LA VEDOVA ALMIRANTE RIVENDICA L’EREDITÀ DEL MSI: “QUANDO GIORGIO È MORTO, NEL 1988, IL PARTITO POSSEDEVA IMMOBILI PER CENTO MILIARDI DI LIRE” - “QUESTI SIGNORI (FINI, LA RUSSA E GASPARRI) SI SONO APPROPRIATI DI BENI CHE NON SONO LORO” - GLI IMMOBILI PAGATI CON LE CAMBIALI DA MIO MARITO, CIARRAPICO E ANTONINO LA RUSSA, “PADRE DI IGNAZIO” - I SECONDI ‘FINI’ DI AN: “CREARONO UNA FONDAZIONE CON 4 GATTI E CI MISERO TUTTI I SOLDI” - “ANCHE IO HO UNA FONDAZIONE NEL NOME DI GIORGIO. MA COMPRO AMBULANZE”…
Andrea Garibaldi per il "Corriere della Sera"
«Sono veramente preoccupata. Anzi, seccatissima». Assunta Almirante risponde nella sua casa dei Parioli. Sospende un'altra telefonata, con un'amica: «Mi stava spiegando il burraco, ma non me ne importa nulla. Io voglio parlare di questo schifo dei beni di An, della Fondazione, delle liti tra Fini e La Russa, Gasparri...».
Chi ha ragione?
«Nessuno. Tutti questi signori si sono appropriati di beni che non hanno mai acquistato e che non sono loro».
Di chi sono?
«Del Movimento sociale italiano, comprati con sacrifici e cambiali. Comprati da un uomo che si chiamava Giorgio Almirante».
La sua fiamma.
«Mio marito, la mia fiamma, per 36 anni».
Chi pagava le cambiali?
«Giorgio, per primo. Poi, Ciarrapico, quante cambiali ha scontato! E Antonino La Russa, persona degnissima, padre di Ignazio. E tanti altri militanti, con i loro contributi».
Quanto valgono quei beni?
«Quando Giorgio è morto, nel 1988, il partito possedeva immobili per cento miliardi di lire».
Secondo lei, cosa dovrebbero farci, adesso?
«Venderli. E il ricavato distribuito a chi ha bisogno, fra gli iscritti al Msi. Per esempio, alle 36 famiglie dei ragazzi di destra uccisi: Mattei, Di Nella...».
Perché Almirante comprava dei palazzi?
«Nessuno affittava sedi al Msi. E se qualcuno lo faceva, glielo bruciavano, l'appartamento».
Sedi in tutta Italia...
«A Bergamo c'è una reggia, a Milano, via Mancini, un gioiello. A Carpi una sede di una bellezza senza limiti. Giorgio, poi, ci metteva i libri, la televisione. Lì la gente si riuniva, giocava a carte».
A Roma c'è via della Scrofa.
«Partecipammo a un'asta. Con i soldi che ci aveva dato la contessa Del Drago per lasciare il suo stabile di via Quattro Fontane, e con i soldi miei del tabacco, perché io avevo dei campi, in Umbria».
A via della Scrofa ha lavorato per tanti anni Fini.
«Questi non hanno mai comprato neanche una scrivania! Mi pare che Fini abbia solo fatto finta di migliorare l'ingresso della segreteria. Con una vetrata».
A un certo punto - era il 1995 - il Msi si trasformò in An.
«Quel congresso di Fiuggi, un deserto! Non ci fu appello nominale per votare. Io e Antonino La Russa andammo via».
Nel 2009 An si fonde nel Pdl.
«Si doveva fare un'alleanza con Berlusconi, non la fusione. Crearono un'associazione di quattro gatti e misero lì dentro tutti i beni di An, i 100 miliardi di lire accumulati per il partito da Giorgio Almirante».
Ora è tutto finito in una Fondazione.
«Anche io ho una Fondazione nel nome di Giorgio. Ma compro ambulanze, mi occupo di bimbi malati. Impedirò in ogni modo a questi signori di impossessarsi dei beni del Msi. Hanno già il privilegio di essere parlamentari, vogliono anche diventare ricchi?».
Ce l'ha con Fini o con Gasparri-La Russa?
«Faccio di tutt'erbe un fascio».





