
UNA POLTRONA PER LETTA! - ENRICHETTO CHIAGNE E FOTTE: I SUOI SABOTANO RENZI SULLA LEGGE ELETTORALE, MA L’EX PREMIER TRATTA PER UNA POLTRONISSIMA EUROPEA E SOGNA LA NATO
Fabio Martini per âLa Stampa'
A tu per tu con Matteo Renzi, la Cancelliera di Germania estrae da una cartellina le slide della conferenza stampa renziana, guarda negli occhi il suo autore e gli dice: «Spettacolare!». Nel severo studio personale della Cancelliera ride Renzi e sorride la Merkel.
à uno dei tanti frammenti di un incontro che ha prodotto un buon feeling tra i due, «una chimica positiva», come concordano gli entourage dei due capi di governo, premessa importante per un futuro dai contorni tutti da scrivere.
Certo, l'esperienza diplomatica consiglia di prendere con le molle i convenevoli affettuosi che i capi di governo sono soliti scambiarsi. Ma a Matteo Renzi non è sfuggito un dettaglio decisivo: mentre 48 ore prima, all'Eliseo, il presidente francese Francois Hollande - pur chiedendo dettagli particolareggiati sulle singole riforme - in pubblico si era limitato a prendere atto del cantiere italiano, la Merkel si è esposta, ci ha messo la faccia nel definire con aggettivi e superlativi le misure immaginate dal governo Renzi.
E sempre nel corso del bilaterale che si è svolto nello studio della Cancelliera, la Merkel ci ha tenuto ad elogiare non soltanto «la direzione riformatrice» del governo italiano, ma la virtù che lei più apprezza nel leader italiano: il «coraggio». Una prerogativa che la signora Merkel apprezza in particolar modo in chi, come lei, ha fatto gavetta di partito, ha dietro di sé una forza politica strutturata. Cosa che Mario Monti e, in parte neppure Enrico Letta, potevano vantare.
Naturalmente la missione berlinese di Matteo Renzi doveva servire soprattutto a capire se Berlino frapporrà vincoli formali o lacciuoli informali alla istanza italiana di derogare dal 2,6% di rapporto debito-Pil a suo tempo concordato con la Commissione europea. Renzi, nel colloquio con la Cancelliera, ha capito che in Germania considerano importante l'impegno del primo ministro italiano a non derogare dal tetto del 3 per cento che nel passato l'ex sindaco di Firenze aveva definito come «una regola vecchia, scritta prima di Google».
E allora, ecco il punto: il solenne, pubblico e ripetuto impegno da parte di Renzi a non sfondare quel tetto, viene apprezzato a Berlino e considerato dirimente. E quanto alla possibile lievitazione di uno 0,2-0,3% dal 2,6%, il messaggio agli italiani è stato questo: non ci sono veti, ma bisognerà verificare nel concreto come la questione verrà posta.
Un risultato considerato soddisfacente, anche se nel corso della conferenza stampa, non è sfuggito il differente punto di riferimento dei due: Renzi ha promesso fedeltà ai «parametri di Maastricht», quelli che fissano una volta per sempre il tetto nel rapporto debito-pil, mentre la Cancelliera si è riferita esplicitamente al «Fiscal compact» con le sue regole complesse e di recente irrigidite.
L'«alunno» Renzi da questo punto di vista è stato «rimandato»? Lo si capirà nei prossimi giorni. Una cosa è certa: all'«esame» di Berlino, il capo del governo si è presentato più concentrato e meno piacione del solito. In conferenza stampa, mentre la Merkel parlava, Renzi la guardava, annuiva di continuo, atteggiamento insolito nel personaggio. Anche se in Renzi è irresistibile la tentazione alla battuta, all'autocompiacimento. La conferenza stampa a due era appena iniziata e Renzi ha scartato all'improvviso dal suo discorso politico: «Ah, devo togliermi l'auricolare...» e rivolto ai fotografi: «Scattate, tanto vengo male lo stesso».
A Berlino è circolata una voce: Matteo Renzi starebbe trattando la nomina di Enrico Letta a segretario generale della Nato. L'opportunità si è creata anche perché il candidato italiano, Franco Frattini, non vantava nel curriculum un incarico da primo ministro. Per questo la scelta è caduta sull'ex premier norvegese Jens Stoltenberg. La casella si può riaprire a favore di Letta? Improbabile, ma è significativo che Letta abbia dato l'assenso alla trattativa e che l'Italia vi si stia impegnando.




