prodi merkel

“LA MERKEL NON DECIDE PIU’ DA SOLA” - PRODI GODE PER LA VITTORIA DI MACRON: “FINIRANNO I VERTICI A SENSO UNICO IN CUI LA CANCELLIERA DAVA LA LINEA E GLI ALTRI CAPI DI GOVERNO FACEVANO LE CONFERENZE STAMPA. IL MOTORE FRANCO-TEDESCO RICOMINCERÀ A FUNZIONARE CON DUE PISTONI. NEL MONDO CRESCE LA DOMANDA DI AUTORITARISMO…”

Andrea Bonanni per “la Repubblica”

 

PRODI MERKELPRODI MERKEL

«Ci sono due grandi lezioni che arrivano dalla vittoria di Macron: una riguarda l' Europa e l' altra il funzionamento della democrazia». Romano Prodi osserva con ovvia soddisfazione il risultato del voto francese. Ma anche con la consapevolezza che il nuovo corso che si annuncia per l' Europa rappresenta una sfida di civiltà a livello planetario. Perchè, spiega, «la tentazione dell' autoritarismo sta dilagando in tutto il mondo. E l' Europa è rimasta sola a portare avanti i valori della democrazia nell' alveo della globalizzazione come, nel secolo scorso, è stata la sola a realizzare l' ideale di uno stato sociale».

 

Presidente, dove andrà l'Europa con Macron?

PRODI MERKELPRODI MERKEL

«La sua vittoria segna un' inversione di tendenza che ha portata storica. Quando i cittadini sono messi di fronte alla scelta secca tra Europa e non Europa, quando devono decidere quale sarà il futuro dei loro figli, prevale l' istinto di sopravvivenza e la scelta dell' Europa diventa maggioritaria. Era già successo in Austria e in Olanda. Ora in Francia questa logica si consolida».

 

Macron ha parlato di "destino comune" degli europei...

«È una frase alta, che sublima un concetto semplice: da soli, nei nostri staterelli, siamo schiacciati e non possiamo affrontare la sfida di un mondo globale. Oggi l'Europa è stretta tra Putin e Trump. E questo ci fa ritrovare il senso dello stare insieme»

MACRON MERKEL1MACRON MERKEL1

 

Ma è fondato l'eurottimismo del presidente francese?

«Bisognerebbe piuttosto domandarsi quanto sia fondato un certo europessimismo di maniera, che spesso è il paravento dietro cui si maschera il nazional-populismo. Il problema è come si possa superare questo atteggiamento così diffuso, specialmente in Italia»

 

E come?

«Negli ultimi anni il concetto di democrazia si è trasformato. L'accento non è più tanto sui diritti o sulla rappresentanza, quanto piuttosto sulla "delivery", sui risultati. Credo che l'arrivo di Macron, insieme con l'affermazione dell' Europa a due velocità, permetterà finalmente di prendere decisioni in grado di fornire risultati concreti».

 

Quali?

MACRON1MACRON1

«Il primo risultato è che finiranno, spero, i vertici europei a senso unico, in cui la Merkel dava la linea dottrinaria e gli altri capi di governo facevano le conferenze stampa. Il motore franco-tedesco ricomincerà a funzionare con due pistoni, come è bene che sia.

 

E, grazie alle due velocità e alle cooperazioni rafforzate, potrà coagulare il consenso di altri grandi Paesi, come l'Italia e la Spagna, ripristinando la dialettica che ha fatto avanzare l'Europa. In concreto, mi sembra che il settore più pronto sia quello della Difesa. La Francia, che dopo l'uscita degli inglesi è rimasta l' unico Paese europeo con un deterrente nucleare e con il diritto di veto all'Onu, deve mettere a punto con la Germania, con l'Italia e con la Spagna un disegno di esercito europeo. È un progetto realistico che potrebbe aumentare molto le nostre capacità di difesa senza aumentare le spese. Ma ci sono altri settori come la ricerca comune sulle grandi infrastrutture o il lancio di programmi sociali a livello europeo, a cominciare dall' edilizia popolare».

macronmacron

 

Macron è stato dipinto come il campione della globalizzazione. Ma in realtà propone un protezionismo europeo...

«La parola protezionismo è inadatta. Non l'ho mai sentito parlare di muri o di barriere. Macron è un liberista alla francese: libera economia ma diretta da uno stato efficiente, un'idea che lui estende a tutta l'Europa. Trovo giusto difendere l'interesse europeo, piuttosto che quello meramente nazionale. La Ue deve restare aperta, ma deve anche pretendere una simmetrica apertura dagli altri partner, soprattutto dalla Cina, cosa che non sempre c'è stata».

MACRON SULLA COPERTINA DI GARCONMACRON SULLA COPERTINA DI GARCON

 

Le presidenziali francesi hanno anche segnato la scomparsa dei partiti tradizionali: è un fenomeno che vale anche per il resto d' Europa?

«Con l'unica eccezione della Germania, direi di sì. Il mondo è cambiato. La politica è cambiata. La dialettica, oggi, non è più tra destra e sinistra, ma tra apertura e chiusura verso il mondo globale. Come si è visto bene in Francia, lo scontro non è più tra proletariato e borghesia, ma tra ceti urbani acculturati e periferie subculturali. I vecchi partiti, diventati macchine elettorali senza più una funzione sociale, non riescono a comprendere e a rappresentare le nuove contraddizioni della società».

 

Ma, a lungo andare, la democrazia può sopravvivere alla fine dei partiti politici?

MACRONMACRON

«Questa è la grande questione a cui dobbiamo trovare una risposta. Dopo la sconfitta del comunismo sembrava che il mondo stesse aprendosi alla democrazia. Invece constato che ovunque sta crescendo la domanda di autoritarismo da parte dei cittadini: in Cina, in India, nelle Filippine, in Russia, in Turchia, in Egitto e ora anche negli Stati Uniti. La gente sembra amare i regimi forti e ci sono tentazioni perfino in Europa. Per fortuna, come insegna Macron, da noi alla fine prevale la scelta europea e dunque democratica».

 

Rischiamo di restare da soli...

MACRONMACRON

«In parte è vero. Ma non mi spaventerei. Nel secolo scorso, il secolo delle tragedie e delle guerre, l'Europa è stata l'unica a perseguire e a mettere in pratica l'utopia del welfare state, l'idea lungimirante dello stato sociale. Oggi dobbiamo portare avanti la battaglia per i valori democratici, inserendoli nell'alveo di una globalizzazione governata. La vittoria di Macron ci dice che si può fare».

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....