TONINO ALL’ULTIMA SPIAGGIA - DI PIETRO TREMA PER IL VOTO GRILLINO, NON POTENDO BATTERLO, PENSA BENE DI PROPORRE UN’ALLENZA CON L’M5S -MA GLI ASSESSORI DELL’IDV DI MEZZA ITALIA TEMONO DI PERDERE LA POLTRONA E MINACCIANO L’ADDIO - OVUNQUE C’E’ UN GOVERNATORE O UN SINDACO DEL PD CI SONO DIPIETRINI AL POTERE: SE SI ROMPE L’ALLEANZA CON BERSANI VERRANNO FATTI FUORI - MA PER TONINO, CULATELLO E’ UNO ZOMBIE - LETTERA AI DIRIGENTI LOCALI: SIETE CON ME O CONTRO DI ME?....

MONTI, BERSANI E ALFANO ZOMBIE: L'HORROR FIRMATO DI PIETRO...
http://video.repubblica.it/politica/monti-bersani-e-alfano-zombie-l-horror-firmato-di-pietro/101652/100033?ref=HREC1-4


Ettore Colombo per "Il Messaggero"

Antonio Di Pietro attacca tutti: Monti, Alfano, Casini, Bersani (specie quest'ultimo), raffigurati alla stregua di zombie in un video che compare sul suo blog, e annuncia l'intenzione di allearsi con Grillo e Vendola in una sorta di «movimento dei non allineati».

Stavolta, però, dopo che da settimane dentro l'Idv covava il dissenso, il mix della possibile bicicletta elettorale con Grillo e gli insulti rivolti soprattutto, a Bersani - definito «un morto vivente» che «vivacchia» sulle spalle del Paese che lui, Tonino, prenderà «a calci» - hanno fatto traboccare il vaso.

Dissensi e distinguo, stavolta, non partono da deputati e senatori, ma dai territori e dagli amministratori locali. A fremere sono gli assessori nelle giunte di centrosinistra di Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Marche, Umbria, Puglia, consiglieri regionali di Lombardia, Veneto, Campania.

Per molti di loro una rottura netta e verticale con il Pd, assieme a cui governano grandi regioni, province e comuni, comprese quelle rosse, è difficile se non impossibile da digerire. Figurarsi un'alleanza con Grillo e i grillini. Ecco il perché della rivolta della classe dirigente locale che con sempre maggiore insistenza manda a dire a Di Pietro: se cambia la linea politica decisa nel congresso serve un'assise altrettanto impegnativa, non basta un discorso estemporaneo.

Lo show down è fissato a breve in quel di Vasto, dove dal 21 al 23 settembre si aprirà la consueta tre giorni di festa nazionale dell'Idv che quest'anno s'intitola Il cambiamento utile. Già, appunto: il problema è quale cambiamento.

L'anno scorso, sempre a Vasto, venne scattata la nota foto, quella del patto Pd-Idv-Sel, foto ormai andata in pezzi. E se quest'anno Di Pietro dovesse arrivare davvero alla Festa con l'alleanza con Grillo in tasca (mediatore del riavvicinamento tra i due sarebbe stato il guru di Internet Roberto Casaleggio) più magari una lista di sindaci fiancheggiatori (De Magistris e Orlando), movimenti vari (acqua, beni comuni), pezzi della Fiom-Cgil e brandelli della sinistra radicale, ma avendo rotto con Bersani e forse perfino con Vendola, dentro l'Idv sarà scontro aperto.

Il 20 settembre, infatti, è convocato l'esecutivo nazionale, massimo organo rappresentativo del partito eletto all'ultimo congresso di Roma nel 2010. Composto da 120 persone, ne fanno parte i parlamentari nazionali (20 deputati e 12 senatori), i parlamentari europei (cinque) e i consiglieri regionali, ma sarà allargato anche a quelli provinciali. La richiesta di alcuni dirigenti dell'Idv c'è già stata: anticipare la conta ora, subito, prima della pausa agostana.

Non sarà così, ma di certo il 20 settembre sarà redde rationem. Di Pietro, nei giorni scorsi, ha pure mandato una lettera, a tutti i dirigenti locali del suo partito. Centrata sulla diatriba Napolitano-giudici poneva una domanda secca: siete con me o no? Per risposta è arrivato qualche sì, qualche no, ma soprattutto molti che gli hanno detto: caro Tonino, non è questo il modo di discutere, serve un dibattito politico vero. Quello che manca, appunto, nell'Idv.

Massimo Donadi, capogruppo alla Camera e capofila dell'ala moderata dell'Idv preferisce glissare («ho la sensazione di non essere l'unico a pensarla così, ma quando sarà il momento discuteremo e vedremo»), evita lo scontro perfino sul Bersani-zombie («l'horror è un genere che non mi piace»), ma non minimizza i rischi di una frattura definitiva con il Pd e, forse, anche con Sel di Vendola:

«Sulle alleanze non abbiamo ancora deciso nulla - spiega - e non c'è la legge elettorale, vedremo». Una cosa è certa. Quando il capogruppo al Senato, Felice Belisario, pasdaran di Di Pietro, ha minacciato il Pd («siamo a pronti a rompere tutte le giunte locali»), molti dirigenti locali prima hanno avuto un travaso di bile, poi hanno preso carta e penna e scritto a Di Pietro: è ora di contarci.

 

 

beppe grillo incazzoso ANTONIO DI PIETRO - ITALIA DEI VALORIlapresse massimo donadiMassimo Donadi ed Elio LannuttiPier Luigi BersaniPIER FERDINANDO CASINI

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