POKER DI BANANA! - COSA SALVERÀ LA MONDADORI AZZOPPATA DALLA SENTENZA-LODO? IL POKER ONLINE! - LA GABANELLI SCAVA NELL’ULTIMO SOSPETTO CONFLITTO D’INTERESSI DEL PATONZA E SMARMELLA LA STORIA DELLA GALMING, PER IL 70% IN MANO A B., AUTORIZZATA DAI MONOPOLI DI STATO (CHE DIPENDONO DA LUI) A LANCIARSI NEL DORATO MONDO DEL CYBER-AZZARDO - MONDADORI: “BANDO TRASPARENTE” - CHI GUIDA LA GALMING? ALDO RICCI, UOMO SOGEI, MINISTERO DELL’ECONOMIA...

1- UN'AZIENDA DEL PREMIER NELL'AFFARE POKER ONLINE: MONDADORI, L'OMBRA DEL CONFLITTO DI INTERESSI
Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

Alla ricerca di nuovi business con un mercato editoriale sempre più asfittico, la Mondadori si è gettata dunque a capofitto nel lussureggiante mondo dei giochi via internet: poker online, casinò virtuali... La notizia non è nuova. Era contenuta in un comunicato stampa della casa editrice del 28 giugno scorso. Titolo dell'Ansa di quel giorno: «Mondadori: nasce Glaming, nuova società per giochi online». La cosa però, in quell'occasione, non ha avuto il risalto che invece sarebbe stato logico aspettarsi per tutta una serie di circostanze che questa sera svela un servizio di Sigfrido Ranucci per Report, la trasmissione di inchieste televisive di Milena Gabanelli che va in onda la domenica su Rai Tre.

Glaming è controllata al 70% dalla Mondadori e al 30% da un altro soggetto, la Fun Gaming, il cui capitale è a sua volta custodito in due scatole: Buel srl (51%) e Entertainment and gaming invest (49%). Per quanto riguarda la seconda, è inutile affannarsi a cercare di scoprire il proprietario. Le quote sono infatti custodite in una fiduciaria.

La Buel è invece di proprietà di una vecchia conoscenza del mondo della televisione come Marco Bassetti. Il quale, incidentalmente consorte del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, si ritrova ora in società con il premier Silvio Berlusconi, ossia il proprietario della Mondadori, in un business molto appetitoso, a giudicare dal bombardamento di spot che pubblicizzano sul piccolo schermo questo genere di divertimento.

E fin qui, in questa Italia, non ci sarebbe forse niente di strano. A meno di non voler passare per moralisti sollevando una questione di opportunità per un presidente del Consiglio nel ritrovarsi azionista di una società che opera nel settore dei giochi d'azzardo, sia pure virtuali. Del resto, perché mai scandalizzarsi se perfino le Poste italiane sono in quel business? Il fatto è, tuttavia, che per entrare in questa attività è necessaria una concessione. E quella concessione la può dare soltanto l'amministrazione dei Monopoli di Stato.

Ovvero un organismo, affidato all'ex capo dell'agenzia delle entrate Raffaele Ferrara, che dipende dal governo presieduto dal Cavaliere. In qualunque altro Paese al mondo questo sarebbe un classico episodio di conflitto d'interessi. Ma qui chi ci fa caso? La Glaming viene costituita il 21 aprile del 2011 sulla base di un progetto che il consiglio di amministrazione della Mondadori discute il 25 novembre del 2010: a quella riunione, dettaglio, è presente in videoconferenza anche un consigliere che ha un ruolo importante nel governo Berlusconi. Cioè il direttore generale del ministero dei Beni culturali Mario Resca.

Dallo scorso mese di settembre la Gamling è finalmente nell'elenco dei soggetti aggiudicatari dei giochi online pubblicato sul sito dei Monopoli. Il servizio di Report non manca di far notare come a luglio proprio la Mondadori di Berlusconi abbia dovuto pagare a Carlo De Benedetti un risarcimento danni di 564 milioni di euro, sottolineando pure la forte crescita dell'indebitamento della casa editrice. «La ciambella di salvataggio», conclude Ranucci, «potrebbe venire proprio dai giochi».

Ma in questa storia l'ombra del conflitto d'interessi è dietro ogni angolo e assume aspetti molteplici e imprevedibili. Si scopre, per esempio, che il presidente della Glaming risponde al nome di Aldo Ricci. Chi è costui? Per due volte è stato l'amministratore delegato della Sogei, la società pubblica che gestisce l'anagrafe tributaria: già protagonista di un doppio giro di valzer ai vertici di quella struttura (nominato da Giulio Tremonti, rimosso con liquidazione milionaria da Vincenzo Visco e rinominato da Tremonti) che ha coinvolto anche altri soggetti ed è costato all'erario, come ha segnalato la Corte dei conti in un suo rapporto, più di 11 milioni di euro.

Rapporto, in seguito finito all'attenzione dei magistrati, nel quale erano contenuti anche alcuni particolari riguardanti la prima gestione Ricci. Una inchiesta interna voluta da Visco aveva infatti rivelato che il 90% degli appalti della Sogei erano stati frazionati sotto i 200 mila euro, e che le gare europee erano limitate al 15%.

