EURO CRAC – L’ECONOMISTA PIKETTY METTE IL DITO NELLA PIAGA: NON ESISTE UNA MONETA SENZA STATO – “NON SI PUÒ SOLO DIRE MENO AUSTERITÀ, PIÙ INVESTIMENTI. BISOGNA AVERE UN PROGETTO DI UNIONE POLITICA”

Anais Ginori per “la Repubblica

 

Thomas Piketty Thomas Piketty

«Errare è umano, perseverare è diabolico. Cambiamo strada, ora». Thomas Piketty è in testa alla classifica degli economisti che proprio non amano l’austerità. «Non per partito preso o per bieca ideologia» premette. «Semplicemente perché ho studiato la storia del debito pubblico dall’Ottocento ad oggi». A 43 anni appena compiuti è ormai entrato nella ristretta cerchia degli oracoli, o guru che dir si voglia. Tutta colpa, o merito, de “Il capitale del XXI secolo”, appena pubblicato in Italia da Bompiani, il libro con cui analizza l’esplosione delle disuguaglianze e un capitalismo basato sulla rendita finanziaria più che sul lavoro. Un bestseller mondiale a sorpresa, incensato da Paul Krugman, che addirittura mette Piketty sulla rampa di lancio per la candidatura al Nobel.

 

Francois Hollande e Matteo Renzi Francois Hollande e Matteo Renzi

«Non ero preparato a questo successo» racconta l’economista francese nel modesto ufficio alla Paris School of Economics. «Come vede — ironizza — l’università manca di fondi. Se pensiamo che solo lo 0,5% del Pil francese va all’istruzione e alla ricerca. Molto meno di quanto spendiamo per rimborsare il debito ». A sorpresa, però, Piketty non crede che il vulnus dell’eurozona sia economico, ma politico. La sua proposta: «I paesi dell’euro devono avere un parlamento che possa decidere in autonomia rispetto alle istituzioni dei 28 paesi dell’Ue. Abbiamo creato un mostro: non possiamo più avere una moneta unica senza una politica di bilancio comune».

 

Cominciamo dal debito pubblico. Smettiamo tutti di pagare?

Francois Hollande e Matteo Renzi Francois Hollande e Matteo Renzi

«I debiti pubblici non sono più elevati che in America, nel Regno Unito o in Giappone. Solo qui, in Europa, abbiamo trasformato questa situazione in una crisi di sfiducia e stagnazione dell’economia. Sono molto preoccupato. Vedo soprattutto un immenso spreco. Nel mio libro dimostro che i fondamentali dell’Europa sono migliori di quel che pensiamo. I patrimoni e redditi non sono mai stati così alti. Anzi, sono aumentati in percentuale del Pil più che i debiti pubblici. Sono i nostri governi ad essere poveri».

 

Quale soluzione allora?

Per ridurre il debito con avanzi primari sul bilancio statale, come cerca di fare l’Italia, ci

vogliono decenni. Nell’Ottocento il Regno Unito aveva il 200% di debito pubblico sul Pil. Nel 1910, attraverso continui avanzi primari, è arrivato al 20% del Pil. Ma in un secolo il Regno Unito ha speso più per rimborsare debito che per investire nel sistema educativo. E’ un esempio triste, che ci dovrebbe far riflettere».

 

francois hollandefrancois hollande

Più flessibilità sui deficit, come chiedono François Hollande e Matteo Renzi?

«Mi fa paura l’assenza di proposte che colgo in Hollande e Renzi. Non si può dire solo meno austerità, più investimenti. Per la Germania è facile rifiutare. È come se qualcuno chiedesse di avere una carta di credito in comune, facendo la spesa per conto suo. Italia e Francia dovrebbero avere più coraggio. Mettere subito sul tavolo un progetto di unione politica. A quel punto, anche i tedeschi sarebbero in difficoltà».

 

Cosa significa per lei unione politica?

«Un parlamento dell’eurozona, anche con meno paesi degli attuali 18, ma con un bilancio comune, un solo ministro delle Finanze, un livello di deficit votato di anno in anno in base alla congiuntura. Non potrà mai funzionare una moneta unica con 18 sistemi economici e sociali, 18 debiti pubblici e 18 tassi di interessi su cui i mercati possono speculare».

 

Quali paesi dovrebbero far parte di un eurogruppo ristretto?

COPERTINA DELL'ECONOMIST RENZI DRAGHI HOLLANDE MERKELCOPERTINA DELL'ECONOMIST RENZI DRAGHI HOLLANDE MERKEL

«Francia, Italia, Germania, Belgio, Olanda, Spagna. Serve un gruppo pilota per dimostrare che l’integrazione delle politiche di bilancio è possibile. Oggi i tassi di interesse sui titoli di Stato nell’eurozona vanno dallo 0 al 4%. Non è normale per paesi che fanno parte della stessa unione monetaria. I mercati continuano a mettere in conto che qualche paese possa fare default o uscire dall’euro».

 

La governance europea non è già abbastanza farraginosa?

«L’attuale sistema istituzionale è bloccato dalla regola dell’unanimità. In un sistema parlamentare le decisioni sarebbero prese attraverso compromessi e coalizioni. Bisogna dare fiducia alla democrazia. I cittadini sono pronti se spieghiamo che con un parlamento dell’eurozona si potranno adattare i deficit alla congiuntura, lottare meglio contro l’evasione fiscale, oppure votare un imposta sui redditi delle società. Oggi in Europa le multinazionali pagano meno tasse delle piccole e medie imprese. E’ un’assurdità».

 

RENZI, MERKEL, HOLLANDERENZI, MERKEL, HOLLANDE

Il piano di investimenti della nuova Commissione può aiutare la ripresa?

«Per arrivare a 300 o 400 miliardi di euro sono stati addizionati investimenti pubblici e privati che ci sarebbero stati comunque. Non ci sarà alcun impatto sui bilanci nazionali e sull’economia europea. E’ solo un trucco contabile ».

 

Mario Draghi ha salvato l’Europa?

«In questi anni ha fatto molto. Non a caso, la Bce è l’unica istituzione federale europea che non rispetta la regola dell’unanimità. Ma non si può chiedere tutto a Draghi. Ha limiti oggettivi. Se ogni mattina la Fed dovesse scegliere tra il debito di New York, Texas o California, cercando accordi sui singoli bilanci, sarebbe il caos. Solo con un fondo comune di redenzione dei debiti pubblici, che possa emettere eurobond a un solo tasso di interesse, la Bce potrà davvero stabilizzare il sistema».

ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE ANGELA MERKEL E FRANCOIS HOLLANDE

 

L’uscita dall’euro è un pericolo?

«Ritornare alla moneta nazionale sarebbe catastrofe. Ma l’unione monetaria senza unione fiscale e politica è la situazione peggiore. La speculazione sulle monete è stata sostituita da quella sui tassi d’interesse. E oggi i governi non hanno più l’arma della svalutazione. Siamo in trappola. Dobbiamo aprire gli occhi e trarre insegnamento dai nostri errori».

 

Ultimi Dagoreport

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…