1. ECCO LA PRIMA LOTTIZZAZIONE DEL GOVERNO DELL’INCIUCIO: VELTRONI INCASSA GERARDO GRECO AL GIORNALE RADIO, IL PDL VUOLE IL TG2 PER FARFALLINA PETRUNI O MINZOLINI 2. IL DILEMMA DI MINZO: TORNARE A SAXA RUBRA O GODERSI LA COMMISSIONE DI VIGILANZA? INTANTO SI CONSOLA CON LA CONDUTTRICE RAI EX MISS ITALIA CLAUDIA ANDREATTI 3. NON SOLO I RENZIANI PD, ANCHE SEL BY VENDOLA IMPALLINA L’INFORNATA DI MANAGER ESTERNI DELLA PREMIATA DITTA TARANTOLA & GUBITOSI: “MONTI HA BYPASSATO IL CONTROLLO DEL CDA PER RIEMPIRE LA RAI DI AMICI DEL DIRETTORE GENERALE?” 4. MISTERI TITANICI: I 3,6 MILIONI DI EURO VERSATI DALLA RAI PER LA SEDE FANTASMA DI SAN MARINO. GRAZIE A UN TRATTATO INTERNAZIONALE RATIFICATO NEL 1998 DA D’ALEMA

1. LOTTIZZE-RAI: AL GR POTREBBE ARRIVARE IL VELTRONIANO GRECO, IL PDL VUOLE IL TG2, LA LEGA PERDE IL TGR
Scrive Marco Castoro per "La Notiziagiornale.it":
‘'Ci sono tre testate giornalistiche della Rai che 
potrebbero partecipare a un valzer con le poltrone girevoli da affidare a nuovi responsabili. Ci riferiamo alla Tgr diretta da Alessandro Casarin vicino alla Lega; al. Giornale Radio di Antonio Preziosi che qualcuno vorrebbe trasferire a Bruxelles per liberare la poltrona a Gerardo Greco; al Tg2 che il centrodestra rivuole a tutti i costi, con il direttore Marcello Masi che potrebbe essere sostituito da Augusto Minzolini o da Susanna Petruni. Comunque vada l'unica cosa certa è che la partita è tutta politica.

2. DAGOREPORT: MINZO CON LA CONDUTTRICE RAI EX MISS ITALIA, CLAUDIA ANDREATTI

Non dite a Gabriellina Giammanco che il suo Augustino Minzolini ha trovato il modo per combattere lo stress da neo-parlamentare: ieri sera è stato visto in un ristorante romano very posh (quartiere Prati) con la ex Miss Italia Claudia Andreatti, conduttrice di "Start-up" su Raisport 1. Sono i primi risultati dell'arrivo del senatore Minzo in commissione di Vigilanza Rai nella delegazione Pdl? Ah, saperlo...

3. ANCHE SEL CONTRO L'ARREMBAGGIO GUBITOSI-TARANTOLA SULLE POLTRONE RAI
Sara Nicoli per "Ilfattoquotidiano.it"


All'arrembaggio. Chi l'avrebbe mai detto che anche l'osannato direttore generale della Rai ("tecnico" perché nominato da Mario Monti), Luigi Gubitosi, alla fine sarebbe stato colpito dal morbo che tanti ha sedotto nella tv pubblica: il "tengo famiglia". In questo caso, professionale, ma pur sempre una "famiglia".

A togliere il velo da una serie di operazioni ed assunzioni di alto livello che sono state fatte in Rai negli ultimi tempi, è stata un'interrogazione parlamentare presentata dal capogruppo di Sel al Senato, Loredana De Petris. Il cui titolo non lascia adito a dubbi: "Arrembaggio di poltrone in Rai prima che si insedi la commissione di Vigilanza, il governo deve intervenire subito".

Che cosa è accaduto di così grave da giustificare tanto allarme? Semplice: negli ultimi sei mesi, forte di una delibera votata all'unanimità dal Cda Rai solo una settimana dopo il suo insediamento nel 2012, il direttore generale ha nominato oltre una trentina di dirigenti le cui pertinze non ricadono in ambito editoriale.

E questo grazie al fatto che devono passare per il cda solo le nomine di reti e testate, mentre quelle cosidette "di sistema", sono di esclusiva pertinenza del presidente Tarantola e di Gubitosi stesso. In questo modo, le due figure apicali Rai, come d'altra parte aveva indicato Monti stesso per consentire all'azienda di non rimanere soggiogata dai partiti nella sua parte operativa, hanno avuto carta bianca e mano assolutamente libera di reimpostare l'asse organizzativo e dirigenziale della Rai secondo quelle che, a loro giudizio, erano le nomine migliori per garantire la funzionalità e lo sviluppo aziendale.

