1. RENZI? STAI SERENO! DELLE FAMOSE RIFORME, DA QUELLA ELETTORALE (ITALICUM) AL RIBALTAMENTO DEL SENATO, RESTERANNO SOLO LE FORME. QUELLE DELLA MINISTRA BOSCHI 2. RENZI RISCHIA DI AFFRONTARE LE PROSSIME POLITICHE CON UNA LEGGE PENSATA E STUDIATA PER VEDERSELA A QUATTR’OCCHI CON IL DECLINANTE BERLUSCONI, TROVANDOSI INVECE A DOVER AFFRONTARE AL BALLOTTAGGIO LA VARIABILE IMPAZZITA GRILLOMAO 3. UNA VARIABILE CHE AL SECONDO TURNO, CON UN ELETTORATO QUALUNQUISTA MA FONDAMENTALMENTE CINICO E DISPETTOSO COME QUELLO ITALIANO, POTREBBE PERFINO RISULTARE VINCENTE IN NOME DEL “VEDIAMO L’EFFETTO CHE FA GRILLO A PALAZZO CHIGI” 4. ECCO PERCHÉ IL ROTTAM’ATTORE HA SMESSO DI ACCELERARE SULLE FAMOSE RIFORME: IN QUESTE CONDIZIONI, VOTARE NEL 2015 CON L’ITALICUM SAREBBE TROPPO PERICOLOSO

DAGOANALISI

In politica si può perdere, per carità. Ma il suicidio non viene mai perdonato e perfino l'aver rubato a man bassa o mal governato sono ostacoli meno insormontabili dello scherno che colpisce chi si costruisce con le proprie mani la sconfitta, o chi getta al vento una vittoria che sembrava già scritta. Ne sanno qualcosa Achille Occhetto e Pier Luigi Bersani, quest'ultimo accusato per mesi da Renzi di aver sbagliato un rigore a porta vuota alle scorse politiche.

Ma ora lo spettro del suicidio vaga per le stanze di Palazzo Chigi dove la sera Pittibimbo pare si aggiri a piedi nudi in jeans e maglietta. E il suicidio renziano sarebbe affrontare le prossime politiche con una legge pensata e studiata per vedersela a quattr'occhi con il declinante Berlusconi, trovandosi invece a dover affrontare al ballottaggio la variabile impazzita Grillomao.

Una variabile che al secondo turno, con un elettorato qualunquista ma fondamentalmente cinico e dispettoso come quello italiano, potrebbe perfino risultare vincente in nome del "Vediamo l'effetto che fa". Ecco perché il Rottam'attore ha smesso di accelerare sulle famose riforme: in queste condizioni, votare nel 2015 con l'Italicum sarebbe troppo pericoloso. La ripresa economica è ancora "fragile", per dirla con il ministro Padoan, e certi sondaggi fanno troppa paura.

La rilevazione che fa tremare non solo Renzie, ma anche Re Giorgio e Drago Draghi, non arriva dall'Italia, ma dalla Gran Bretagna. L'ha pubblicata ieri il ‘'Sunday Times'' e assegna all'Ukip, il partito indipendentista di Nigel Farage, il 31% dei consensi, in un paese dove il sistema elettorale è stato pensato per garantire l'eterna alternanza tra conservatori e laburisti.

L'Ukip, che ha già preso il 23% alle ultime elezioni locali, se si votasse oggi sarebbe dunque il primo partito della Gran Bretagna, seguito da laburisti e, distanziati di oltre 10 punti, dai conservatori di Cameron.

Certo, Matteuccio nostro gode del sostegno complice e bisognoso di quasi tutta la stampa italiana e, in più, impazza a canali semi-unificati in accordo con il compagno di riforme Berlusconi Silvio. E il Grillomao che prevede di "stravincere" alle Europee, e minaccia di chiedere a Re Giorgio di andare a Palazzo Chigi un minuto dopo, sa perfettamente che oggi per vincere bisogna ripetere ossessivamente che si sta vincendo. Anzi, che si è già vinto.

Renzie non teme più di non raggiungere il 30% il 25 maggio e, anzi, in privato non esclude di poter arrivare anche al 35. Ma si è reso conto che con quegli 80 euro non riporta al voto gli astenuti (40% alle ultime politiche) e che sta dissanguando Forza Italia e il suo compagno di riforme. Per come è congegnato l'Italicum, alle prossime elezioni il Pd rischia di andare al ballottaggio contro il M5S e con uno svantaggio notevole in termini di prospettive.

Perché al secondo turno Grillomao potrebbe imbarcare altri milioni di voti in libera uscita, o non espressi in precedenza. E poi perché la curiosità degli italiani di consegnarsi a una specie di sberleffo permanente, per di più osteggiato apertamente da tutti coloro che ritengono di contare qualcosa, potrebbe essere fatale al premier uscente.
Se questo è il quadro, ecco allora spiegata la frenata dello stesso Renzie sul fronte delle riforme.

Come al solito, un breve esercizio di memoria aiuta a capire che sta succedendo, tra una televendita e un talk show. Il 18 gennaio, Pittibimbo e il Banana decaduto stringono il famoso patto del Nazareno su legge elettorale, riforma del Senato e mega-retromarcia sul federalismo.

Il 17 febbraio, sostituitosi a Lettanipote, il sindaco di Firenze proclama l'agenda dei 100 giorni, come riassunta il giorno dopo sul Financial Times: riforme costituzionali ed elettorali entro fine mese, quella del mercato del lavoro entro marzo, la riforma della Pubblica amministrazione ad aprile e quella del Fisco a maggio.

Ok, si trattava di annunci. Ma la situazione oggi è questa: Italicum impantanato e rinviato, riforma del Senato tutta da ridiscutere, riforma del lavoro pericolosamente ferma tra veti incrociati.

Alcuni segnali degli ultimi giorni, del resto, sono stati chiarissimi. Come Bella Napoli che da un lato prende in mano la situazione sulle riforme, ma dall'altra consiglia prudenza e tempi più lunghi al Rottam'attore.

Meglio aspettare i risultati delle Europee, come minimo. E prima di impiccarsi da soli con l'Italicum, meglio valutare con attenzione le prospettive di medio periodo dei Farage, dei Le Pen e di Grillo. Se saranno molto buone, come tutto al momento fa sospettare, delle famose riforme di Renzi resteranno solo le forme. Quelle della ministra Boschi.

 

 

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