AMARCORD MANI PULITE - POGGIOLINI, RITROVATO IL TESORO SEQUESTRATO: CIRCA 26 MILIONI DI EURO - ERA DIMENTICATO, DA DICIANNOVE ANNI, NEI CAVEAU DELLA BANCA D’ITALIA!

Emiliano Liuzzi e Ferruccio Sansa per Il Fatto Quotidiano

Un baule pieno di banconote polverose, vecchie lire ingrigite dal tempo. E poi obbligazioni, titoli vari. Valore complessivo: circa 26 milioni di euro. Era sistemato lì, da diciannove anni, nei caveau della Banca d'Italia. Archiviato, quasi dimenticato.

Quando gli uomini di Equitalia Giustizia insieme con quelli di Bankitalia (dopo aver fatto lo screening di tutte le giacenze) hanno trovato il denaro quasi non credevano ai loro occhi. Un po' per il valore, certo, ma anche perché quelle banconote, quei titoli erano un pezzo della storia recente d'Italia: il tesoretto sequestrato a Duilio Poggiolini nel lontano 1994 durante l'inchiesta che vide coinvolto anche l'ex ministro Francesco De Lorenzo. Nomi ormai sbiaditi dal tempo, come i volti sulle banconote, ma che allora riempivano le pagine dei quotidiani. Erano diventati quasi un simbolo di un sistema politico che si credeva stesse crollando.

Un capitale o un reperto archeologico? Chissà, forse qualcuno potrebbe proporre di ospitarlo in un museo di Tangentopoli. Ma invece quei 26 milioni - abbastanza per costruire un piccolo ospedale o qualche scuola - torneranno nelle casse dello Stato. Come prevede la legge.

Diceva una volta il pm milanese Francesco Greco, quello di Mani Pulite e dei Furbetti del Quartierino: "I soldi dimenticati dei sequestri sono un po' come l'oro degli ebrei che giace ancora nelle banche svizzere". Di cui magari nessuno conosce più l'esistenza e che nessuno, appunto, reclama.

Già, a sentire gli esperti nei decenni si sarebbero accumulati milioni, decine, forse centinaia. Che nessuno sa più di avere. Ma adesso Equitalia Giustizia ha messo insieme una squadra di Indiana Jones che invece delle arche perdute vanno cercando nei polverosi archivi dei Tribunali italiani piccoli e grandi tesori sequestrati nei decenni passati. E magari dimenticati. Denari che rischiano di andare persi per sempre.

Perché i capitali sequestrati da soli valgono miliardi di euro. Da quando è stato costituita nel 2009 Equitalia Giustizia ne ha gestiti per un valore complessivo di 4,5 miliardi. Soltanto oggi sono 1,8 miliardi. Da quattro anni a questa parte le risorse sequestrate almeno fruttano: si negoziano con le banche le condizioni migliori di deposito. Così, una volta che i magistrati decidono se confiscare definitivamente le somme o restituirle ai cittadini cui sono state sequestrate, i tesoretti hanno prodotto buoni interessi.

Certo, la decisione finale sulla sorte del denaro spetta alla giustizia. Proprio come nel caso dei 26 milioni di Poggiolini. E non è stata una decisione facile: c'era di mezzo un procedimento della Corte dei Conti, poi ricorsi dei parenti. Alla fine ecco la pronuncia della Corte d'Appello che ha messo fine alla disputa cominciata nel lontano 1994.

I volti di De Lorenzo e Poggiolini , da tempo, sono scomparsi dalle cronache dei giornali. Il primo, in maniera sprezzante, veniva definito, in piena Tangentopoli, Sua Sanità, il secondo il boss della malasanità. Poggiolini, classe 1929, già iscritto alla P2 di Licio Gelli e ancora oggi insignito dell'onorificenza di grande ufficiale, quando venne arrestato e portato nel carcere di Poggioreale era il direttore del servizio farmaceutico del ministero e decideva, in accordo col ministro, il prezzo dei farmaci.

