carles puigdemont a bruxelles

E’ PARTITO LEONE, E’ FINITO COJONE - PUIGDEMONT FA L’ESULE A BRUXELLES MENTRE PENDE SU DI LUI UN MANDATO D'ARRESTO EUROPEO - LA GIUSTIZIA BELGA PRENDE TEMPO E LUI SGUAINA LA ZAZZERA: “SONO PRONTO A CANDIDARMI DA QUI”

Elena Tebano per il “Corriere della Sera”

 

CARLES PUIGDEMONT A BRUXELLES

Ha rotto il silenzio in serata il leader separatista catalano Carles Puigdemont, poche ore prima che venisse ufficializzato il mandato di cattura europeo preannunciato dal governo spagnolo. Con un profilo più basso però rispetto a quello tenuto solo il giorno prima: niente gesti dimostrativi e nessuna apparizione pubblica, neppure di fronte al gruppetto di indipendentisti dell' Assamblea Nacional Catalana (Anc) che ieri hanno manifestato con un picchetto sulla rotonda che si trova tra la sede della Commissione Ue e quella del Consiglio europeo. Ha scelto invece un' intervista registrata con la tv belga Rtbf : «Sono disposto a candidarmi», ha detto riferendosi alle elezioni straordinarie catalane indette dall' esecutivo di Madrid per il 21 dicembre.

Puigdemont

 

«Posso fare campagna da qualsiasi parte visto che viviamo in un mondo globalizzato», ha aggiunto confermando di non voler rientrare in Spagna, dove rischia fino a 30 anni di carcere, e dove ieri lo aspettava un' udienza di fronte alla Corte Nazionale madrilena.

 

Nella quale la giudice Carmen Lamela ha stabilito che devono rimanere in carcere otto dei nove politici catalani che si sono presentati, compresi il presidente dell' Assemblea regionale Jordi Sánchez, il numero due di Puigdemont Oriol Junqueras e il leader di Omnium Cultural Jordi Cuixart. Il nono, l' ex ministro locale dell' economia Santi Vila, che si era dimesso per protesta il giorno prima della dichiarazione di indipendenza del Parlamento della Catalogna, è stato rilasciato dopo che ha pagato una cauzione di 50 mila euro.

 

puigdemont

«Faccio appello ai loro valori democratici e chiedo a tutti i partiti della Spagna di mettere fine a questa terribile situazione che ha fatto finire dei politici in prigione», ha detto ieri uscendo dal carcere di Estremera. Più tardi la giudice Lamela ha firmato anche il mandato di arresto europeo contro Puigdemont e i 4 ministri che sono fuggiti con lui in Belgio, Antoni Comin, Clara Ponsati, Lluís Puig e Meritxell Serret.

 

Sono accusati di cinque reati: i tre già contestati agli arrestati, cioè «ribellione», «sedizione» e «malversazione», e poi «abuso di potere» e «disobbedienza». La Procura belga ha confermato di aver ricevuto la richiesta della magistratura spagnola, ma ha preso tempo: «Stiamo aspettando la loro traduzione e poi la studieremo», ha dichiarato il portavoce Eric Van Der Sijp.

 

carles puigdemont

Lo faranno entro oggi, poi secondo la legislazione europea le autorità belghe dovranno individuare i cinque leader catalani e farli comparire davanti a un giudice, che deciderà se lasciarli a piede libero fino all' esito della domanda di estradizione. Se gli accusati faranno ricorso dovrà pronunciarsi la giustizia belga, in tre gradi di giudizio. Difficile stabilire quanto ci vorrà: non meno di due mesi nel migliore dei casi.

 

Gli stessi della campagna elettorale per le elezioni catalane. Puigdemont ieri ha affermato di non volersi sottrarre alla magistratura di Bruxelles, che considera più affidabile di quella spagnola: «Ho detto al mio avvocato di riferire alle autorità del Belgio che sono pronto a collaborare - ha detto a Rtbf -. Non fuggirò dalla giustizia. Andrò davanti alle autorità, ma davanti a quelle vere».

Puigdemont 1

 

Ma certo la sua presenza in Belgio pone non pochi problemi sia al Paese che lo ospita che all' Unione europea. E quella di internazionalizzare la crisi è stata un strategia, forse l' unica, del leader catalano, dopo che Madrid una settimana fa ha destituito il suo governo e ha sciolto il Parlamento.

 

«Non è un affare interno» ha detto ieri della crisi catalana. Parole molto diverse da quelle della portavoce della Commissione europa, Annika Breidthardt, che ieri aveva definito le richieste di arresto per i leader catalani «questioni per le autorità giudiziarie» nazionali: «Le autorità giudiziarie - ha ribadito - sono indipendenti. Rispettiamo questa indipendenza».

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO