E’ PIÙ PARAGURU RENZI CHE SI FA APPLAUDIRE DAI SUOI EX NEMICI O GLI EX BERSANIANI E DALEMONI CHE ORA SCODINZOLANO DAVANTI AL SINDACO “SOVVERSIVO”?

1 - CHIAVE
Jena per La Stampa
- La sinistra italiana finirà nelle mani di Renzi, dove la parola chiave è finirà.

2 - MATTEO IN CHARTER DA FIRENZE CON GLI AMICI MENTRE IN PLATEA LO APPLAUDONO GLI EX NEMICI: "UNA VOLTA MI TRATTAVANO DA SOVVERSIVO, ORA MI CHIAMANO EROE"
Sebastiano Messina e Simona Poli per "la Repubblica"

POI, quando si sono placati gli applausi della platea tosco-pugliese accorsa per la partenza della sua corsa alla segreteria, esordisce come nei film americani: "Pensando a cosa dire oggi...". E tutti pensano: adesso tira fuori la sua frase solenne. E invece lui, in giacca e cravatta, si mette a fare il giamburrasca: "Ecco, la prima cosa da dire è: seduti!".
Fa un gran caldo, in questo nuovissimo padiglione della Fiera del Levante che sembra un hangar senza aerei.

Non è il caldo che qui dentro, al congresso socialista del 1991, fece sudare così tanto Bettino Craxi da far trasparire in tv la sua canottiera. Ma quello era l'inizio di un declino, mentre qui oggi c'è l'aria festosa di una corsa che sembra vinta in partenza. E soprattutto siamo in un'altra era geologica, senza le faraoniche piramidi hitech dell'architetto Panseca e senza i maxischermi da stadio.

Oggi al centro dell'hangar c'è solo un palco circolare monoposto con un freccione che gira su se stesso (da destra verso sinistra, attenzione) simbolo del nuovo slogan di Renzi, «l'Italia che cambia verso». E gli otto striscioni colorati che scendono dal tetto ci dicono quali sono le parole da cancellare e i loro contrari da adottare. Non più «lamentarsi», ma «cambiare». Out «il Palazzo», in «la strada». No alla «burocrazia », sì alla «semplicità». Basta «raccomandati», largo ai «bravi». Dimenticare «il cavaliere», ascoltare «gli italiani». Abbasso «la conservazione», viva «il futuro ». E soprattutto, non conta «perdere bene», ma solo «vincere ».

La musica è cambiata, e non solo metaforicamente. Nessuna traccia di Ivano Fossati (la "Canzone popolare" di Prodi), di Jovanotti ("Mi fido di te" per Veltroni) e neanche di Gianna Nannini (e del suo "Inno" adottato da Bersani). Qui la regia, oltre ai Rem («Shining happy people»), mette a palla Bob Acri, Ninja Tuna e Richard Stoltzman, roba che nessuno aveva mai sentito a una manifestazione di partito.

La platea però non batte ciglio. Chi è venuto alla Fiera, in questo sciroccoso sabato autunnale, sembra disposto a pagare qualsiasi ticket per poter dire: io c'ero. Già, ma chi c'è? Nicola Latorre, che un tempo fu un dalemiano a prova di bomba e oggi è un renziano convinto: «C'è qualche consigliere regionale, ma non vedo dirigenti uscenti del partito. Il settanta per cento sono solo simpatizzanti, il resto è popolo militante ». Un vecchio militante prova a sfotterlo: «Nico', come ti vedi in questo cambio di campo?». Lui,
serafico: «Io sono rimasto nel mio campo. Mi pare che qualcun altro sia andato a finire in un campo diverso...».

Più il là, in Lacoste blu, c'è Michele Emiliano. Renziano anche lui. Ma non era bersaniano? Il sindaco di Bari allarga le braccia: «Certo che ero con Pierluigi, ma lui non si ricandida. E Cuperlo, sinceramente non so bene chi sia. Matteo invece è l'uomo giusto, vedrete, è uno che sa imparare dagli errori».

Arriva anche, da Genova, il governatore Burlando: «Sì, Renzi rimetterà a posto il partito, e io lo appoggerò» assicura. In disparte, ma non abbastanza da non essere visto da Renzi, c'è Alberto Losacco, il parlamentare pugliese che era il braccio destro di Franceschini nella breve stagione della segreteria. Ognuno si sta mettendo in posizione, dunque, e prima che Renzi cominci a parlare Latorre scommette con un navigato giornalista napoletano: «Al Sud, dalla Puglia alla Sicilia, vince Matteo: mi gioco una cena».