Un paio d'anni fa Ricci, il cui ritorno alla Sogei era stato sponsorizzato da Marco Milanese (l'ex braccio destro di Tremonti messo sotto inchiesta dalla magistratura che ne aveva perfino richiesto l'arresto) viene sostituito con soddisfazione del direttore dell'Agenzia delle entrate Attilio Befera. Ma riesce a rimanere ancora nell'orbita della Sogei. Attualmente figura ancora come consigliere di amministrazione di Geo Web, società controllata dal consiglio dei geometri di cui la Sogei ha il 40%.

Riassumiamo. Ex responsabile di un pezzo cruciale dell'amministrazione finanziaria, Ricci è ora presidente di una società privata (di cui sono azionisti il premier e il marito del sottosegretario agli Esteri) titolare di una concessione per gestire giochi online rilasciata dalla stessa amministrazione finanziaria che Ricci continua a rappresentare in un'altra società. E tutto questo può essere considerato normale?

2- MONDADORI: SUL POKER ONLINE BANDO EUROPEO RIGOROSO
Lettera di Rossella Citterio (Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione Gruppo Mondadori) al "Corriere della Sera"

Caro direttore,
la prima pagina del «Corriere» di ieri annunciava in grande evidenza l'ingresso di Mondadori nei giochi online. In realtà la notizia non era questa, era il preannuncio enfatizzato di un servizio della trasmissione televisiva «Report» fondato sulla «scoperta» di un ennesimo conflitto di interesse. Non conosciamo ancora, al momento di questa nostra lettera, il contenuto della trasmissione, ma ciò che abbiamo appreso dal «Corriere» merita alcune precisazioni.

Il 10 marzo 2011 un bando di gara pubblico ed europeo viene emesso da AAMS, Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, per affidare in concessione l'esercizio dei giochi pubblici a distanza. Da allora, società, pubbliche e private, hanno presentato domanda di partecipazione, seguendo iter e condizioni previste dalla procedura. Ad oggi risultano assegnate 25 concessioni sulle 200 del bando in scadenza al 31 dicembre 2011.

Dunque, per riassumere: c'è un bando pubblico europeo; c'è una procedura di assegnazione rigorosa e trasparente; c'è un inevitabile controllo originato dall'accesa competizione in questo settore, dove operano agguerriti player di dimensione mondiale; ci sono 25 aziende della più diversa specie e natura che accedono a un business; ci sono tutti gli organi della Giustizia Amministrativa che sono preposti al controllo. Quanto a Mondadori, come da tempo è noto e comunicato ai mercati e agli investitori, ha iniziato un processo di diversificazione digitale delle proprie attività, sia attraverso la crescita in questo campo dei nostri brand tradizionali, sia sperimentando opportunità da «pure player».

La società Glaming è stata costituita per entrare in una nuova attività, nella convinzione che esista uno spazio d'azione interessante e anche originale rispetto ai competitor del settore, proprio a partire dagli asset Mondadori. E avere partner competenti in nuovi business è condizione indispensabile per avere uno specifico know how e per evitare rischi inutili. La nostra è una società quotata, con azionisti di minoranza italiani e internazionali, attenti ed esigenti, e perciò il progetto è stato più volte illustrato ad analisti e investitori.

Anche in questo caso con procedure limpide e pubbliche. Il Gruppo Mondadori ha agito con la massima eticità, in un contesto legislativo chiaro e mai contestato da alcuno, seguendo procedure rigorose, al pari di tutti gli altri concorrenti, senza alcun intervento improprio di alcuna natura, senza nessun, neanche larvato, conflitto di interessi. Non val la pena di soffermarsi su considerazioni collegate a vicende di natura personale o fatti allo stato irrilevanti. Ci riserviamo comunque vista, la trasmissione, una valutazione più approfondita sotto ogni profilo.

Un punto, però, corre l'obbligo di sottolineare. Una delle tesi di «Report», fa riferimento a una urgente necessità di «ciambelle di salvataggio» economico per Mondadori perché costretta a farlo, dopo aver erogato 564 milioni di indennizzo al Gruppo Espresso e avere avuto un conseguente accrescimento dell'indebitamento.

Bene, è conclamato che l'erogazione non ha riguardato Mondadori, bensì Fininvest e, dunque, non c'e stata alcuna influenza sul nostro indebitamento. I fatti, come sempre succede, sono più forti dei teoremi: Mondadori è una società quotata, nota per rigore, prudenza e accuratezza, che cerca nuove opportunità di sviluppo nella diversificazione digitale come tutti gli editori del mondo. Tutto qui.


Il fatto è, tuttavia, che per entrare in questa attività è necessaria una concessione. E quella concessione la può dare soltanto l'amministrazione dei Monopoli di Stato.

Ovvero un organismo, affidato all'ex capo dell'agenzia delle entrate Raffaele Ferrara, che dipende dal governo presieduto dal Cavaliere. In qualunque altro Paese al mondo questo sarebbe un classico episodio di conflitto d'interessi.

 

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