
SUL PNRR FITTO AZZITTISCE GIORGETTI – IL VICEPRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE RIBADISCE CHE LA SCADENZA DEL RECOVERY RESTA IL 31 AGOSTO 2026: “È IMPOSSIBILE MODIFICARLA”. RESPINTA AL MITTENTE LA RICHIESTA DI UNA PROROGA AVANZATA DAL MINISTRO DELL’ECONOMIA – VISTI I GRAVI RITARDI NELLA MESSA A TERRA DEL PIANO, IL GOVERNO ITALIANO CHIEDERÀ DI SPOSTARE 15 MILIARDI DI EURO DAL PNRR ALLA COESIONE, UN “TRAVASO” DI RISORSE CHE PERMETTEREBBE DI COMPLETARE LA SPESA PER QUEI PROGETTI NEL 2028…
Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
RAFFAELE FITTO - GIORGIA MELONI
L’Europa mette il lucchetto al Pnrr: la scadenza resta il 31 agosto 2026. «È impossibile modificarla», dice il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Raffaele Fitto, rispondendo così alla richiesta di una proroga avanzata due giorni fa dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, all’Ecofin.
Nel ragionamento espresso dal titolare del Tesoro, l’allungamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza permetterebbe di «aumentare il margine di bilancio a disposizione degli Stati membri». Spalmando su più anni il rimborso dei prestiti del Piano, si liberebbero spazi fiscali nel bilancio.
E così - ha proposto Giorgetti - si potrebbe «rispondere all’esigenza di aumentare la spesa per la difesa». Ma il commissario all’Economia, Valdis Dombrovskis, non è d’accordo e vuole tenere i due piani separati. «Quando stavamo preparando» ReArm Eu - ha spiegato ieri - «un’opzione che abbiamo preso in considerazione è stata quella di valutare la possibilità di utilizzare il Pnrr per scopi di difesa, ma alla fine abbiamo deciso di non farlo per una serie di motivi».
Da qui Safe, un nuovo strumento di prestito a livello europeo. «Concentrerei il dibattito sul fare progressi certi su Safe », è la raccomandazione di Dombrovskis. Un problema per l’Italia perché nuovi prestiti significa nuovo debito.
URSULA VON DER LEYEN RAFFAELE FITTO
Se da una parte Bruxelles alza un muro in difesa della deadline del Recovery, dall’altra invita i Paesi a modificare i propri piani nazionali per risolvere le criticità e raggiungere gli obiettivi. Le strade sono due. La prima fa riferimento all’articolo 21 del regolamento che ha istituito il dispositivo per la ripresa e la resilienza. In presenza di «circostanze oggettive » che mettono a rischio, in tutto o in parte, la realizzazione del piano, lo Stato membro può inviare una proposta di revisione del Pnrr all’Ue.
È l’opzione che il governo italiano ha attivato nel 2023 per ottenere il via libera a 144 modifiche, tra investimenti e riforme. La seconda opzione è legata alla riforma intermedia della politica di coesione. In pratica la possibilità di spostare alcuni progetti dal Pnrr alla Coesione: il passaggio da una programmazione all’altra permetterebbe di portare a termine gli investimenti oltre il 2026. Nel 2029, a determinate condizioni anche entro il 31 dicembre 2030.
GIANCARLO GIORGETTI - FOTO LAPRESSE
La porta per le modifiche è aperta. E l’Italia è pronta con una nuova revisione. La sesta, incluse quelle tecniche, da quando il Pnrr ha visto la luce nel 2021. Secondo quanto Repubblica è in grado di ricostruire da fonti di governo, la richiesta sarà trasmessa a Bruxelles entro il 30 giugno. I lavori sono alle battute finali.
La revisione interesserà tra 8 e 15 miliardi, ma il perimetro non è stato ancora chiuso. Il restyling poggerà su tre pilastri. Il primo: un taglio agli obiettivi oramai irraggiungibili entro la scadenza.
A seguire il travaso di risorse dagli investimenti troppo lenti a quelli più avanzati. Infine il collocamento di una parte delle risorse su veicoli finanziari che permetteranno di scavallare la scadenza del Recovery: al 31 agosto del 2026 sarà sufficiente indicare i beneficiari degli investimenti, mentre la spesa potrà essere completata entro il 2028. Più incentivi alle imprese, anche per fronteggiare i dazi. Ma l’ultima parola spetta a Bruxelles.
RAFFAELE FITTO - FOTO LAPRESSE
LA SQUADRA DELLA COMMISSIONE EUROPEA DI URSULA VON DER LEYEN