ursula von der leyen rieletta come presidente della commissione ue 1 giorgia meloni

LE RELAZIONI TRA GOVERNO DUCIONI E UE SONO AI MINIMI. E IL CETRIOLO VA IN CULO AGLI ITALIANI - IL NO DI GIORGIA MELONI ALLA RIELEZIONE DI URSULA E LE CRITICHE AL RAPPORTO UE SULLO STATO DI DIRITTO AVRANNO UN PREZZO. E SI PAGHERA’ NELLA FORMAZIONE DELLA PROSSIMA COMMISSIONE - “REPUBBLICA”: “MELONI CHIEDE AFFARI ECONOMICI E LA CONCORRENZA. MA SI TRATTA DI DUE DELEGHE DIFFICILMENTE ASSEGNABILI ALL’ITALIA. PER QUEI “DICASTERI” SERVONO UN EX PREMIER, UN EX MINISTRO DELL’ECONOMIA O UN SUPER-TECNICO. MA L’ITALIA HA SCELTO DI STARE ALL’OPPOSIZIONE NELL’UE. BRUXELLES NON CONCEDERÀ A ROMA PIÙ DI QUEL LE SPETTA: IL PORTAFOGLIO NON SARÀ DA “SERIE B” MA NEMMENO DA “SCUDETTO”. L’IPOTESI: FONDI DI COESIONE, BILANCIO O MEDITERRANEO E MIGRANTI”

Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

 

giorgia meloni spiega il no di fratelli d italia alla conferma di ursula von der leyen 2

Chi sono gli “stakeholders”, ossia quei soggetti che in italiano vengono chiamati “portatori di interessi”, cui si riferisce la Commissione europea nel Rapporto sullo Stato di Diritto? La presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha ieri affermato che tra di loro ci sarebbero anche alcuni giornali italiani, compresa Repubblica. E che sarebbero stati consultati dai tecnici di Palazzo Berlaymont soprattutto nella parte del report riguardante il ”Pluralismo e la libertà dei Media”. Ma è così?

 

ursula von der leyen giorgia meloni

Per capirlo basta leggere il documento della Commissione e verificare punto per punto i rinvii alle “fonti” presenti in ogni pagina e a giustificazione di ogni commento. Le note del Rapporto sono illuminanti da questo punto di vista. Eppure, anche seguendo ogni punto in calce, non si coglie alcun riferimento a quotidiani o organi di informazione del nostro Paese. Ma a soggetti “terzi”, organizzazioni sindacali, istituti di ricerca italiani, Autorità di Garanzia e – a sorpresa – la presidenza del consiglio con diversi ministeri.

 

PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO

[…] Ecco gli “stakeholders” citati dalla Commissione Ue: Agcom (l’Autorità italiana garante per le comunicazioni), Eurobarometro (l’istituto Ue per i sondaggi), Parlamento europeo, Istituto Reuters, Osservatorio del Pluralismo dei Media, Fnsi (Federazione nazionale della Stampa), Ordine dei giornalisti, Civil Liberties Union for Europe (Ong per diritti civili), Ossigeno per l’informazione, Federazione europea dei giornalisti, Usigrai (Sindacato dei giornalisti Rai), Governo italiano, Ministero dell’Economia (guidato dal leghista Giancarlo Giorgetti), Ministero delle Imprese e del Made in Italy (guidato dall’Fdi Adolfo Urso), Presidenza del Consiglio (premier Giorgia Meloni), Ministero della Giustizia (guidato da Carlo Nordio), Ministero degli Interni (guidato da Matteo Piantedosi), Consiglio d’Europa e infine da Media Freedom Rapid Response (Organizzazione che monitora la liberta di stampa in Europa). Quindi nessun quotidiano italiano o straniero.

GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN

 

Ma tanti esponenti della squadra meloniana. Anche per questo la lettera spedita da Giorgia Meloni a Ursula von der Leyen è stata letta dalla presidente della Commissione con un certo stupore e anche con una dose di fastidio. Il metodo seguito da palazzo Chigi, infatti, viene considerato a dir poco irrituale. Soprattutto è giudicato come un modo per non rispondere ai quesiti e ai problemi posti dal Rapporto. […] In effetti la premier e l’esecutivo italiano fino ad ora non hanno replicato nel merito. Non solo sulla libertà di stampa ma anche su tutto il resto: dalla riforma Nordio della giustizia alle modifiche alla Costituzione sottoposte all’esame del Parlamento e che introdurrebbero il cosiddetto premierato.

URSULA VON DER LEYEN E GIORGIA MELONI

 

L’effetto, però, si sta riflettendo sui rapporti tra Italia e Unione europea. Le recenti scelte compiute da Fratelli d’Italia in occasione del voto a Strasburgo per la rielezione di Von der leyen stanno provocando ripercussioni e strascichi che l’esecutivo di Roma non ha ancora afferrato pienamente. La presidente della Commissione, infatti, non ha affatto preso bene il “no” pronunciato da Meloni nei suoi confronti. Lo valuta alla stregua di un tradimento dopo tutte le “concessioni” fatte al centrodestra italiano negli ultimi diciotto mesi. Compreso il rinvio proprio della pubblicazione del Rapporto sullo Stato di Diritto.

 

ursula von der leyen giorgia meloni

Quindi se i lamenti a questo riguardo di Meloni vengono sostanzialmente ignorati, le trattative sulla formazione della prossima Commissione rischiano di essere segnate negativamente per il nostro Paese. La presidente del Consiglio, che ancora non ha inviato la designazione per il commissario italiano (ha tempo fino al 31 agosto, in pole position Raffaele Fitto), continua a chiedere un portafoglio economico per il suo prescelto. A partire dagli Affari Economici e dalla Concorrenza.

 

Ma si tratta di due deleghe difficilmente assegnabili all’Italia. Un concetto che Ursula ha già illustrato con schiettezza a Meloni. Per quei due “dicasteri” servono candidature con un profilo molto alto: un ex premier, un ex ministro dell’Economia o un super-tecnico. Ma al di là di questi aspetti, c’è un nodo che non si può sciogliere, almeno non adesso: l’Italia ha scelto di stare all’opposizione nell’Unione.

 

GIORGIA MELONI SERGIO MATTARELLA URSULA VON DER LEYEN

E nessuno può pensare che questa decisione sia priva di contraccolpi. Circostanza ben descritta da Von der leyen alla presidente del Consiglio. Bruxelles non farà dunque nulla per penalizzare Roma ma non farà altrettanto nulla per concedere di più di quel le spetta: il portafoglio non sarà da “Serie B” ma nemmeno da “scudetto”. L’ipotesi più probabile: fondi di Coesione, Bilancio o Mediterraneo e migranti. Le relazioni tra Italia e Ue non sono mai state così sfibrate. E a pagarne il prezzo è solo l’Italia.

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?