Brunetta ma soprattutto in contatto con il mondo conservatore americano tanto da essere entrata nel 2016 nello staff di Donald Trump: un mondo molto vicino a Giorgia Meloni.

 

giovanni donzelli matteo piantedosi foto di bacco (1)

Un colpo al cerchio e uno alla botte, per un Piantedosi costretto a non dispiacere a Salvini ma allo stesso tempo nemmeno alla presidente del Consiglio. Un galleggiare nel mare agitato, sempre di più, tra FdI e Lega, per garantirsi una luce futura. Così rintuzza, ma non di più, le sparate dei leghisti che rimpiangono Salvini al posto suo, e dall’altro lato parla con Meloni e soprattutto con Guido Crosetto, suo riferimento in FdI.

 

E non a caso, garantisce chi gli è più vicino, non è stato poi tanto dispiaciuto della scelta della leader di FdI di creare a Palazzo Chigi un comitato interministeriale sul tema dei flussi migratori presieduto dal sottosegretario Alfredo Mantovano: un comitato del quale non fa parte Salvini.

 

giorgia meloni carlo nordio matteo piantedosi

In casa Lega hanno letto questa scelta di Meloni come un commissariamento di Piantedosi (e di Salvini) sul tema dell’immigrazione. Ma Piantedosi non ha fatto all’apparenza una piega. Nemmeno un piccolo segno di malumore. Perché, questa la spiegazione, lui così parla anche con Meloni “condividendo” le scelte del governo in materia. […]

matteo piantedosi foto di bacco (8)matteo piantedosi giorgia meloni gilberto pichetto fratin matteo piantedosi adolfo urso foto di baccogiovanni donzelli matteo piantedosi foto di bacco (3)matteo piantedosi foto di bacco (7)

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...