atac referendum

QUANDO E' IL POPOLO A DECIDERE AI "SINCERI DEMOCRATICI" FA SCHIFO LA DEMOCRAZIA - BELPIETRO: “ULTIMAMENTE GLI EDITORIALISTI HANNO COMINCIATO A METTERE IN DISCUSSIONE LA VOLONTÀ POPOLARE, CHE E' DIVENTATA UN FASTIDIOSO OSTACOLO PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI OBIETTIVI DECISI DALLA ÉLITE. L'ULTIMO ESEMPIO? LA BREXIT E L'INTRODUZIONE NEL NOSTRO PAESE DEL REFERENDUM PROPOSITIVO…”

Maurizio Belpietro per “la Verità”

 

maurizio belpietro sulla terrazza dell atlante star hotel (1)

Ma alla stampa democratica quanto fa schifo la democrazia? A leggere i commenti di questi giorni, parecchio. La rappresentazione cartacea dell' establishment da tempo prova a spiegare al popolo, italiano ed europeo, che cosa si debba fare e come ci si debba comportare per fare andare le cose nel verso che l' élite ritiene giusto.

 

Tuttavia, visto che il popolo si rifiuta di ascoltare, ultimamente gli editorialisti hanno cominciato a mettere in discussione la volontà popolare, che, da espressione massima della democrazia, improvvisamente è diventata un fastidioso ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi decisi dalla medesima élite. L'ultimo esempio? La Brexit. Gli inglesi, due anni fa, hanno deciso di votare a favore dell' addio all' Europa.

 

REFERENDUM2

Lo hanno fatto sull' onda della volontà di riprendere il pieno controllo della propria politica economica e regolatoria, sia in termini di sviluppo del Paese che di disciplina migratoria. È stato giusto votare per la Brexit? Non spetta a noi dirlo. Ma non spetta neppure agli editorialisti da salotto che stabiliscono che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato nell'affidare una simile decisione al popolo.

 

Tuttavia, a leggere i commenti di questi giorni, si capisce come la discussione non verta più su che cosa sia migliore per gli inglesi e perché, ma sul fatto che dare la parola agli elettori sia una cosa stupida. Leggere per credere. Ieri sulla prima pagina del Corriere della Sera, sotto il titolo «Lezioni londinesi. La debole democrazia diretta», si poteva leggere un articolo di Danilo Taino in cui si spiegava come «l'aver posto la scelta sulla Brexit a referendum, nel 2016, sta facendo vacillare l'opinione pubblica del Paese, culla del liberalismo e della democrazia, e rischia di spegnere la brillante energia a cui ci aveva abituato la "madre di tutti i parlamenti", Westminster». Capito il messaggio?

massimo franco e romano prodi

 

Aver fatto votare gli inglesi su una scelta che riguarda il loro Paese mette a rischio tutto, spegne il Parlamento e minaccia il liberalismo e la democrazia. Perché far votare, cioè la massima espressione dell' esercizio democratico, rischia di minacciare la democrazia.

 

Ah, sì? E come? «Lo strumento del referendum non è una sciocchezza. Mettere nelle mani dei cittadini la decisione su questioni rilevanti è un momento alto di democrazia. Può però essere fatto su questioni risolvibili con una semplice scelta binaria: da una parte o dall' altra e finita lì». Chiaro il concetto, no? Gli elettori sono dei fessi, che non sono capaci di ragionare, quindi non puoi chiedere che si esprimano su questioni complesse, ma devi dar loro la possibilità di schiacciare un bottone o un altro, nulla di più.

 

E con la Brexit non è stato così? Non era forse una scelta binaria: dentro o fuori dall'Europa? E allora ecco Taino spiegare che gli elettori sono come bambini a cui non si siano spiegate le cose come stanno, ossia che cosa significhi andare in vacanza o restare a casa. Mica glielo avevano detto se la vacanza sarebbe stata in montagna o al mare e questo fa la differenza. Insomma, il commento è un elogio della democrazia parlamentare, quella che per intenderci sottrae le decisioni al popolo.

referendum

 

Magari uno pensa che questa sia un'idea di Taino, ancora sotto choc per il risultato del referendum inglese e delle sue conseguenze. E invece no, perché chi non avesse capito trova ribaditi gli stessi concetti un po' più avanti, applicati questa volta al caso Italia, là dove nel suo commento il notista politico del Corriere, Massimo Franco, spiega ciò che accadrebbe con l' introduzione nel nostro Paese del referendum propositivo, iniziativa che è giudicata insidiosa «per il tentativo di cambiare la Costituzione». E quale sarebbe questa insidia?

 

Manco a dirlo l' idea balzana di dare la parola al popolo. «I grillini sperano di approvarla senza limitare le materie da sottoporre al responso popolare; e prevedono un quorum basso, al 25 per cento. La ragione è che vogliono usare i referendum come grimaldello per sostituire la "democrazia diretta" a quella parlamentare. È un' operazione pericolosa» sentenzia Franco. E perché?

 

REFERENDUM1

«In quanto promette di dare un potere smisurato alle minoranze, sbilanciando il sistema». Ah, sì? E le leggi elettorali che danno a una minoranza di cittadini la maggioranza, vedi per esempio in Francia l' elezione di Emmanuel Macron, ma vedi anche in Italia certi governi del passato recente, che cosa sono? Un equo bilanciamento del potere.

Forse al quotidiano di via Solferino, in questi giorni, è venuta l'allergia nei confronti di quel passaggio costituzionale che dichiara il «popolo sovrano»?

 

manifestazioni contro la brexit 1

Forse, ma la reazione ha contagiato anche altri giornali. Sulla Stampa, per esempio, parlando di Brexit perché l'Italia intenda, si poteva leggere un commento di Mattia Feltri dedicato al suffragio universale, cioè della corda con cui si è impiccato David Cameron. Aver dato la parola agli inglesi sull' uscita dall' Europa è stata la cosa più folle commessa dall' ex primo ministro britannico. «Noialtri del popolo siamo umorali, suggestionabili, ci facciamo travolgere da simpatie e antipatie, cambiamo idea facilmente».

 

Dunque? Non fateci votare su cose che il nostro cervellino non comprenderebbe.

E così, partendo dal Regno di Sua Maestà, si arriva a quello di Pulcinella: «Il nostro Parlamento sta introducendo il referendum propositivo, per cui se un quarto degli aventi diritto dice sì, la proposta diventa legge». La conclusione è affidata a una frase di Norberto Bobbio : «Nulla rischia di uccidere la democrazia più che l' eccesso di democrazia».

brexit

 

Ma forse, visto il dibattito sulle élite che ormai imperversa sui giornali sentitamente democratici, il pensiero del celebre filosofo si potrebbe anche rovesciare come un guanto: nulla uccide la democrazia più un'élite che voglia imporre agli elettori la propria idea di democrazia. Sarà per questo che in pochi mesi partiti storici e una classe dirigente che, nei propri salotti, per anni si è riempita la bocca con la democrazia, sono stati spazzati via dal voto?

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....