Il tutto a fronte di un piano di forti incentivi con cui Gubitosi ha mandato via quello che considerava il vecchio corpus dei dirigenti, in alcuni casi anche in odore di corruttele. E fin qui non ci sarebbe nulla di male. Solo che Gubitosi ha commesso l'errore di nominare, in zone assolutamente apicali e strategiche, alcuni dei suoi "amici" professionali più importanti guadagnati nel corso della sua carriera professionale in Wind, Eni e Fiat.

Si legge, infatti, nell'interrogazione della De Petris indirizzata al ministro dello Sviluppo Economico (Zanonato) e delle Finanze (Saccomanni): "Mentre la situazione della RAI segnava preoccupanti problemi di bilancio, la gestione dell'Azienda ha dato adito a dubbi e perplessità sul rispetto delle norme e sul futuro dell'azienda concessionaria del servizio pubblico. Si vuole sapere se la delibera che lascia libertà di assunzione a presidente e direttore generale ha determinato danni al patrimonio e al bilancio dell'Azienda visto che ha consentito l'assunzione dall'esterno di un cospicuo numero di dirigenti apicali come:

il direttore delle Relazioni esterne (Costanza Esclapon, ex Wind), il direttore Finanziario (Camillo Rossotto, ex FIAT), il direttore delle Relazioni istituzionali (non ancora arrivato perché il contratto è in via di ratifica, ma si tratta di un ex Wind), il responsabile dell'Audit (Gianfranco Cariola, ex ENI), il direttore generale di Sipra (Fabrizio Piscopo, ex Sky) il vice responsabile degli Affari legali (vicino a Intesa San Paolo) altri due avvocati (uno ex La 7), il vice capo dello Staff del DG (ex Wind)) e spostati una serie di dirigenti di rilievo come il responsabile della Produzione TV (Andrea Lorusso Caputi, prepensionato "d'ufficio" in seguito ad un'indagine interna dai contorni non chiari, ndr)".

L'interrogazione chiede anche di sapere se "per le assunzioni sopra indicatele, tutte a tempo indeterminato, sono stati seguiti i criteri di professionalità, economicità e trasparenza imposti a tutte le Aziende sottoposte al controllo della Corte dei conti e alla normativa pubblicistica. In particolare "se" da "chi" e "come" è stato valutato che non esistevano risorse interne in grado di occupare le posizioni per cui si è ricorso ad assunzioni esterne".

Quest'ultimo passaggio rischia di mettere in grave difficoltà Gubitosi. La Rai, in quanto azienda pubblica, ha il dovere di sottoporre a gara d'appalto ogni commessa superiore ai 40 mila euro (per beni e servizi) e quando si tratta di nomine dirigenziali dovrebbe - si sottolinea "dovrebbe" - seguire quantomeno la strada della selezione interna (prima) e di quella esterna (poi).

In Rai, com'è ampiamente noto, questo non è mai successo, ma almeno - fino alla precedente consiliatura - le nomine dei dirigenti passavano per il cda Rai. Adesso, non più. E Gubitosi (complice Anna Maria Tarantola), ha fatto man bassa di "amici". Si legge nell'interrogazione: "Vogliamo sapere se per la valutazione delle risorse interne e di quelle esterne sono stati adottati criteri e procedure proprie di una azienda come la RAI". Intendendo, con questo, "pubblica".

4. VIALE MAZZINI E I 3,6 MILIONI ALLA SEDE FANTASMA DI SAN MARINO
Emiliano Liuzzi per "Il Fatto Quotidiano"

C'è un paradiso che non è solo fiscale, ma si chiama anche Rai. Precisamente sede di San Marino, una delle più ambite sedi all'estero per chi non ha troppa voglia di consumarsi le scarpe sui marciapiedi a cercare notizie e a fronte di uno stipendio che si aggira sui 320 mila euro lordi ogni anno, spese a piè di lista, auto, autista e casa.

Uno scherzo che costa a viale Mazzini - attraverso le casse dello Stato - 3 milioni e 600 mila euro, grazie a un trattato internazionale ratificato nel 1998 a firma dell'allora ministro degli esteri, Massimo D'Alema. Altri 900 mila euro ce li mette lo stato del Titano.