Poi tocca a lui, al candidato. Che comincia a girare in tondo, sul palco, attorno al leggìo che sembra una parabolica messa di piatto, come un esperto presentatore. E' una mitragliatrice di frasi a effetto: «L'Italia deve cambiare verso all'Europa. Il Pd deve cambiare verso all'Italia. Noi dobbiamo cambiare verso al Pd». E usa il linguaggio che tutti capiscono meglio, il codice dello sport. L'amnistia è «un gigantesco autogol».

Il bicameralismo perfetto «è il ping pong delle leggi ». L'Italia «perde posti in classifica » («Dice: ma le classifiche non valgono. Lo dico sempre anch'io quando la Fiorentina non vince»). Ed è con il lessico sportivo che spiega il senso di questo esordio non particolarmente scoppiettante: «Questo è come il primo passo di una maratona. Come il primo bacio tra due fidanzati. Non possiamo dire tutto in una volta, però cominciamo... ».

Un discorso asciutto - dura meno di un'ora, senza varcare la soglia della caduta di attenzione - nel quale si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa. «Un anno fa, ricordate?, ero un sovversivo. Un pericoloso infiltrato. Ero quello da abbattere, non da battere. Ora da appestato sono diventato un eroe. Bene, non sono né l'uno né l'altro. Non ero un infiltrato ieri e non sono un salvatore della patria oggi».

Poi si aggiusta la cravatta, la trasferta pugliese è finita, e riparte verso l'aeroporto, dove l'aspetta l'aereo con la moglie Agnese e i cento fedelissimi fiorentini. Un intero charter (150 euro il biglietto, ognuno paga per sé) prenotato dallo staff per accompagnarlo nel viaggio, un volo di renziani doc. S'è voluto portare dietro un pezzo del suo mondo, quello che non lo ha scelto oggi perché è vincente ma che ha scommesso su di lui quando la battaglia era ad altissimo rischio.

Nel viaggio di ritorno, ormai rilassato, Renzi si lascia andare. «Dovevo spiegarla meglio questa cosa dell'indulto, invece sul governo sono andato bene, a Letta ho offerto la massima collaborazione in Europa, è giusto così». Poi acchiappa il microfono e comincia a prendere in giro i parlamentari. «Attenzione», dice, «si prega l'onorevole Biffoni di smettere di dare fastidio alle hostess». E tutti, naturalmente, ridono.

3 - LATORRE: LO SO CHE DICONO CHE SONO UN INFILTRATO DELL'EX PREMIER MA I FATTI SMENTIRANNO LA DICERIA
Concetto Vecchio per "la Repubblica"

SENATORE Latorre, dove si trova?
«A Bari»

Alla convention di Renzi?
«Per forza!»

Latorre per Renzi, suona ancora stra no.
«Gesù! È un anno che lo dico».

Un anno?
«Durante le primarie del 2012 polemizzai pubblicamente con il segretario pugliese Blasi che aveva detto "se vince Renzi io me ne vado". E io già allora gli risposi: "Guarda che Matteo è grasso che cola"».

Ma lei è sempre rimasto un dalemiano di ferro.
«D'Alema è stata la prima persona a cui ho rivelato che era giunta l'ora di Matteo, ne abbiamo discusso lungamente, subito dopo la sconfitta elettorale».

Ora lui sostiene che non è adatto a fare il segretario
«E io invece sostengo il contrario!»

Perché?
«Incarna il cambiamento che serve al Paese. Ha un'empatia con gli italiani. È vincente. Poi se invece vogliamo continuare perdere facciamo pure».

Cosa pensa di Cuperlo?
«Grandissimo spessore».

Ma...
«Ecco, lui simboleggia un progetto che rassicura una sinistra smarrita, non in grado di fare il salto di qualità. Gli manca la capacità espansiva».

Come la dobbiamo chiamare: renziano, dalemiano o dalemian-renziano?
«Per l'amor di Dio! Le definizioni le lasciamo ai giornalisti».

Non si è mai ex dalemiani, vero?
«A Massimo mi lega un grandissimo affetto, è una grande personalità ma sul punto c'è un dissenso politico. Ci poi tengo dirle che io le mie scelte le ho fatte in piena autonomia».

C'è addirittura chi sostiene che lei in realtà è stato infiltrato.
«L'ho sentita! L'ho sentita!»

Non è vera?
«Questa è maliziosa, maliziosissima. Ma non è fondata. I fatti smentiranno questa voce».

Com'è Matteo visto da vicino?
«Non è che ho avuto tutta sta frequentazione. Però le dirò: una figura carismatica, di notevoli qualità personali. E poi è una persona che ascolta molto, presta attenzione a quello che si dice».

Come D'Alema?
«Diciamo che Massimo aveva altre qualità».

 

 

IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI LATORRE PIGLIA A SCHIAFFI MICHELE EMILIANOMICHELE EMILIANO A BARI PER RENZIDALEMA E RENZI renzii dalema k VIGNETTA BENNT DA LIBERO DALEMA CONTRO RENZI

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO