paolo savona mario draghi

PROSSIMA FERMATA, SAVONA! – IL PIANO DEL GOVERNO PER BLINDARE I VERTICI DI ISTITUZIONE E AUTHORITY PRIMA DELLE ELEZIONI DEL PROSSIMO ANNO È PARTITO, MA GIÀ CI SONO I PRIMI OSTACOLI – TIPO LA CONSOB DEL “SUGHERO SARDO”, PAOLO SAVONA, DETESTATO CORDIALMENTE DA DRAGHI. “MARIOPIO” E FRANCO LO VOGLIONO ACCOMPAGNARE ALLA PENSIONE PRIMA DEL 2026, MA LUI NON MOLLA: “IL VERTICE DI UN’AUTORITÀ INDIPENDENTE PUÒ ESSERE SOSTITUITO PRIMA DELLA SCADENZA SOLO SE LO VUOLE LUI”

Fabrizio Goria per “la Stampa”

 

Paolo Savona

Paolo Savona non vuole mollare. «Un presidente di autorità indipendente può essere sostituito prima della scadenza solo se lo vuole lui», dice l'economista che guida la Consob. Il titolare del Tesoro Daniele Franco starebbe studiando una soluzione per accompagnarlo alla pensione prima del 2026, ma l'ex ministro è tranchant e parla di «chiacchiere da salotto».

 

Eppure i dossier che hanno attirato critiche, dalla vicenda Generali a Telecom, si accumulano. E quindi avanza il fronte che spinge per l'avvicendamento nell'authority di vigilanza su Piazza Affari.

 

MARIO DRAGHI PAOLO SAVONA

Nomi precisi ancora per la successione non ci sarebbero, ma negli ambienti finanziari c'è chi parla di un ricambio entro la fine dell'estate. Il tutto nell'ottica di proteggere il Paese da due fattori: la volatilità derivante dal rialzo dei tassi della Banca centrale europea e le turbolenze che accompagneranno la tornata elettorale del prossimo anno.

 

«Non si tratta di un repulisti, ma un normale processo di rinnovo delle cariche», fanno notare gli osservatori dei mercati. Uno dei gangli nevralgici riguarda l'organismo di controllo della Borsa, che mai come in questi anni ha vissuto il cambio di tendenza dato dalla Banca centrale europea nella sorveglianza unificata. Come spiegano fonti vicine all'attuale numero uno di Consob, Savona non avrebbe intenzione comunque di accettare nuovi incarichi dopo quello odierno. «Non ha altre velleità», dicono le stesse fonti, che pure negano dissidi con il presidente del Consiglio.

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

 

«C'è un elevato rispetto fra Draghi e Savona», che riconosce «l'elevata credibilità» che l'ex banchiere centrale «ha ridato all'Italia in una fase così complessa come quella pandemica prima e bellica poi». La storia dell'economista cagliaritano in via Giovanni Battista Martini non è stata semplice.

 

«Non sono io a tenere in scacco la Consob, ma è la vecchia Consob a tenere in scacco Savona. È in corso l'eterna lotta tra la conservazione e l'innovazione sui cui si va giocando il futuro dell'Italia», tuonò l'ex ministro dopo le polemiche sullo sfogo contro «i sintomi latenti della dittatura, come quella nella quale viviamo ai giorni nostri», con riferimento alla riforma delle banche popolari e alla necessità, per la Popolare di Sondrio, di tramutarsi in società per azioni.

 

Paolo Savona

Le uscite di Savona hanno fatto spesso fatto discutere. L'ultima in ordine temporale è di martedì scorso, durante la presentazione della sua Relazione annuale al mercato da Piazza Affari. Secondo il numero uno della Consob occorre «creare portafogli che autoproteggano i risparmiatori dall'inflazione». Un portafoglio che ha bisogno di una «composizione equilibrata tra attività mobiliari e immobiliari, affidando la redditività agli andamenti dell'economia reale».

 

PAOLO SAVONA GIUSEPPE CONTE MATTEO SALVINI

Concetti che hanno fatto storcere il naso a più di un operatore dei mercati finanziari, specie perché trattasi di interventi fuori dal perimetro di competenza della Consob, che non dovrebbe fornire suggerimenti di investimento. Due anni fa invece Savona - protagonista di uno scontro durissimo con Matteo Renzi - parlò della nascita di una «criptomoneta pubblica per condurre a una netta distinzione fra moneta e finanza». Ipotesi caduta nel nulla, ma abbracciata da più di un esponente euroscettico della Lega di Matteo Salvini. Le mosse intorno alla Consob sono ancora da definire, ma il dibattito è già iniziato, nonostante Savona sia combattivo.

 

PAOLO SAVONA CARLO AZEGLIO CIAMPI

Secondo le persone vicine al dossier, l'identikit per il prossimo nome vedrà una forte componente europeista e un'affinità con il resto dei vertici delle istituzioni economiche cruciali per il Paese nel medio termine. Quindi che vada d'accordo con il Tesoro, con Banca d'Italia e con la Cassa depositi e prestiti. Istituzioni guidate da figure che hanno un minimo comune denominatore: l'intesa con il presidente del Consiglio Mario Draghi.

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...