LA STRATEGIA DEI “GRILLOPIDDINI”: PRODI, CARO A CASALEGGIO, SUL COLLE CON IL “METODO GRASSO”?

1 - GRILLO SI RITIRA, "RINGRAZIO PER LA STIMA". DOMANI NOME M5S
(ITALPRESS) - "Oggi, dalle ore 11 alle 21, sara' possibile votare il candidato alla presidenza della Repubblica. Alla votazione possono partecipare gli iscritti al MoVimento 5 Stelle al 31 dicembre 2012 che abbiano inviato i loro documenti digitalizzati. Io ho deciso di non partecipare alla votazione finale e ringrazio per la stima tutti coloro che hanno fatto il mio nome". Cosi' Beppe Grillo in un posto pubblicato sul suo blog.

I candidati sono quindi nove: Emma Bonino, Gian Carlo Casell, Dario Fo, Milena Jole Gabanelli, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi, Stefano Rodota', Luigi detto Gino Strada e Gustavo Zagrebelsky Gustavo. Domani verra' comunicato il nome piu' votato che sara' proposto dai parlamentari del M5S.

2 - QUIRINARIE, OGGI IL SECONDO TURNO MA IN AULA IL VERDETTO PUÃ’ CAMBIARE
Alessandro Trocino per il "Corriere della Sera"

«La rete è sovrana». Lo dice il capo della comunicazione del Senato, Claudio Messora. E lo ripetono il capogruppo Vito Crimi («sono sorpreso dai nomi di Prodi e Bonino ma va bene così, è la democrazia») e Roberto Fico. Non è solo una clausola di stile quella che viene ripetuta come un mantra da tutti i vertici del Movimento a 5 Stelle in queste ore. Perché l'esito del risultato del secondo turno delle Quirinarie, che si tiene oggi, è più che mai incerto.

E, di fronte alla vittoria (improbabile) di un candidato sgradito (vedi alla voce Romano Prodi ed Emma Bonino), il Movimento non potrà fare altro che alzare le mani, accettando il verdetto popolare. Sgradito a una parte dei parlamentari e della base, ma forse non del tutto a Beppe Grillo e a Gianroberto Casaleggio, che con il Professore ha un consuetudine di lunga data.

Ma lo scenario più probabile non è questo. Le opzioni che stanno valutando i vertici del Movimento sono due e prevedono una reazione molto diversa. La più probabile vede il prevalere di due professori stimati anche dal centrosinistra: Gustavo Zagrebelsky o Stefano Rodotà. L'altra vede la vittoria di un esponente della società civile: Milena Gabanelli o Gino Strada (che ieri stravinceva in un sondaggio su Facebook, votato anche da parlamentari).

Due opzioni molto diverse, come raccontano alcuni parlamentari a 5 Stelle. Nel primo caso, infatti, il Movimento potrebbe decidere di votare il proprio candidato fino all'ultima votazione, la quarta, quella decisiva. Chiedendo al Pd di convergere sul proprio candidato. Ragionamento condiviso da Paolo Becchi: «O Rodotà o Zagrebelsky. Tertium non datur. Due candidati che possono mettere in seria difficoltà il Pd».

Alla soluzione Rodotà stanno lavorando in molti. Perché è vero che il voto è libero, ma la base elettorale è formata in gran parte da militanti, rappresentanti di meet up locali. Gli elettori certificati sono 48 mila, ma i votanti effettivi saranno di meno (quanti siano stati al primo turno è ancora incredibilmente un mistero). Persone che in questo weekend hanno incontrato i parlamentari, di ritorno sul territorio.

E l'indicazione data da molti, in un lavoro necessariamente sotterraneo, è stata quella: Rodotà o al limite Zagrebelsky. Tra gli altri, si sono espressi in questo senso Adriano Zaccagnini, Mara Mucci e Alberto Airola. Un presidente a 5 Stelle darebbe un altro vantaggio notevole al Movimento: renderebbe più difficile dire no a nomi di premier, consentendo così di uscire dallo stallo e da una pressione che sale pericolosamente.

L'altra opzione vede la vittoria di personalità della società civile. Che sarebbero visti più come candidati bandiera, simboli, che come reali candidati da sostenere fino in fondo. Se alla quarta votazione, in caso di rottura con il Pdl, il Pd decidesse di sostenere il nome di Romano Prodi, si aprirebbe un dibattito interno che potrebbe sfociare in una nuova votazione. Questa volta con una scelta secca: perseverare nel candidato di bandiera o convergere su Prodi?

Opzione tutta da verificare. Perché il voto in rete è possibile (Roberto Fico lo evoca apertamente) ma costoso e complicato, per i tempi stretti di un'elezione. D'altra parte il voto della sola assemblea sarebbe traumatico e provocherebbe pericolose spaccature. Ma, in linea teorica, il gruppo potrebbe scegliere Prodi. Che quest'idea non sia peregrina, lo avvalorano le parole di Messora, che a «In onda» ha spiegato: «Non ci sarebbero difficoltà a convergere su Prodi, visto che è stato espresso dalla base».
In realtà il nuovo voto vedrebbe probabilmente vincente ancora il candidato della società civile. Ma poi ci sarebbe l'Aula, con il voto segreto. E qui è facile immaginare che i buoni rapporti Casaleggio-Prodi, lubrificati dai consensi della rete (anche se non sufficienti per farlo vincere), porterebbero ad avere più di un franco tiratore. E così il Movimento avrebbe salvato l'anima, votando ufficialmente il candidato più in linea e più votato dal web, ma contribuito all'elezione di Prodi, riabilitato per l'occasione.

Scenari tutti da verificare. Come quello evocato da Grillo, che sul suo blog lancia l'allarme: «Per disinnescare il M5S le commissioni saranno istituite dopo l'elezione del presidente della Repubblica, dopo la fiducia al nuovo governo, quindi, ottimisticamente a luglio, prima della chiusura per ferie. Poi, extrema ratio, per sicurezza, si potrebbero sciogliere le Camere e andare a nuove elezioni senza aver avviato alcuna riforma».

 

 

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