Per una sede fantasma, nonostante i 60 dipendenti, tra giornalisti, impiegati e operatori: pochissimi servizi prodotti, un bacino potenziale di utenti di 15.000 persone, raccolta pubblicitaria in caduta libera, i residenti effettivi perché tutti gli altri vivono altrove e lì conservano solo la residenza fiscale. Il conto in banca, per dirla senza giri di parole. Ma su questo fronte neppure Mario Monti ha osato metterci mano. E tutte le volte che qualcuno del Pd prova a esaminare la questione è messo a tacere.

Non sappiamo se sia l'effetto D'Alema che, comunque, nel partitone che fu rosso, ha ancora un suo peso, o semplicemente perché di accordo internazionale si tratta. Resta una spesa che appare spropositata, se si contano lo scarso utilizzo che ne fa la Rai stessa e le notizie o i palinsesti che può produrre quello che per numero di abitanti è paragonabile a un paesello di campagna.

D'altronde il 23 ottobre 1987 venne firmato il primo accordo in materia di collaborazione radiotelevisiva tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino, ratificato con legge 9 aprile 1990: grazie a questa norma il governo italiano e la Repubblica di San Marino si sono impegnate a costruire una società di diritto sammarinese a capitale sociale misto fra la Rai stessa e l'Eras, Ente per la radio diffusione sammarinese.

Scopo della società mista è la gestione in esclusiva del servizio pubblico radio-televisivo nella Repubblica di San Marino. Convenzione che a dire il vero sarebbe scaduta, ma che si rinnova in maniera tacita. Accordo firmato sotto forma di trattato internazionale, appunto. Quasi blindato. Non solo: il direttore della sede viene pagato come un corrispondente da Parigi o Berlino. Con una differenza: non produce quanto i loro colleghi. Ma la Rai sarebbe il minimo. Il via vai sammarinese si muove fuori da ogni regola. Come quando ci sono le elezioni. Arrivano improbabili elettori dal Sudamerica, dagli Stati Unito.

Dalla Francia. E sono in gita pagata dai partiti. "Io non abito qui, sono venuto per votare. Non so niente. Non voglio dire il nome del politico, diciamo che c'è più di un partito dietro l'organizzazione dei viaggi", disse uno dei cittadini residenti all'estero al Fatto Quotidiano il 19 novembre dello scorso anno, data dell'ultima elezioni. "Sono alcuni partiti a occuparsi dei viaggi. Noi non abbiamo soldi, ma loro probabilmente hanno pagato anche l'alloggio".

In Italia, secondo le leggi in vigore (almeno per adesso) si chiamerebbe voto di scambio. Un reato. A San Marino tutto avviene con molta naturalezza. Per non parlare delle banche e di quel segreto che resiste. Qui la criminalità organizzata ripulisce il denaro. Due mesi fa sono state arrestate 24 persone. Nell'estate del 2011, invece, dietro le sbarre su richiesta della Dda era finito il presidente del Credito Sammarinese Lucio Amati con l'accusa di riciclaggio.

Con la stessa accusa era stato arrestato 1'8 luglio anche Walter Vendemini, direttore della banca di Amati. Nella vicenda, entrava la ‘ndrangheta calabrese con Vincenzo Barbieri, ucciso in un agguato nel 2011 a Vibo Valentia, e il sodale Francesco Ventrici. I due avrebbero aperto un conto per il tramite dello stesso Vendemini presso il Credito Sammarinese intestato a Barbieri, nonostante quest'ultimo fosse già noto alle cronache, ma soprattutto ai tribunali, come affiliato delle ‘ndrine.

I casi di cronaca legati a questo tipo di operazioni sono innumerevoli. Ma al governo del piccolo stato va bene così. Quando è il caso negano. Altrimenti cercano di fare di tutto per evitare che la guardia di finanza possa mettere il naso nella loro terra.

 

Gubitosi Luigi Gerardo Greco miss63 gianmarco chieregato claudia andreattiAUGUSTO MINZOLINI E GABRIELLA GIAMMANCO IL BACIAMANO DI GUBITOSI A PAPA FRANCESCO BERGOGLIOmiss51 claudia andreattirossotto FABRIZIO PISCOPO GUBITOSI E TARANTOLA jpegAndrea Lorusso Caputi LUIGI GUBITOSI E LAPO ELKANN San Marinosan marinogubitosi-tarantolaminzolini e gabriella giammanco da Novella 2000

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