luigi di maio giuseppe conte matteo salvini quota 100 reddito cittadinanza

LEGA PIU’ M5S, UGUALE DUE FLOP/ 1 - “QUOTA 100” NON SARÀ RINNOVATA: NON HA FUNZIONATO GRANCHÉ PERCHÉ, COMPLICI LE PENALIZZAZIONE CHE AL MOMENTO DEL LANCIO ERANO STATE TACIUTE, RISPETTO AL MILIONE DI BENEFICIARI PREVISTI NEL TRIENNIO SI ARRIVERÀ A CIRCA UN TERZO - E POI NON HA NEMMENO PRODOTTO L'ASSUNZIONE DI QUEI 300 MILA GIOVANI ALL'ANNO CHE SI ASPETTAVA IL GOVERNO GIALLO-VERDE, PERCHÉ SEMMAI I GIOVANI I POSTI IN QUESTI ULTIMI DUE ANNI LI HANNO PERSI…

Paolo Baroni per “la Stampa”

 

I NUMERI DI QUOTA 100

Sono passati poco più di quattro mesi da quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha messo la parola fine a Quota 100. «È un progetto triennale di riforma che veniva a supplire a un disagio sociale. Non è all' ordine del giorno il suo rinnovo» aveva annunciato il premier a fine settembre, troncando un tira e molla che durava da settimane.

 

Le ragioni di questa scelta le aveva spiegate pochi giorni prima il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri parlando di «utilizzo non saggio delle risorse, perché concentrato su una platea ristretta quando esistono tanti problemi. Finisce tra poco e, fortunatamente, ha avuto un costo minore del previsto - aveva poi aggiunto - perché non ha funzionato nemmeno tanto bene».

 

Una misura bandiera Quota 100 sta alla Lega come il Reddito di cittadinanza sta ai 5 Stelle. È normale che Salvini continui a difendere la sua creatura, un meccanismo introdotto nel 2019 e che sino a tutto il 2021 consente di andare in pensione sommando 38 anni di contributi ai 62 anni di età, anziché i 67 previsti oggi dalla legge Fornero.

 

INPS QUOTA 100

Ed ora che si discute su come comporre la nuova maggioranza che sosterrà il governo Draghi, il leader della Lega sul tavolo della trattativa, oltre alla famigerata «flat tax», mette ovviamente anche Quota 100. «A Draghi chiederei se vuole tornare a legge Fornero o Quota 100» continua a ripetere Salvini, che ora ne fa «una questione di libertà economica», un modo per «sbloccare le imprese».

 

Non la pensa però allo stesso modo però Confindustria: per il presidente Carlo Bonomi Quota 100 è infatti «una misura che serve solo ad appesantire il debito pubblico» e «che aggrava l' ingiustizia verso i più giovani». Di fatto un spreco, come ha sempre sostenuto ad esempio anche Matteo Renzi.

 

Di certo, visto che al 2030 ci costerà la bellezza di 40 miliardi di euro, non piace nemmeno ai «guardiani dei conti», tema che trova certamente molto attento Draghi e categoria alla quale oltre a Gualtieri vanno iscritte anche la Banca d'Italia (il governatore Visco da subito ha espresso «riserve» su questa misura) e la Commissione europea. Che ancora di recente, lamentando l' assenza di riforme all' interno del Recovery plan, ci ha chiesto «di attuare pienamente le passate riforme pensionistiche al fine di ridurre il peso delle pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica».

 

matteo salvini conferenza stampa quota 100

Ma Quota 100 ha funzionato o no? Se guardiamo ai numeri, non ha funzionato granché perché, complici le penalizzazione che al momento del lancio erano state taciute, rispetto al milione di beneficiari previsti nel triennio si arriverà a circa un terzo. Secondo le elaborazioni di «Itinerari previdenziali» a poco più di metà del triennio (settembre 2020) all' Inps sono arrivate in tutto circa 313 mila domande (92.200 da parte di donne e 221 mila di uomini) e ne sono state concesse 242 mila (69.600 donne, 172.600 uomini).

 

E poi non ha nemmeno prodotto l'assunzione di quei 300 mila giovani all' anno che si aspettava il governo giallo-verde, perché semmai i giovani - come notava giusto ieri il presidente della Fondazione Adapt Francesco - 300 mila posti in questi ultimi due anni li hanno persi.

 

claudio durigon matteo salvini massimo caravaglia conferenza stampa quota 100

«Non è vero che Quota 100 non ha funzionato - spiega il segretario confederale della Uil Domenico Proietti -. Ha funzionato, ma non poteva che avere una portata limitata perché per accedervi occorre centrare un ambo secco, 62 anni di età e 38 di contributi». Parere articolato anche quello di un altro grande esperto del settore come il presidente di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla.

 

Che spiega: «Quota 100 è una risposta incompleta all'eccessiva rigidità della legge Monti-Fornero che consentiva di andare in pensione solamente con 67 anni di età e con 42-43 anni di contributi. I numeri ci dicono che non ha riscosso un grandissimo successo, anche perché ci sono anche altre possibilità per lasciare il lavoro in anticipo: c'è l' Opzione donna, gli sconti per i lavori gravosi e ci sono state ben 9 salvaguardie per gli esodati».

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 17

 

Le modifiche in cantiere Il superamento di Quota 100, prima che scoppiasse la crisi, era uno dei capisaldi della riforma a cui il governo giallo-rosso stava lavorando. Il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo aveva insediato una serie di tavoli tecnici, compreso quello sulla separazione tra previdenza e assistenza, che sarebbe servito a dimostrare una volta per tutte all'Europa che il costo delle nostre pensioni è ben più basso di quel che si pensa.

 

Per Proietti si stava ragionando su «una flessibilità più diffusa, a partire dalla soglia dei 63 anni (che è poi la media europea), differenziando da lavoro a lavoro e tenendo in considerazione mansioni gravose ed usuranti, fissando poi a 41 anni di contributi il requisito per lasciare comunque il lavoro a prescindere dall' età».

 

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 29

«Se c' è la buona volontà il nuovo governo potrebbe fare tutto in un mese - spiega a sua volta Brambilla -. Perché è tutto scritto. La legge Fornero va modificata in tre punti: occorre bloccare a 41/42 anni l' anzianità contributiva, bisogna uniformare le regole assicurando anche ai giovani assunti dopo il 1996 lo stesso trattamento di tutti gli altri. E poi da Quota 100 si potrebbe passare a Quota 102. E sono convinto che anche Salvini darebbe l' ok».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…