A farne le spese i disgraziati, le persone malate, inconsapevoli di essere sotto una cupola che tutto controllava con lo scopo di arricchirsi. Poggiolini venne arrestato la mattina del 20 settembre del 1993, dopo due settimane di latitanza. I giornali, in quei giorni, erano pieni di cronache sulle mazzette, ma l'attenzione finì tutta su di lui, anche perché gli vennero sequestrate contestualmente quantità di denaro impensabili.

C'era un conto in Svizzera, dove erano depositati 15 miliardi delle vecchie lire, cautamente (ma non troppo) intestato alla moglie, scomparsa qualche anno fa. Ma la guardia di finanza il tesoro lo trovò quando andò a perquisire casa Poggiolini: c'erano banconote nascoste all'interno delle poltrone e dei divani. Banconote, ma non solo. Nella cassaforte c'erano lingotti d'oro per un valore stimabile attorno ai 200 miliardi di lire.

A cui vanno aggiunti gli altri 100 scovati in 6 conti correnti. Oltre ai lingotti dalla cassaforte saltarono fuori monete antiche, Ecu, medaglie, sterline, rubli, dollari, pesos, fermacarte, accendini, penne, timbri, persino biglietti da visita, tutto esclusivamente d' oro. Oro massiccio. E pensare che la moglie aveva appena detto agli inquirenti: "Ve la apro volentieri, ma non troverete niente".

Carcere, Poggiolini, non ne fece molto. Sette mesi. Poi venne trasferito agli arresti domiciliari. Nonostante i 45 capi d'accusa contestati (dalle tangenti, ameno 40 episodi, al sangue infetto), sparì l'associazione per delinquere e la sentenza definitiva lo condannò a 4 anni e mezzo. Alla fine ulteriori due anni vennero cancellati dall'indulto, il resto della pena la scontò prestando opera ai servizi sociali. Quando morì la moglie provò a scrivere un libro, dove ammetteva i propri errori. Senza successo. Pochissime copie vendute, le rese finite al macero.

Decisamente più complessa la figura dell'ex ministro Francesco De Lorenzo, condannato per tangenti in via definitiva a cinque anni di carcere. Andò a consegnarsi e disse: "Mi ritengo un prigioniero politico". Dalla sua parte trovò alleati di ferro, come un altro ex ministro, il socialista Gianni De Michelis: "Lo sappiamo tutti che è un capro espiatorio, l'anello debole della vicenda tangentopoli".

De Lorenzo veniva da una vita accademica di tutto rispetto, studi in Italia e negli Stati Uniti, riconoscimenti internazionali in campo scientifico, ma anche soprannominato il viceré di Napoli: per un decennio almeno fu lui a comandare. Non c'erano sindaci né assessori. C'era De Lorenzo, che aveva iniziato la sua carriera politica come consigliere comunale.

Nella vicenda Mani Pulite entrò in maniera prepotente. Venne arrestato la prima volta con cento capi d'imputazione contestati. Tra lui e Poggiolini stabilirono un singolare record: 145 capi d'imputazione in due.

Ma mentre Poggiolini ha ammesso le sue responsabilità, De Lorenzo ha sempre negato ogni addebito. Nonostante le condanne definitive. "Prigioniero politico". Non ha mai abbandonato la scena: prima ha lavorato alla comunità di don Gelmini, poi quando scoprì di essere malato fondò un'associazione di persone colpite dal cancro. Vive a Napoli. Ma da tempo non lo chiamano il viceré. Né sua Sanità.

 

poggiolinipoggiolinipoggiolinigsc 24 gianni demicheli mo stef toccipoggioliniIL PM DI MILANO FRANCESCO GRECO AL CELLULARE De Lorenzo francescovmo48 fran delorenzoant46 delorenzo sirchia

Ultimi Dagoreport

andrea delmastro emanuele pozzolo

FLASH! - FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO PER DECRETARE L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...